Italia, elezioni. Al Referendum il Sì al taglio dei Parlamentari ha sfiorato il 70%: un risultato storico, anche perché voluto un po’ da tutti i grossi partiti: più o meno convintamente, hanno votato Sì il segretario del Partito Democratico Zingaretti, il leader della Lega Salvini e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
Cavallo di battaglia dei Cinque Stelle, il Referendum prevedeva l’attuazione del taglio dei parlamentari, che entrerà in vigore dalla prossima legislatura.
In seguito alle prossime elezioni nazionali, infatti, i parlamentari eletti saranno meno. Il numero dei deputati scende da 630 a 400, quello dei senatori da 315 a 200. In totale, il risparmio è da 945 parlamentari a 600: ne viene tagliato poco più di un terzo.
Anche per i parlamentari eletti all’estero scende il numero: dalla Camera si passa da 12 a 8, al Senato da 6 a 4. A Palazzo Madama saranno eletti massimo tre senatori per Regione (prima era massimo 7), con l’eccezione del Molise che ne elegge 2 e della Val d’Aosta che ne elegge 1.
Essendo in media lo stipendio dei parlamentari italiani di circa 15 mila euro (lordi, ma senza contare i rimborsi spese, nonché gli extra per gli incarichi più alti), se l’Italia prima spendeva 170.100.000 euro annui, ora ne spenderà 108.000.000: il risparmio, per l’Italia sarà di 62 100 000 euro. Non male, per un Paese in cui gli sprechi sono all’ordine del giorno.
Gli attuali senatori e deputati hanno, però, la poltrona ben salva: il taglio entrerà, in vigore, solo dalla prossima legislatura. Per ora, quindi, tutti e 945 tranquilli.
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