Il dolore per le 43 vite spezzate nella tragedia del Ponte Morandi è ancora troppo forte, ma il nuovo Ponte San Giorgio rappresenta la Genova che risorge. Al fine della sobria cerimonia tra le nubi si è aperto uno sprazzo, nel quale è filtrato l’arcobaleno, simbolo di rinascita. 

Il tricolore ondeggia, ventoso e spumante, nel fumo delle frecce militari acrobatiche, sui cieli di Genova. Non il sole risplende, quel pomeriggio del 3 agosto, ma soffia un vento forte, sprazzi di nubi bigie in un cielo grigio ed immenso. La pattuglia acrobatica ondeggia più volte, saetta, nella ceraunica immagine fluttuante di estrema bellezza, sul ricordo della catastrofe: infine, delinea nei cieli di Genova, la bandiera crociata di San Giorgio, patrono della città.

Sembra quasi che le anime delle vittime urlino il loro dolore o compartecipino all’Italia che si rialza: chi sa dir dove siano, ora, quelle quarantatré vite spezzate sotto il crollo del Ponte Morandi, il 14 agosto di due anni prima. Conosciuto anche come Viadotto Polcevera, per la vallata che attraversava, il Ponte, inaugurato il 4 settembre 1967 con un’altezza di 90 metri, era il simbolo del Novecento. Un nome scompare, trascinato nella tragedia, un nuovo nome sorge, come una palingenesi. Al termine della cerimonia, piovosa e sobria, uno squarcio si è aperto nel cielo, in esso è filtrato, pallido e delineato, un tenue, splendido arcobaleno.

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È il Ponte Genova-San Giorgio, alto 45 metri, inaugurato ieri, 3 agosto 2020, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della seconda carica dello stato, Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, del Premier Giuseppe Conte, del Presidente della Camera Roberto Fico e del Presidente della Regione Giovanni Toti, nonché del sindaco Marco Bucci, progettato da Renzo Piano e costruito dalla Webuild e da Fincantieri, scavalca il torrente Polcevera e i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, apre l’Autostrada A10 e la strada europea E80. Lungo 1067 metri e costituito da 19 campate, sorrette da 18 pile in cemento armato, costantemente monitorato da quattro robot, è stato costruito in un anno, senza che i lavori fossero interrotti dalla Pandemia: giorno e notte, per costruire il ponte del nuovo secolo.

Una cerimonia sobria e sentita, quella di ieri, nella quale sono stati letti ad uno ad uno i nomi delle vittime perite sotto il crollo del Ponte: nessuno, tra i parenti delle vittime, si è sentito di partecipare in presenza alla cerimonia, tranne il fratello e la madre di Juan Carlos Trujillo, morto nella tragedia a 27 anni: madre e fratello della vittima hanno dato la mano al Presidente.

Mattarella aveva incontrato una delegazione delle famiglie delle vittime poco prima dell’inaugurazione, in Prefettura. Tra le richieste anche quella di creare uno status di riconoscimento per le famiglie delle vittime, nonché di aumentare lo stipendio ai pompieri e vigili del fuoco.

Genova la Superba, rinasce, nel nome del suo protettore San Giorgio, che le ha dato lo stemma crociato bianco e rosso, perché anche se il patrono di Genova è San Giovanni Battista, protettore delle navi nelle tempeste, San Giorgio apparve ai crociati genovesi durante la presa di Antiochia nel 1098: nella liberazione della città, prima in mano mussulmana, che fu liberata ad opera dei crociati, l’intervento dei genovesi sotto le insegne di San Giorgio fu fondamentale: in seguito alla vittoriosa crociata, anche le spoglie di San Giovanni sarebbero state portate in Europa.