Il nuovissimo libro di Sergio Roic è stato in “fase di lancio” durante tutta la orribile Pandemia e sta avendo molto successo. Ticinolive non ha voluto mancare all’appuntamento. Da un lungo caffè all’Olimpia (io preferivo i vecchi tavoli, ampi e confortevoli, ai nuovi striminziti) è nata questa intervista. Leggetela… ma non dimenticate di procurarvi il libro!

Un’intervista di Francesco De Maria.

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Francesco De Maria  Perché ha deciso di scrivere un libro “agganciandosi” a un testo (e a un film) famoso?

Sergio Roic  “Solaris” di Stanislaw Lem ci conduce in un universo inedito, è l’idea di un incontro con un’intelligenza sconfinata e ineffabile, un intero oceano, che agisce su di noi ma non si svela. Sono convinto che la storia narrata da Lem offra un finale aperto, aperto a un’altra e ulteriore narrazione decisa ad avventurarsi, per la seconda volta, alla ricerca dei misteri di Solaris. Per me questi misteri sono stati irresistibili.

Mi sembra che il “Solaris 2” vero e proprio – cioè gli accadimenti sul pianeta remoto e inafferrabile –  sia inserito in un contenitore “terrestre” – dico Ticino, Milano, Venezia, Iugoslavia. Mi può schizzare in poche righe la complessa struttura del romanzo?

“Solaris – parte seconda” è un romanzo nato a partire da un altro romanzo. Uno scrittore del qui e oggi, che si muove fra il Ticino e Milano, viene a sapere dell’esistenza di una seconda storia che narra del misterioso pianeta Solaris, quello già descritto nel libro omonimo di Stanislaw Lem. Aiutato da Luisa, lo scrittore parte alla ricerca di questo secondo libro, per accorgersi che toccherà a lui stesso scriverlo. Per poterlo fare, però, dovrà spossessarsi del proprio io. Il suo io terrestre è infatti in qualche modo condiviso da quello del pilota solariano Petar Bogut. Nella parte finale del romanzo lo scrittore, che ha introiettato l’esperienza del pilota solariano, andrà assieme a Luisa alla ricerca di un possibile significato da ascriversi all’azione dell’oceano dalle caratteristiche “divine”.

Addio alla realtà

Il libro non l’ho trovato facile da leggere, la sua “liquidità” mi ha reso la vita difficile. Nel Roic-pensiero (idea mia) la realtà e il sogno sono fin troppo simili, spesso addirittura interscambiabili…

La sua notazione è esatta: trattandosi di un pianeta-oceano immerso in un profondo sonno (questa è la mia ipotesi a proposito di Solaris), le relazioni che si stabiliscono tra il Moloch liquido e le menti umane avvengono necessariamente a livello del sogno. Il tutto – il romanzo, la seconda storia, la nuova descrizione del pianeta Solaris – potrebbe infatti essere solo un sogno dello scrittore terrestre che, addormentatosi nella metropolitana di Milano, immagina di entrare in contatto con quel mondo alieno e lontanissimo, descritto in un libro. Bisogna però dire che, come ci insegna Shakespeare, se “noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, ciò che ci rimane dell’esperienza della vita reale è spesso un sogno, un’immagine, forse un tormento, possibilmente una domanda, giacché noi selezioniamo la nostra memoria proprio mentre sogniamo.

Si potrebbe forse parlare di un genere fantafilosofico?

Sì, certamente. Tutta la fantascienza “colta” è fantafilosofica oltre che fantascientifica. I romanzi di Asimov lo sono, quelli di Simmons pure, e anche quelli di Dick. Stanislaw Lem è uno dei membri eminenti della “squadra fantafilosofica”, quella che è andata a cercare i nuovi volti dell’io umano sull’orizzonte ancora ignoto ma di cui aneliamo la conoscenza dello sconfinato cielo stellato.

Parliamo di alcuni personaggi, che mi hanno colpito. Chi è Gabriele?

Gabriele è un filosofo della scienza, amico dello scrittore terrestre. C’è un vero “Gabriele” che abita qui in Ticino e con cui, come d’altronde fa nel romanzo lo scrittore, ho discusso di Solaris. Se poi si vuole dare un significato spirituale alla storia, se la si vive e pensa dal lato dell’affermazione e della nascita del “divino”, Gabriele potrebbe anche essere l’arcangelo che annuncia la lieta novella, come nella tradizione cristiana.

