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Come noto il Giappone soffre dell’età mediana più alta al mondo. Avrebbe bisogno di più nascite per compensare la ormai visibile decrescita della popolazione.

I dati lo evidenziano. Fra tutti i paesi industriali emerge come quello con una popolazione più anziana e longeva.

Un quarto della popolazione ha più di 65 anni. Tenendo conto che in Giappone vivono 126 milioni di persone, vuol dire che più di 30 milioni sono già in pensione. A fronte della longevità, ben 68000 abitanti hanno superato la soglia dei 100 anni… il governo al compimento del fatidico anno regalava una coppa d’argento. Negli ultimi anni si è diminuito il contenuto del metallo prezioso.

Purtroppo il tasso di natalità è sceso all’1,36 figli per famiglia e continua a decrescere. Sappiamo che ciò ha conseguenze importanti sulla vita sociale ed economica della popolazione. Per mantenere lo status quo l’Ocse identifica nel parametro 2 figli per famiglia il minimo per evitare la decrescita della popolazione. Sic rebus stantibus si presuppone che, se nulla cambierà in merito a come fare più figli o consentire l’immigrazione, nel 2040 i figli del Sol Levante scenderanno a 107 milioni e per il 2050 a 97 milioni. Poiché l’assistenza sociale (pensioni, medicare, etc) sono finanziati da quelli che lavorano e che il rapporto è 4 a 1, ossia 4 che lavorano ed 1 in pensione, quando il rapporto scenderà a 3 a 1 o peggio 2 a 1 salterà tutto il meccanismo.

Le conseguenze si sentiranno nelle imprese dove verrà a mancare la manodopera che la robotica, pure molto sviluppata, non potrà compensare.

Che fare? Come stimolare più nascite ed aprire all’immigrazione? (per lavorare: quella non utilizzabile alla fine non sarà ammessa. È un tabù in Giappone).

Le nascite: ha fatto scalpore la notizia che il governo concederà un bonus di CHF 5’200 ai nuovi sposi. Con molti caveat: età inferiore ai 40 anni, un reddito non superiore ad un certo limite. Non tutte le province e città sono per ora d’accordo sul procedimento. Non sarà facile per più motivi ottenere risultati. Le indagini di opinione indicano che il 29% degli uomini non intende sposarsi prima dei 50 anni ed il 19% per le donne, le quali nella maggiori città sono riluttanti a sposarsi per diventare “le cameriere dei mariti”. Molti uomini non cambiano approccio nel loro stile di vita ancestrale.

Le donne hanno studiato, hanno un lavoro indipendente: perché cambiare in peggio? Poi c’è il problema dell’educazione dei figli. La scuola è un impegno economico notevole in una società dove l’analfabetismo è pari a zero e dove dà così enfasi allo studio: meglio rinunciare ai figli e godersi un po’ di più la vita.

Insomma un grosso problema che rende il bonus un puro palliativo. Se non è possibile far aumentare le nascite che si può fare con l’immigrazione?

Non molto, perché è un problema complesso. È chiaro che in un paese che ha 44 mila franchi di reddito pro capite, milioni vorrebbero immigrare in Giappone per lavorare e fare risparmi, ma la radicata cultura insulare giapponese non è di fondo positiva.

Si dice che “cinesi si diventa, giapponesi si nasce”. Dopo aver vissuto 2700 anni sulle loro isole gettate sul Pacifico in perfetto isolamento, hanno sviluppato una loro cultura molto particolare, ovvero “La cultura del riso” alla quale si sono poi sovrapposte le forti influenze cinesi politiche e religiose.

Ne è scaturita una cultura singolare, difficile, a cominciare da una lingua ideogrammatica che rappresenta per noi occidentali una barriera. Ho letto uno scritto sul Corriere della Sera di Luca Angelini che cita uno studio di Figaro molto critico sui giapponesi e sul tema dell’immigrazione.

Parla di pregiudizi, ipocrisie e discriminazioni nei confronti degli stranieri, ivi inclusi quelli che arrivano in Giappone che definisce “di moderna schiavitù”. Il tutto su un tema che io conosco, credo, piuttosto bene avendo vissuto a Tokyo per circa 30 anni.

Se non si conosce la cultura del paese, come ho detto, cementata da secoli di solitudine, i rilievi di Figaro possono essere comprensibili, ma se si approfondisce ci si può rendere conto che le cose sono diverse. Mi ricordo quello che si dice talvolta della Svizzera: paese chiuso agli stranieri. Poi risulta che più del 30% degli svizzeri sono nel tempo naturalizzati…

Il Giappone ed i giapponesi vanno capiti vivendoci e studiandoli. È un paese “gruppista” dove l’individuo è sfumato, quasi impercettibile e dove conta di più la forma che la sostanza. Dove si capisce dalle nuances piuttosto che da quello che si dice. Dove si giudica sulla base della “vergogna” e non del “peccato”.

Va da sé che immigrare ed integrarsi è difficile per ambo le parti, indigeni ed immigrati. La realtà comunque è che non sarà facile per il paese risolvere questo gravissimo problema di nascite insufficiente e decrescita della popolazione.

Il “bonus matrimonio” è più un mezzo per segnalare un problema che la soluzione…

Vittorio Volpi