Disdire la vetusta Convenzione del 1974 sulla fiscalità dei frontalieri è possibile: lo conferma la perizia commissionata all’Università di Lucerna dal governo ticinese.
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Volendo muovere una critica al presente testo si potrebbe dire questo. La convenzione non verrà disdetta, Quadri lo sa bene e lo sanno i leghisti. Dunque la cosa assume più che altro un aspetto declamatorio (e ripetitivo).
“Avanti” con la disdetta! È un bel dire. È sicuro che si sia incominciato?
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Adesso ci aspettiamo che il Consiglio federale proceda subito con la disdetta della Convenzione citata. Una disdetta che la Lega dei Ticinesi chiede da anni (anche con vari atti parlamentari a Berna del sottoscritto). Ma il Consiglio federale, timoroso e succube nei rapporti con i Paesi vicini, si è sempre rifiutato. Il prezzo esorbitante di questa colpevole inerzia lo ha pagato il Ticino. Il quale – anche per volontà delle maggioranze in Consiglio di Stato – ha continuato imperterrito a versare i ristorni all’Italia, ormai lievitati a quasi 90 milioni di Fr annui.
E’ da almeno un decennio che si sa che la Convenzione del 1974 è superata dagli eventi. I presupposti su cui si fondava, primo fra tutti l’accettazione da parte italiana del segreto bancario svizzero, non sono più dati. E nel 1974 la libera circolazione delle persone era di là da venire. Nel frattempo è ormai evidente che il nuovo (sempre meno nuovo) accordo sulla fiscalità dei frontalieri, parafato nel lontano 2015, non vedrà mai la luce: il Belpaese non lo vuole. Né tale accordo, pur costituendo ovviamente un miglioramento rispetto alla situazione attuale, può (poteva) considerarsi granché soddisfacente in un’ottica ticinese.
Quindi, avanti con la disdetta della Convenzione del 1974! Così non ci saranno più ristorni da versare: questi soldi ci servono in Ticino, per le necessità dei ticinesi (a maggior ragione con la crisi economica da coronavirus in arrivo). E così la pressione fiscale sui frontalieri aumenterà. Il che contribuirà alla lotta al dumping salariale generato dall’invasione di permessi G. Invasione per cui, come noto, possiamo ringraziare la devastante libera circolazione delle persone voluta dalle maggioranze politiche.
Davanti alla perizia dell’Università di Lucerna, il CF non ha più scuse per non denunciare finalmente la Convenzione del 1974. Del resto si ricorda che il Lussemburgo, Stato membro UE, non paga ristorni né a Francia né a Germania per i frontalieri attivi sul proprio territorio. E dunque non si vede perché li dovrebbe versare la Svizzera, che dell’Unione europea fortunatamente non fa parte.
Lorenzo Quadri, consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi