“Condannati a continuare a stare assieme litigando” (gli stati dell’UE)

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In questi giorni (settimane, mesi) di diffusa follia l’Avvocato rimane imperturbabile e disquisisce coltamente sulla Germania. Risparmia (sin troppo) la Merkel, ma ci stupiremmo se il suo giudizio su Anghela (che sembra sul punto di levare l’ancora) fosse molto positivo.

Ottone il Grande – duca di Sassonia, re di Germania (936), re d’Italia (951) – “rinnovò” l’impero di Carlomagno e il 2 febbraio 962 da papa Giovanni XII fu incoronato Sacro Romano Imperatore.

Francesco I, sconfitto da Napoleone, nel 1806 abbandonò questa dignità antica e suprema, assumendo il titolo di imperatore d’Austria.

Ottone I, in maestà, trionfa sul rivale Berengario II – Wiki commons (foto Andreas Praefke)

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Di questi ultimi tempi si sono accumulate le ragioni di dissidio all’origine delle tensioni tra Germania e UE. Non è problema da poco, la Germania è la nazione più popolosa, più ricca, economicamente di gran lunga più potente in Europa, ma evocandola si suscitano anche non gradevoli ricordi. Un’UE senza Germania è praticamente inconcepibile, ma la sua presenza può essere ingombrante.

Pesante il recente scontro tra la Corte costituzionale germanica e la Corte europea di giustizia che pretende di avere l’ultima parola nei confronti dei tribunali dei singoli Stati. Profonda la divergenza a proposito della solidarietà (in soldoni finanziamenti a fondo perso) che gli Stati del Sud Europa esigono e l’applicazione rigida dei patti, voluta dalla Germania con altri Stati del Nord, che esclude tale possibilità. Da qui il rifiuto dell’emissione di obbligazioni europee e la ricerca di arzigogolate forme di prestito

Molti Stati europei rimproverano alla Germania di approfittare e arricchirsi grazie all’euro, che permette all’industria tedesca di esportare a condizioni di favore. Vi è poi chi non dimentica che i 110 miliardi di finanziamento del primo salvataggio per la Grecia sono in gran parte stati usati per ripagare i pericolanti massicci crediti di banche tedesche. Infine, con l’appoggio alla Nord Stream Pipeline (un gasdotto diretto tra Russia e Germania, evitando Polonia, Stati baltici, Bielorussia e Ucraina, che toglie la possibilità di pressioni politiche su Mosca da parte di questi Stati) Berlino dimostrerebbe di perseguire i propri interessi con il Cremlino dimenticando i riflessi anche strategici per l’UE. Recentissime le riserve di Bruxelles a proposito del finanziamento dello Stato tedesco a seguito della COVID-19 per la Lufthansa, probabilmente in urto con le regole UE.

Un’interessante tesi fa risalire le difficoltà della Germania a convivere con gli altri Stati europei al XVII secolo, che i tedeschi hanno perso assorbiti in feroci guerre di religione che hanno dilaniato, dissanguato ed impoverito il Paese. Il risultato del trentennale conflitto fu la suddivisione in una serie di prevalentemente piccole entità politiche (alcune cattoliche, altre protestanti) di carattere provinciale che hanno mancato l’aggancio con le altre potenze europee che si espandevano nel mondo, vivevano l’illuminismo scozzese e più tardi quello francese. Da qui originerebbe il revanscismo tedesco che ha portato a tre guerre (1870 / 1914 / 1939) con la Francia, le ultime due diventate mondiali.

Venendo ai nostri giorni è risaputo che gli Stati Uniti, finita la guerra, hanno intelligentemente trasformato la Germania da feroce nemico in un utile alleato, il cuscinetto contro il pericolo espansionista russo. Per far ciò bisognava riammettere i tedeschi nel consesso delle nazioni civili, con un primo passo nella CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) e il secondo nella Comunità europea. Strutture viste dagli altri partecipanti, particolarmente dalla Francia, anche quale mezzo per controllare e condizionare la Germania. Più tardi pure l’euro è stato pensato, specie da Mitterrand, per sottrarsi ai condizionamenti di un marco tedesco sempre più dominante e che obbligava gli altri Stati a dissanguarsi o a svalutare.

Abbandonato con Maastricht il saggio principio del Trattato di Roma, in virtù del quale si doveva contribuire alla crescita delle culture degli Stati membri nel rispetto delle loro diversità nazionali e regionali, la posizione della Germania è diventata ancor più equivoca. È nei rapporti europei un colosso industrialmente dominante e poco indebitato, al quale competerebbe, per dimensione e funzione, di imprimere la direzione all’UE di Maastricht, ma è riluttante ad assumere questo ruolo, comprensibilmente ricordando la sua storia ma anche per egoismo. Gli anni passano, Helmut Schmidt è stato soldato, Helmut Kohl adolescente ha perso un fratello in guerra e sofferto la fame, Gerhard Schröder orfano di guerra. Il loro europeismo aveva radici negli intrecci di sofferenze familiari e della Patria. Oggi brillano i tatticismi nei quali la Merkel, nata nel dopoguerra e formatasi culturalmente nella DDR comunista, è insuperabile ma mancano le visioni strategiche, al di là dell’attivismo burocratico e di inconsistenti annunci tonitruanti di vaghe iniziative. Questa discordia, questi fallimenti, questa mancanza di una convincente direzione porteranno allo scioglimento dell’UE? No, ma non certo per l’interessata favola diffusa da Bruxelles che l’UE esce invigorita da ognuna delle numerose crisi. Semmai per il fatto che gli Stati del Sud, forti dell’argomento che con il loro fallimento falliscono pure l’UE e l’euro, obbligheranno, specie tramite la Banca centrale europea (BCE), a continuare una politica di cerotti finanziari sempre più pericolosa. Le 200.000 pagine dei regolamenti UE (acquis communautaire) rendono difficilissimo uscire dall’UE, come lo provano le trattative per la Brexit, e dall’euro l’uscita non è neppure concepibile. Condannati quindi a continuare a stare assieme litigando. In sostanza stiamo tornando alla fragile autorità del debole Sacro romano impero (962 – 1806) con poteri limitati e politiche confuse. E bene hanno fatto già allora i nostri antenati a sempre mantenere le distanze.

Tito Tettamanti

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata