Un viaggio a ritroso nel tempo, per rievocare le origini e i costumi della Costantinopoli tardo antica. 

L’antigermanismo di Bisanzio – Secondo la tradizione romano imperiale il princeps impersonava l’azione militare (di protezione esterna e interna), ma dall’età tardoantica dell’imperatore Onorio e del generale Stilicone, il potere militare prevalse su quello imperiale: si sviluppò così il distacco del princeps dall’esercito, quest’ultimo sempre più germanizzato, a differenza del nome dell’impero, che era preteso esser romano. In Oriente, invece, dal V secolo, si attuò una politica nettamente antigermanica. Costantinopoli reclutò così soldati isaurici (abitanti del monte Tauro nell’Asia Minore meridionale) e proprio Isaurico era l’imperatore Zenone, che seppe liberare la penisola balcanica dagli Ostrogoti di Teoderico, orientandoli, nel 489, verso l’Italia contro Odoacre. Un isaurico era pur sempre barbaro ma più autorevole, nell’ottica comune greca, di un germano.

Per un millennio ancora, a Costantinopoli fu restaurata l’autorità sacra del principe, che alla sua elezione veniva acclamato dal popolo secondo gli usi greci e accompagnato da fastose cerimonie liturgiche.

Leggi e cultura – Costantinopoli aveva un suo senato, la cui presenza non lenì però i contrasti tra l’apparato statale e la potenza signorile, che sfociò nella creazione di nuclei armati per la difesa dei singoli signori privati, chiamati buccellari. I bizantini che potevano accedere agli innumerevoli uffici amministrativi in cui l’Impero si distribuiva, erano solo coloro che prima avevano studiato nella prestigiosa università, fondata da Costantino nel 330, in cui venivano impartiti insegnamenti di grammatica, retorica e diritto, tenuti, sino al VII secolo, in lingua greca e latina. Un’altra scuola prestigiosa era quella di Berìto, in Siria, da cui veniva Triboniano, il ministro e giurista di Giustiniano (527 – 565). E fu proprio Giustiniano a ergersi come difensore del monoteismo, nelle dispute teologiche di quegli anni (che portarono a ben tre concili per relative condanne (Efeso 431, Calcedonia 451, Constantinopoli 553, rispettivamente contro il nestorianesimo, il monofisismo e il diofisismo) e a reinventarsi come difensore unitario dell’impero: nel 533 inviò il generale Belisario contro i Vandali in nord Africa (che nel 439, al comando del re Genserico avevano raggiunto Cartagine e nel 455 saccheggiato Roma), liberando il mediterraneo dalla pirateria, rendendo Costantinopoli padrona del mare grazie alle sue navi da guerra, chiamate dromoni, nel 535 solo due anni dopo l’impresa contro i Vandali, inviò il generale Belisario dalla Sicilia, per scacciare gli Ostrogoti dall’Italia.

Il sogno di Giustiniano – Zenone e Giustiniano furono quindi due imperatori bizantini dai quali dipesero le sorti italiche: il primo scacciò i Goti di Odoacre inviando gli Ostrogoti di Teoderico, il secondo scacciò gli Ostrogoti di Teoderico, inviando il vincente Belisario, contro il guerriero ostrogoto Tòtila. Il pretesto di Giustiniano di inviare truppe bizantine e scacciare gli Ostrogoti dall’Italia gli venne quando la fazione filoromana dei successori del defunto Teoderico, capeggiata dalla di lui figlia Amalasunta (la cui madre era, curiosamente, una sorella del re dei merovingi, Clodoveo), reggente per conto del figlioletto Atalarico, fu sconfitta, con l’uccisione della regina e del principino. Parte integrante della corte ostrogota contro l’avanzata bizantina di Giustiniano, fu il potente ministro Cassodoro Senatore, ministro, a Ravenna, anche durante la crisi che culminò con la condanna a morte del filosofo Severino Boezio e del senatore romano Simmaco. La guerra greco – gotica in Italia finì nel 553, dopo ben 18 anni, per conto del generale bizantino Narsete che arruolò i Longobardi, a quel tempo federati dell’impero (avrebbero invaso l’Italia solo nel 569, a guerra finita), ma di cui non fu soddisfatto per l’irruente sfrenatezza. Giustiniano instaurò un governo bizantino a Ravenna, che esercitava la sua azione diretta sino ai confini con la Gallia. La restaurazione imperiale giustinanea, però, non riprese la tradizionale articolazione fra un occidente e un Oriente equiparati nelle supreme responsabilità politiche, ma si realizzò nella forma di una stretta subordinazione militare e civile delle regioni conquistate all’unica corte imperiale. Il sogno di Giustiniano divenne illusione quando popoli nomadi si rovesciarono entro l’impero dal Danubio e dalla penisola Iberica. L’impero fu abbandonato alle sue forze e dovette ridimensionare le proprie ambizioni.

Chantal Fantuzzi