PENSIERO DEL GIORNO (dal CdT odierno) “Le difficoltà riscontrate sono complesse e non sempre il partito ha saputo, nel suo insieme, definire una linea di condotta chiara e coerente. Ci sono stati alcuni errori che potevano essere evitati: (1) durante l’elezione del Consiglio di Stato si è preferito lanciare lo slogan banale «Facciamolo» contro il candidato socialista, anziché definire obiettivi elettorali chiari. (2) Nei riguardi della scuola, il partito ha avuto tentennamenti nei confronti del modello inaccettabile de «La scuola che verrà», subendo di conseguenza una sconfitta popolare unitamente al direttore del DECS. (3) Durante la recente elezione federale per il Consiglio degli Stati il partito, al fine di sostenere il suo valido candidato, ha ecceduto di ottimismo e di precipitazione, improvvisando in piena estate un’intesa con il suo tradizionale avversario priva di contenuti, pressoché solo a fini elettorali.”
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Mentre il PLRT si appresta a passare l’estate alla ricerca di un nuovo presidente, il professor Gerardo Rigozzi, membro influente e ascoltato del partito, si esprime – in modo critico ma costruttivo – sul delicato momento vissuto dai Liberali.
Sui tre recenti errori evidenziati da Rigozzi formuliamo un nostro breve commento.
(1) In verità (e detto col senno di poi) l’obiettivo di estromettere Bertoli dal governo è stato mancato alla grande (a suo tempo abbiamo analizzato i numeri). Un sondaggio inaffidabile (e unico!) aveva fatto balenare questa infondata speranza.
(2) Quanto al comportamento del partito sulla Scuola che verrà Gerardo si esibisce in un elegante eufemismo, parlando di “tentennamenti”. Avrebbe fatto meglio a ricordare che l’intero gruppo parlamentare PLR (fatta eccezione per l’on. Andrea Giudici) votò compatto per il progetto del DECS. Certo, Rigozzi stesso, con il professor Zambelloni, aveva parlato forte e chiaro. Inascoltati. Perché?
(3) Su quest’ultimo punto vorrei quasi prendere le difese della dirigenza PLR. È lecito parlare di “errore” se sussisteva una concreta possibilità di vincere. Che forse non c’era. Con Merlini o con un altro candidato. Con l’alleanza pipidina annodata in extremis nel capannone di Melide, o senza. La nostra previsione era la seguente. Vedevamo Merlini destinato a perdere, mentre pensavamo che l’inossidabile Lombardi si sarebbe salvato, magari per il rotto della cuffia. Non l’abbiamo imbroccata neanche questa volta.