2020

Nyamata Memorial Site Lo scorso sabato, la polizia francese ha arrestato Félicien Kabuga, latitante da 23 anni e uno degli ultimi criminali responsabili del genocidio avvenuto in Ruanda 26 anni fa che era ancora in libertà. Nel 1997 il tribunale penale internazionale delle Nazioni Unite per il Ruanda l’aveva accusato di aver finanziato il genocidio di una minoranza etnica. Il suo arresto oggi rappresenta uno dei più importanti effettuati da un tribunale internazionale.

L’84 enne Kabuga era all’epoca dei fatti uno degli uomini più facoltosi del paese e aveva usato la sua ricchezza per finanziare le armi del gruppo paramilitare Interahamwe che tra aprile e luglio del 1994 aveva massacrato un milione di civili innocenti.

Il genocidio ebbe inizio il 6 aprile, e fu messo in atto dall’etnia Hutu, che rappresenta l’85% della popolazione del Ruanda e del Burundi, contro la minoranza dei tutsi che invece costituisce il 14% degli abitanti totali. La causa scatenante del massacro fu l’abbattimento dell’aereo dell’allora presidente hutu Juvenal Habyarimana. La responsabilità dell’atto fu attribuita a un gruppo di ribelli tutsi, che negarono il proprio coinvolgimento. Ogni tentativo di difendersi dalle accuse fu vano: da lì per circa 100 giornate la follia omicida collettiva annientò fisicamente circa 800mila individui dell’etnia tutsi e molti hutu moderati.

A spronare gli assassini con discorsi d’odio l’emittente Radio Mille Colline, finanziata proprio da Kabuga che non a caso era uno dei principali componenti dell’Akazu, una cerchia ristretta di uomini potenti sostenitori della supremazia hutu. Kabuga ha personalmente fornito i fondi anche per un massiccio ordine di machete che infatti era l’arma principale usata per massacrare le vittime.

Nel luglio del 1994, quando il genocidio terminò e il potere fu preso in mano dal tutsi Paul Kagame, Félicien fuggì all’estero e per ben 23 anni visse indisturbato tra Europa e Africa sotto falso nome, favorito da amicizie di persone altolocate. Con una taglia di 5 milioni di dollari sulla sua testa messa dagli USA, Kabuga visse in Svizzera, Congo, Kenya, Belgio, Lussemburgo e Germania.

Pochi giorni fa è stato finalmente catturato in un appartamento nei sobborghi di Parigi, a Asnières-sur-Seine. Ora dovrà rispondere di sette capi d’accusa tra cui genocidio e crimini contro l’umanità.