Gerhard Pfister, studi di filosofia e germanistica, uno dei pochi intellettuali prestati alla politica.

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Ereditata la presidenza di un partito in cattivo stato di salute ed in perdita di consensi, ha capito la necessità di cambiar strada. In un primo momento ha pensato di voler fare del “CVP” (partito popolare cristiano) una CSU bavarese. Si è accorto che l’iter era irrealizzabile, la CSU essendo intelligentemente conservatrice in un’area dalle tradizioni profondamente cattoliche.

L’esame della profonda crisi dei partiti in Europa gli ha fatto capire la necessità di un salto rivoluzionario.

La social-democrazia ed i democristiani, i due partiti ai quali va il merito della ricostruzione della democrazia in Europa al termine delle guerre e del periodo delle dittature, sono in taluni Paesi scomparsi dalla scena o hanno perso le loro posizioni dominanti.

L’origine del crollo? Sicuramente le derive oligarchiche della democrazia rappresentativa, l’abbandono di valori a favore di atteggiamenti opportunistici, quell’orientamento già criticato dal politologo Claus Offe, dei partiti acchiappa tutto, supermercati dell’offerta politica e infine la diffusa corruzione (non parlo della Svizzera).

Nel contempo la società è profondamente cambiata. Si è frammentata in modo preoccupante, agli interessi, se non generali perlomeno di strati importanti della società, si sono sostituite le richieste – talvolta urlate – da settori anche molto minoritari. Gli elettori di oggi non vogliono, non sono più interessati a progetti o programmi a largo respiro, chiedono soluzioni immediate a singoli problemi anche di importanza secondaria.

Inutili i grandi discorsi, bisogna presentare soluzioni puntuali, comprensibili e semplici (purtroppo talvolta semplicistiche) sui singoli problemi, ottenendo adesioni alternanti. Il successo attuale dei movimenti verdi è dovuto al cavalcare un mono tema di grande importanza e attualità. Superano la social-democrazia anche se l’impianto programmatico di quest’ultima è molto più articolato e completo per le esigenze della società.

Il movimento politico del futuro dovrà essere molto flessibile, capace di anticipare i volubili umori di una società disunita e disorientata, dovrà avere per imporsi le qualità di un’agenzia di pubbliche relazioni, assistita da un think-tank per non sacrificare completamente la competenza, con la capacità camaleontica di presentarsi in modo diverso e alternato sui singoli problemi in discussione, nella speranza di evitare le derive. Questo non è opportunismo, ma un giudizio realistico sulla situazione.

Non basta come fa la signora Petra Gössi, presidente dei Liberali, che conoscono un’erosione simile, trasformarsi in sondaggista. Per qualsiasi problema ricorre al voto della base. Ciò toglie responsabilità alla direzione del partito, ma ne sminuisce l’autorevolezza.

Molto meglio l’originale soluzione Pfister. L’unione con il PBD e il voto dei non cattolici non sono la vera ragione ma pretesti. In realtà si vogliono mettere le premesse per una politica libera da ogni impiccio programmatico per poter far fronte senza pregiudizi ai singoli problemi del momento, in una società variabile e ondeggiante.

È anche un modo per distaccarsi da un establishment che è fallito e di opporsi con efficacia a movimenti sorti recentemente in Europa, tanto di successo quanto con gravi lacune di competenza. Auguri al partito “Die Mitte”, un nome anodino, “ni gauche ni droite” come il movimento di Macron, per avere un’organizzazione politica liberata dai lacci e dagli errori del passato, capace di ottenere adesione su singoli temi, in un impegno gestionale. Sicuramente il Presidente Pfister contesterà queste considerazioni, ciò che è comprensibile, perché le migliori tattiche sono quelle che si basano sulla sorpresa.

Tito Tettamanti

Questo articolo è apparso oggi, in tedesco, su tutte le testate di CHmedia