Petar Bogut

E il pilota Petar Bogut?

Petar Bogut è il pilota di razzi che, piuttosto che volare impara a cadere, quasi fosse un parossistico eroe platonico che, mentre cade dal cielo delle divine forme perfette (l’iperuranio descritto dal filosofo greco), riesce a ricordarne alcune, che sono poi la base della sua conoscenza. È un nuovo Ulisse in viaggio nello spazio: come quello dantesco, vuole a tutti i costi compiere “il folle volo”. Alla fine lo compie e precipita in un’altra dimensione, quella terrestre che, forse, potrà svelargli qualcosa del suo straniante mondo legato a doppio filo a un oceano che pare pure essere un dio.

Il gatto Schrödinger, e qual è il suo ruolo nel romanzo?

Il gatto che scompare e riappare, quello del celebre esperimento quantistico dello scienziato Schroedinger, è un animale devoto e, anche, un indispensabile essere che segnala al pilota Petar Bogut quanta e quale realtà vive qui e ora, nel momento presente.

Le figure femminili?

Se andiamo sullo spirituale, interpretazione che lascio ai lettori ma che faccio pure mia parlando delle “divine” peculiarità di Solaris e della memoria universale e profonda, Maria potrebbe essere davvero la “madre di Dio” che dona la sua intelligenza e memoria all’oceano dormiente, mentre Luisa, che a Maria assomiglia ma che agisce in parte diversamente, è la necessaria guida che conduce per mano Petar Bogut verso la risoluzione (o quanto meno l’enunciazione) del quesito finale.

Oceano

L’Oceano di Solaris, l’oceano-cervello, era fondamentale per Lem… e non lo è meno per Roic. Mi dica che è fatto d’acqua! Che colore ha? Come sono le sue onde?

È fatto di una sostanza collosa che, all’occorrenza, dà conto della creatività dell’oceano espandendosi in strane forme sinusoidi dalla breve vita, i “mimoidi”, i “vertebroidi”. Il suo colore è a volte rossastro, altre azzurro e altre quasi grigio. L’oceano è in stretta relazione con i due soli di Solaris, uno blu, l’altro rosso, che dettano i tempi e i modi della giornata solariana. Ma è anche in grado di oltrepassare le sue coste invadendo la città di Cara e caratterizzando con i suoi doni beffardi l’omonima Costa del Dono.

È buono o maligno? Come manifesta il suo potere sugli abitanti di Solaris? E sugli astronauti?

È buono o è maligno? Ecco la classica domanda a cui è impossibile rispondere. Certamente tiene legati a sé i “mortali”, gli abitanti umanoidi che popolano Solaris, non consentendogli, nonostante una tecnologia sviluppata, di volare nel cielo. Si presenta come colui che carpisce la memoria ai mortali avendolo già fatto per quel che riguarda gli astronauti lemiani. Ma davvero la carpisce? E se la condividesse? E se, alla fine, proprio lui, l’oceano-padrone, consentisse il viaggio incredibile attraverso il punto-omega, il punto di tutte le memorie, che permette al pilota Petar Bogut di raggiungere un altro se stesso su un altro pianeta, la Terra, dopo aver avuto salva, almeno in parte, la memoria?

A proposito, nel Solaris Uno il pianeta aveva abitanti?

Gli “abitanti” di “Solaris” di Stanislaw Lem erano gli astronauti che osservavano il pianeta-oceano dalla loro stazione spaziale sospesa a qualche centinaio di metri sopra la sterminata sostanza acquosa-collosa. È pur vero, anche se “Solaris – parte seconda” non lo dice esplicitamente, che proprio questi astronauti potrebbero essere i progenitori dei “mortali” solariani. Progenitori, chissà, dopo aver avuto un qualche aiuto inesplicabile da parte del pianeta Solaris…

Parliamo dello spazio e del tempo. Quanto è lungo un megametro? Debbo prenderlo alla lettera?

Le parole “megametro” per indicare un lungo metro (un chilometro?), “afono” per descrivere un telefono cellulare non invasivo, ecc., cercano di caratterizzare il pianeta Solaris dal punto di vista dei suoi abitanti mortali. Molte altre parole “terrestri” sembrano essere state cambiate-storpiate su Solaris: il filosofo Platone vi è ricordato come Blatone, Kant come Koent o Kunt, e così via…

E quali sono le unità di tempo nella narrativa di Roic?

