Più di 30 giovani, compresi adolescenti, sono stati uccisi da un attentatore suicida che si è fatto saltare in aria fuori da un centro educativo a ovest della capitale afghana Kabul, in un quartiere a prevalenza sciita. L’attentato è stato rivendicato dallo Stato islamico estremista, e non dai talebani che invece lo rinnegano. L’aggressore stava cercando di entrare nel centro quando è stato fermato dalle guardie di sicurezza. Lo Stato islamico ha lanciato diversi attacchi su larga scala in Afghanistan contro le minoranze sciite, sikh e indù, considerate infedeli. Un simile attacco era stato rivendicato nell’agosto del 2018, quando rimasero uccisi 34 studenti.
Il governo afghano ha avviato a settembre (19 anni dopo gli attacchi dell’11 settembre) i colloqui di pace a Doha, in Qatar, con la delegazione talebana guidata dal vice leader del gruppo, il mullah Abdul Ghani Baradar e dallo studioso religioso Mawlawi Abdul Hakim Haqqani, per raggiungere un accordo di condivisione del potere e porre fine alla lunga guerra civile iniziata nel 1979. I negoziati sono stati concordati come parte di un accordo di ritiro delle truppe statunitensi dopo quasi due decenni. Intesa che gli americani hanno firmato a febbraio con i talebani. Per molti anni infatti l’Afghanistan ha sofferto per gli attacchi dei talebani anziché per quelli dell’ISIS e i colloqui di Doha dovrebbero aiutare a mettere fine almeno a questo conflitto.
Ma nelle ultime settimane, combattenti talebani hanno organizzato attacchi a terra e bombardamenti in 24 delle 34 provincie dell’Afghanistan, provocando decine di morti. 40 soldati uccisi in un’imboscata nel Takhar nord orientale, 19 civili uccisi da un’autobomba nel nord ovest di Ghowr, e scontri che durano da diversi giorni tra estremisti talebani e forze afghane nell’Helmand settentrionale.
Anche se i delegati talebani continuano a partecipare ai colloqui di pace con i leader afghani in Qatar, gli insorti non stanno mostrando di voler ridurre la violenza. Anzi, dimostrano di poter portare il caos ovunque nel paese.
Con il diffondersi della violenza, gli afgani esprimono indignazione e condanna per gli attacchi ritenuti non islamici. Ma i leader talebani hanno ribadito alle critiche di avere il diritto di uccidere chiunque sia connesso al governo afgano o ai suoi sostenitori stranieri. “Tutte le truppe al servizio dell’amministrazione di Kabul hanno intrapreso la guerra contro i musulmani negli ultimi anni. Sono un gruppo di criminali e mercenari”, ha dichiarato il principale portavoce dei talebani Zabiullah Mujahid. “Finché non si pentiranno e accetteranno un sistema islamico, continueranno a essere uccisi, e coloro che li uccideranno saranno ricompensati immensamente da Dio”, ha aggiunto durante una intervista pubblicata su un sito web talebano.
Cacciare i combattenti stranieri e ristabilire un governo islamico è sempre stato l’obiettivo principale dei talebani, e adesso che le truppe americane hanno accettato di ritirarsi, l’unico obiettivo è quello di condurre una guerra santa contro il governo di Kabul. Gli osservatori mondiali hanno espresso pareri contrastanti sulle ragioni dei talebani. Secondo alcuni, la violenza mira a trarre vantaggio dai colloqui di Doha, ma sembra più probabile invece che li distrugga. Gli insorti si stanno assumendo rischi pericolosi spingendo le cose lontano da una vittoria.
Il direttore dell’Afghan Institute of Strategic Studies, Davood Moradian, ha affermato che “la strategia dei talebani si ispira alla storia quando le forze sovietiche si ritirarono dall’Afghanistan (1989) e il governo crollò”. “Ma se gli insorti pensano che il ritiro delle forze statunitensi seguito da un’aggressione più violenta li aiuterà a conquistare il potere, stanno facendo un errore storico”.
Intanto, gli studenti uccisi in questo attentato si stavano istruendo per il futuro, nonostante fossero cresciuti conoscendo solo la guerra.