Grave caso di frode nel canton Vaud, dove il ministero pubblico ha aperto un’inchiesta su un sospetto utilizzo fraudolento dei fondi concessi dalla Confederazione per fronteggiare la crisi Covid-19. Ad essere coinvolti diversi cittadini svizzeri di origine turca che sono stati arrestati nell’ambito di un’ampia indagine che ha inoltre portato alla perquisizione di diversi locali.

Gli individui arrestati sono sospettati di aver ottenuto con l’inganno crediti dalla Confederazione e attualmente sono in detenzione preventiva. La procura sta avviando un’indagine per truffa, appropriazione indebita, amministrazione infedele aggravata, falsità in documenti, riciclaggio di denaro e contravvenzione all’ordinanza concernente la concessione di crediti e fideiussioni solidali in seguito al coronavirus.

La segnalazione di attività sospetta è arrivata dall’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro che sarebbe stato informato da un istituto bancario. I sospettati avrebbero ottenuto e trasferito all’estero un milione di mezzo di franchi di aiuti dalla Confederazione, per mezzo di numerose aziende di piccole e medie dimensioni. Le autorità del canton Vaud hanno già sottolineato che degli importanti provvedimenti sono  stati presi per recuperare i soldi rubati.

La pandemia dunque ha offerto un’occasione allettante per i truffatori ma nell’insieme i comportamenti fraudolenti non sono stati numerosi. Stando a quanto riferisce la Segreteria di stato dell’economia, su 123mila richieste da parte di imprese in gravi difficoltà economiche, soltanto 36 hanno destato sospetti.

Secondo gli ultimi dati disponibili, dei 40 miliardi di franchi messi a disposizione dalla Confederazione, 14.6. miliardi sono stati prestati a diverse imprese. In media il credito richiesto si aggirava attorno ai 110mila franchi mentre somme più ingenti, a partire dai 500mila franchi in su, sono state richieste soltanto in pochi casi.