Le giornate di Solaris hanno una loro peculiarità pure straniante, perché sono divise in dodici parti ma sono soprattutto scandite dall’influsso che vi esercitano i due soli, quello blu e quello rosso. Quello rosso è particolarmente invasivo e al suo apparire è necessario cercar rifugio, cosa che ha condizionato fortemente la nascita e l’affermarsi della vita sul pianeta. È pur vero che la memoria di questa evoluzione “naturale” non coincide con le memorie individuali dei “mortali”, i cui ricordi sono collegati piuttosto con fenomeni terrestri. Che i “mortali” di Solaris siano “nati” e si siano sparpagliati sul pianeta in un breve lasso di tempo per diretto intervento dell’oceano-dio? I mortali non lo sanno, ma forse lo presagiscono.

Quanto c’è di autobiografico nel libro? Lo scrittore Sergjej Roic dove si trova?

L’autore lo si può ritrovare nelle pagine iniziali allorché gusta un’ottima cena da Gabriele dalle parti di Gordola scambiando con quest’ultimo le prime scaramucce filosofiche. Alcune idee contenute nel romanzo sono mie, altre di Gabriele – che nella realtà è il filosofo ticinese Raffaele Scolari – , altre ancora le ho scovate leggendo Lem e molti altri.

Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni

Tutti i romanzi hanno una fine (magari per continuare da un’altra parte…). Qual è la vera fine di “Solaris parte seconda”? Chi sopravvive? Chi ha vinto? Chi ha perso?

Nella pagina finale Luisa chiede a Petar Bogut: “Ma il tuo dio della memoria saprà anche amarci?”. Quella frase è messa a mo’ di conclusione, ma intanto il pilota solariano si è ritrovato sulla Terra e il minaccioso oceano divino appare lontanissimo. Se diamo invece ancora una volta retta a Shakespeare ammettendo che “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e la nostra piccola vita è circondata da un grande sonno”, beh, allora la storia di Solaris, il romanzo di Lem, questo secondo romanzo non sono altro che riflessioni sul posto dell’uomo nel mondo (e nello spazio) e sul ruolo del divino nell’universo abitato dall’uomo – dio è un immenso “archivio”? è un essere che non può fare a meno dell’esperienza dell’uomo? è un creatore che si esercita? è geloso di noi oppure, da vero Dio dell’amore, ci permette e ci permetterà di avvicinarci a ciò a cui anela ogni essere senziente: se non a quella divina, almeno a una vaga conoscenza di noi stessi e della nostra vicenda futura?

Il libro è pregevole anche per le illustrazioni. Le 36 tavole di Renzo Ferrari sono affascinanti. Come si è innescato il suo rapporto con l’artista? Ferrari, mentre lavorava alle sue immagini, le ha chiesto un consiglio, un approfondimento? Ha avuto dei dubbi?

Il testo del libro è interrelato con i “sogni dipinti” di Renzo Ferrari, infatti il Maestro ticinese ha ripreso concetti e strutture nei suoi quadri (riversati poi nelle immagini che appaiono nel libro e lo commentano dal punto di vista del suo occhio pittorico). Mentre stavo finendo la stesura del romanzo, ho dato a Renzo da leggere il manoscritto. Nel giro di alcune settimane, Ferrari si è presentato con questi magnifici 36 quadri (anche la copertina è sua) che situano il romanzo in uno spazio artistico che non è più mio e che mi fa piacere condividere con l’immaginifico pittore di Cadro.

Ho avuto modo di osservare che la promozione del libro procede alla grande, soprattutto in Italia. Recensioni, interviste, parecchie. È soddisfatto di questo inizio? Quante copie spera di vendere?

Sì, il libro sta andando bene. Sono molto soddisfatto, evidentemente è giunto nelle mani di chi, leggendolo, lo ha poi apprezzato. Non so quante copie potrà tirare un libro simile, che è comunque anche filosofico. Vedremo, ammetto di tenermi strette alcune recensioni, ad esempio quella dell’”Osservatore romano” che paragona la mia interlocuzione con Solaris al “dolce m’è naufragar in quel mare” di Leopardi.

Esclusiva di Ticinolive