Il turismo cambia tempi e passo (titolo originale)
La pandemia ha messo a nudo la fragilità della politica del turismo che in Italia, nel 2020, registrerà, secondo stime attendibili, la perdita di 140.000 posti di lavoro: mancano gli stranieri (americani, russi, cinesi, brasiliani per citare) che nella Grande Crisi del 2008 hanno parzialmente bilanciato le assenze degli italiani. A soffrirne soprattutto le città d’arte, ma pure le classiche mete delle vacanze, mare, montagna, laghi: in cifre, quasi 300 milioni di presenze giornaliere in meno (433 milioni nel 2019) con un calo di fatturato del solo settore ricettivo di oltre 16 miliardi di euro, benché ci siano incoraggianti e diffusi segnali di ripresa.
L’estate di Covid-19 si caratterizza inoltre per l’assenza di gruppi organizzati; per la riduzione del periodo di ferie (molti sono stati costretti a farle durante il lockdown); per le ridotte disponibilità economiche; per il timore di nuovi focolai di epidemia.
Altro fatto nuovo rispetto alle consuetudini degli scorsi anni la ‘vacanza di prossimità’ e ‘sicura’: luoghi raggiungibili in poche ore di auto o treno, e dove la pandemia ha colpito meno.
Il mare rimane al primo posto nell’immaginario turistico tricolore, abbinato a percorsi enogastronomici. Una indagine di Cna Turismo indica la Puglia prima regione prescelta, seguita da Toscana, Lazio e Campania. Ovviamente ottengono buoni piazzamenti le regioni tradizionalmente ai primi posti nel turismo balneare – Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Friuli-Venezia Giulia – pur se notevolmente ridimensionate. In particolare in Liguria la pandemia si è inserita in un trend negativo di presenze che dura da tre anni; nel Veneto per la prima volta da trent’anni i turisti italiani hanno superato quelli stranieri.
La “perla” di colline e montagne resta il Trentino-Alto Adige ma anche Lombardia, Piemonte e soprattutto Val d’Aosta si stanno assicurando un discreto numero di turisti.
Milano e l’area metropolitana nel 2020 perderanno almeno 6 milioni di turisti rispetto al 2019 quando erano stati registrati 10,8 milioni di arrivi. Per l’autunno 2020, grazie alla riapertura delle frontiere intercontinentali e all’avvio del turismo business e degli eventi in fiera, ci potrà essere una ripresa del turismo internazionale.
Achille Colombo Clerici