La pandemia dimenticata, ovvero la “Spagnola” che tra il 1918 e il 1920 uccise più di 100 milioni di persone nel mondo, se si guarda alle cronache dell’epoca, presenta tante analogie con quanto stiamo vivendo ora. Ecco qua:

Auckland, Nuova Zelanda – Qui giacciono 1128 vittime della Spagnola – Foto Wiki commons (russellstreet) –  https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/deed.en

In un primo momento i sintomi del morbo erano gli stessi di una comune influenza: mal di gola, mal di testa, febbre. Ma in molti casi si presentavano poi complicazioni come polmoniti batteriche in forma acuta, i malati sviluppavano in fretta difficoltà respiratorie e insorgevano dolori in gran parte del corpo.

Seguivano sonnolenza e torpore, con febbre altissima, polso debole, lingua bianca, cefalea. Circa la metà delle morti si verificarono nel gruppo di età compreso tra i venti e i quarant’anni.

Il morbo si propagò in breve tempo come un uragano e le contromisure mediche di prevenzione e cura si rivelarono perlopiù fantasiose, oltre che vane: gargarismi con chinino, camere di nebulizzazione dove fino a venti persone alla volta inalavano formalina o solfato di zinco. Fu, in generale, un brutto momento per la scienza, che non riuscì a trovare alcun rimedio e si accorse di non possedere alcuno strumento per identificare e neutralizzare l’agente invisibile del morbo.

Complessivamente, l’influenza spagnola uccise circa cento milioni di persone, un numero di vittime superiore alla somma di entrambe le guerre mondiali.

Oggi sappiamo che il virus responsabile della pandemia era di origine aviaria, proprio come quello che stiamo sperimentando oggi. Gli scienziati sono riusciti a comprenderne le origini ma non a determinare perché ebbe conseguenze così letali. Ecco dimostrato che il progresso è qualcosa di opinabile…

Aldo-Alfonso Ferrini

fonte: Wikipedia