Sull’iniziativa popolare che vorrebbe attenuare (e non già annullare, come falsamente dicono taluni!) la libera circolazione fra l’UE e la Svizzera, ne sono state dette un po’ di tutti i colori. Comprese teorie che grondano sicumera ad ogni piè sospinto. Tra queste, spiccano quelle che danno per scontato che se cadesse anche un solo elemento, cadrebbero automaticamente tutti gli altri del cosiddetto «pacchetto 1» (tra cui – non lo dimentichi chi su questo «pacchetto» piange calde lacrime – il famigerato accordo sul traffico).

Chi sostiene questa tesi dimentica però (o finge di dimenticare) che il diritto non è una scienza esatta e che quasi ad ogni tesi ne può essere contrapposta almeno un’altra.

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È così anche per la famosa «clausola ghigliottina». Le interpretazioni possibili al riguardo sono due. Una è quella citata, ripetuta un po’ da tutti fino alla noia. L’altra osserva invece che l’accordo non è con la Commissione di Bruxelles (organismo che giuridicamente neppure esiste) bensì con ogni singolo Stato, per cui l’eventuale decadenza dovrebbe ancora essere confermata o no da ogni singolo Parlamento nazionale.

In quest’ottica, nulla vieta di pensare che basterebbe, alla Svizzera, trovare anche un solo alleato fra tutti i 27 dell’UE per mandare all’aria ogni tentativo di sabotare la sua eventuale volontà di sottrarsi al peso della libera circolazione.

Franco Celio, Ambrì

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C’è una cosa che Celio non dice, e allora la diciamo noi. I paladini del No (economiesuisse, la sinistra rossoverde, eccetera) hanno un sacro terrore di eventuali rappresaglie dell’Unione europea.

Siamo noi in grado di escludere che ci saranno? Naturalmente no. E allora? Dovranno essere affrontate, con lucidità, astuzia e coraggio.

NB. A livello federale la previsione punta sempre verso il No. Ma il voto cantonale (per ragioni assolutamente ovvie) sarà fondamentale.