Venerdì 25 settembre un uomo e una donna sono stati attaccati e accoltellati a Parigi, di fronte alla vecchia sede del giornale Charlie Hebdo, protagonista di un feroce attacco terroristico qualche anno fa. Il principale autore dell’attacco è un giovane pachistano di 18 anni ma avrebbe avuto anche un complice. Insieme hanno colpito con una mannaia i due che stavano fumando una sigaretta in pausa, entrambi sono dipendenti della società di produzione televisiva Premières Lignes. Pur essendo in condizioni gravi sembrerebbe che i due feriti non siano in pericolo di vita.

Il 18enne responsabile dell’attacco è stato fermato a circa 500 metri di distanza dal luogo dell’aggressione, davanti alla scalinata dell’Opera Bastille, con i vestiti e il volto insanguinato. Non ha opposto alcuna resistenza.  Pur essendo noto alla polizia per piccoli reati non era mai stato sospettato di radicalismo islamico. Assieme a lui è stato fermato anche il complice, un 33enne dell’Algeria. In stato di fermo anche 3 conviventi del giovane, anche loro di origine pachistana.

L’attentatori ha riconosciuto e confessato il suo reato. Stando a quanto riferiscono i giornali è consapevole della dimensione politica della sua azione e che lo ha fatto in quanto “non sopportava le caricature del profeta Maometto”.

Molte sono state le reazioni all’accaduto. Il ministro dell’Interno Gerald Darmanin ha dichiarato: “Si tratta, chiaramente, di un atto di terrorismo islamista. E’ un nuovo sanguinoso attacco contro il nostro Paese, contro dei giornalisti”.  Il premier francese Jean Castex invece ha sottolineato la sua volontà “di lottare con tutti i mezzi contro il terrorismo”. Ha poi aggiunto: “Numerosi attentati sono sventati regolarmente. Non scopriamo ora la minaccia. Ma quando, nonostante tutto, questi episodi si verificano, la risposta è immediata. È un messaggio molto forte. I nemici della Repubblica non vinceranno”.

Eppure il clima che si respira ultimamente nella capitale francese è di paura. Negli scorsi giorni diversi organi di informazione francesi hanno pubblicato una lettera aperta in cui chiedevano di mobilitarsi a favore della libertà di espressione e di Charlie Hebdo. Alla lettera sono seguite diverse minacce, tali da costringere la direttrice delle risorse umane Marika Bret a trasferirsi altrove e lasciare la sua casa, probabilmente per sempre.

Il direttore di Charlie Hebdo, Riss, ha così commentato i recenti eventi: “A seguito della ripubblicazione delle vignette su Maometto il 2 settembre 2020, Charlie Hebdo è nuovamente minacciato da organizzazioni terroristiche. Minacce che costituiscono una vera provocazione nel mezzo del processo per gli attentati del gennaio 2015. Minacce che vanno ben oltre Charlie, poiché prendono di mira anche tutti i media e persino il presidente della Repubblica”.