In questa strana estate italiana, anomala quanto basta, un’attenzione particolare merita l’allestimento delle mostre. In particolare si segnalano quelle in svolgimento a Milano, presso il Teatro degli Arcimboldi e visitabili sino al 13 Dicembre 2020.
La prima è direttamente sul palcoscenico del teatro, dedicata a Claude Monet dal titolo “Claude Monet-The Immersive Experience” ed ha girato giù parte dell’Europa: divisa in piu’ sezioni, permette piano piano di sviluppare conoscenza e curiosità per questo pittore in modo emozionale. Una mostra immersiva dove la vera protagonista è la casa del pittore, che a tratti diventa scrigno reale e rifugio virtuale della sua arte ; la seconda è “Unknown- Street Art Exhibition”, nel foyer del teatro, che con l’inesorabile domanda nella bacheca finale, pone l’attenzione sui piu’ importanti writers del momento in modo nuovo. Solo per citarne alcuni oltre a Banksy, Blu, 3D. Inoltre, anche la Svizzera è presente con Serena Maisto (Imago Art Gallery) nata a Mendrisio che vive e lavora a Lugano. Tutti alle prese con l’affascinante arte di commentare l’attualita’ tra soggetti, alcuni fatti proprio di tesi ed antitesi, mascherine, contagi, protezioni e speranze attraverso il superamento degli stereotipi nel mondo dell’arte di strada.
La vita di un teatro, e non di un teatro milanese qualsiasi ma del teatro Arcimboldi, che è non solo grande ma anche in una zona universitaria e votata all’innovazione, dopo la pausa per la pandemia, riprende vita con il desiderio profondo, di essere “abitato”.
Quindi descrivendo da un lato, proprio negli spazi del suo palcoscenico, una casa , quella di Monet ma con la possibilità di immergersi nei suoi dipinti. E dopo mesi in casa propria, questa occasione pare quasi rassicurante.
Inoltre come recita il comunicato stampa “Claude Monet – The Immersive Experience” è prodotta dall’azienda belga Exhibition Hub e dall’azienda torinese Dimensione Eventi ed è presentata a Milano da Next Exhibition, in collaborazione con Show Bees. Mario Iacampo, Presidente di Exhibition Hub, ha dichiarato: “Siamo molto contenti di portare la nostra experience a Milano, la capitale fashion d’Italia. Chi meglio del re dei colori, Claude Monet, per farlo?! Sono molte ormai le installazioni definite come mostre multimediali, ma tengo a sottolineare che il pubblico dell’Arcimboldi vedrà il livello visual massimo che la tecnologia odierna può offrire in questo campo. E per la prima volta in un teatro! Siamo certi che sarà un viaggio entusiasmante per la sua originalità, capace di stupire ed emozionare un pubblico eterogeneo, da appassionati d’arte a giovani studenti”. Martina Palvetti, responsabile di Next Exhibition: “La scelta di questa location non è stata casuale. Abbiamo puntato ad un’eccellenza per l’eccellenza, con il desiderio di far avvicinare il pubblico all’arte in tutte le sue forme. Venire a vedere Monet – The Immersive Experience sarà occasione per ammirare la pittura da una prospettiva differente, così come il teatro come vero e proprio contenitore di cultura a 360 gradi”.
La seconda mostra invece, in un allestimento scarno ed essenziale ma che trae dalla luce del bellissimo foyer del teatro (e la musica scelta di sottofondo) la sua energia, descrive la street art contemporanea per quello che è: l’arte dell’emergenza partendo dal lavoro di Banksy. Esattamente come durante il lockdown e l’esplosione della pandemia vissuti, le opere di street art proposte dai protagonisti scelti, descrivono quel sentimento umano in cui , soltanto dopo, si capisce la gravità della situazione e che poi è il motivo alla base per cui la street art, spesso anonima (come ben messo in risalto dal titolo), è come se ponesse alternativamente l’affermazione e la domanda “non è finita”. Non è finita per l’uomo, per gli animali, per il mondo. Interessante la sezione sugli animali cari a Bansky che aprono anche la mostra: i topi e gli scimpanzé, da“Flying Ghetto Rat” a “Laugh Now”. Scimpanze come prototipi dell’essere umano, che ha ben poco da ridere ed i topi che, come spiega il comunicato stampa ” sono senza dubbio i soggetti che più caratterizzano i lavori di Banksy, costituendone un vero e proprio emblema. L’animale, dotato di un formidabile spirito di adattamento e di socialità, si oppone su vari fronti alla specie umana, che è invece fragile e individualista. L’unica assimilazione possibile è con gli street artist, che ugualmente si muovono in canali, tunnel e luoghi reconditi: per questo i topi di Banksy sono spesso graffittari, che comunicano messaggi di amore e pace”.
Si conclude volendo proprio citare il lavoro della svizzera Serena Maisto, nota per il suo progetto su Basquiat che l’ha portata nel 2017 alla Galleria Cortesi a Londra e che viene qui proposto insieme ad un suo lavoro sul plexiglass, che ha spesso usato per la propria arte tra colore, linee e forme che partono dal caos per tornare ordine, che diventano a volte casualita’ a volte incastro,nuova opportunita’ , destino. Spazio che si dilata, diventa preciso, unico. Conoscibile. Noto.
Uno spazio da abitare, anche quando è trasparente ed in controluce e da vivere con le proprie impressioni, sempre. Ecco quindi, il messaggio unico che proviene da queste due belle mostre nella vicina Milano in Italia, sicuramente da vedere, anche per la vicinanza geografica.
Un messaggio unico come quello che è possibile lasciare sulla bacheca alla fine del percorso della seconda mostra e che pare la risposta di senso a tutto quello che è successo durante questi mesi di lockdown, oltre il lockdown, rispondendo alla provocazione sulla lavagna: ” Before I die….i want to…”chissà con un bel “…Salvare… il Mondo!”.
Cristina T. Chiochia