E0702 FEUERBACH 9826
Tragedia greca. Medea e gli Argonauti di Anselm Feuerbach (1870) – Wiki commons (Neue Pinakothek München)

“Noi siamo il risultato e gli eredi di questa lunghissima tragedia degna di Eschilo con passioni irrefrenabili, lotte violente e feroci, le soperchierie e viltà della prepotenza, le debolezze del male, che tutte contribuiscono a comporre il maestoso scenario finale. Abbiamo questa storia nel nostro DNA, non la possiamo parzialmente rifiutare e dobbiamo essere complessivamente grati per quanto ricevuto. Monumenti e vestigia non sono luoghi di culto, sono testimonianze di un passato che è il nostro, che non possiamo rifiutare per aspetti che non ci piacciono. Ci invitano a riflettere anche criticamente. Abbattendoli ci impoveriremmo perché al posto di questi pezzi di storia ci resterebbero vuoti di memoria.”

Tito Tettamanti

(dal CdT odierno)

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In questi tempi di dramma, di fastidio e di follia – scriviamo “follia” ma il termine suona quasi troppo nobile, “cretinismo” sarebbe più calzante – la parola di Tettamanti non nega il Male – viltà, tradimento, oppressione, sterminio – che ha costellato e imbrattato l’infinita storia dell’uomo. Ma lo fa con ammirevole realismo senza trasformarsi in un cinico.

“Comporre il maestoso scenario finale”… …  “Maestoso” qui suona bizzarro, e invece è geniale. Una maestosità assolutamente impura, intessuta di delitto, di menzogna e di abuso. 

Di questo soltanto? No, l’uomo è anche grande e, talvolta, buono.