L’antico nome di York era Eburacum, stanziamento legionario romano della Legio IX Hispania e della VI Victrix in età imperiale e tardoimperiale. A Eburacum, il 25 luglio del 306 d.C. morì l’Augusto d’Occidente, Costanzo Cloro e il di lui figlio, Costantino, fu acclamato dalle truppe imperatore: quel giovane di trentadue anni divenne così imperatore, ricordato dalla storia col nome di Costantino il Grande.
Celebre per aver riunito sotto di sé l’impero precedentemente suddiviso nella tetrarcihia da Diocleziano, per aver emanato l’Editto del 313 che poneva fine alle persecuzioni dei cristiani, l’Imperatore Costantino è persino venerato santo, nonostante le sue non limpide vicende familiari, sia nella Chiesa di Roma che nella Chiesa Ortodossa.
Nel luogo ove fu acclamato imperatore, di fronte alla bella cattedrale in stile gotico, sorge una sua statua commemorativa: opera dell’artista Philip Jackson, bellissima, opera moderna (1998), certo ma rifulgente della fierezza della romanità. Ebbene, eccola rientrare nel novero delle statue martirizzate dal vandalismo dei Black Lives Matter. Eppure, questa volta, non è nemmeno colpa loro: è il sindaco di York – la democratica Janet Looker – che, in risposta alle loro proteste, ha detto che passerà in rassegna i monumenti della sua città – anche la statua dell’imperatore – per decidere se rimuoverla o meno.
Chiese e Cattedrali britanniche sono allegramente invitate a cercare il dialogo con i protestanti dei BLM per chiedere loro quali statue vadano lasciate e quali tolte, per non essere imbrattate di vernice rossa, come già è successo a Parigi al filosofo Voltaire o, in America, al Presidente Washington. O, in Italia a Indro Montanelli, ma lasciamo perdere.
D’accordo con la decisione revisionistica è l’arcivescovo di Canterbury, massima autorità spirituale della chiesa anglicana, Justin Welby, che pare cavalcare l’onda (o l’orda?) del BLM: “Gesù non era bianco” ha recentemente affermato e, in merito a Costantino “alcune statue andrebbero rimosse. Valuteremo quali tenere”.
Sotto, la statua “da rimuovere”: