Erdogan ritratto in mutande, ventre prorompente e villoso, con un calice di vino in mano. Il dittatore solleva l’abito islamico di una donna, sino a scoprirle tutto il fondoschiena, lasciando che i suoi glutei baluginino nell’aria. “uh!” esclama “il Profeta!”. La donna con l’hijab ride.

È la vignetta firmata “Alice” (pseudonimo) di Charlie Hebdo a far scattare sull’attenti tutto il popolo islamico che trova nel turco Erdogan un fedele protettore dell’Islam ortodosso e radicale.

E se da un lato, viene spontaneo dirlo, Charlie Hebdo ci ricasca, dall’altro l’Islam continua perentorio a vietare la libertà d’espressione e la satira contro la sua religione.

La vignetta (tagliata) della discordia

La realtà è molto più grave di quanto si pensi, poiché se da un lato dimostra che le vittime dell’attentato islamico sono morte invano, inutili sono state anche le retoriche di “libertà d’espressione”, se il reato di blasfemia è ancora così in vigore per il mondo islamico.

La guerra tra il riso da un lato e il sangue e la sciabola dall’altro fa molta paura.

Erdogan accusa Macron di “rivolere le crociate” e di permettere la pubblicazione di “vignette brutte e immorali” e così il pavido presidente francese si ritrova ad essere quel bellimbusto di Luigi IX, che combatté valorosamente a Damietta per poi morire a Tunisi.

Il portavoce del presidente turco riferisce che l’Europa tutta si è comportata in modo immorale. Nel mirino del turco, anche la cancelliera Angela Merkel.

“La Francia e l’Europa non meritano politici come Macron e quelli che condividono la sua mentalità, che non fanno altro che seminare odio e vorrebbero rilanciare le Crociate contro l’Islam ha sbottato Erdogan, aggiungendo che “la cancelliera Merkel non ha saputo spiegarmi perché 100-150 poliziotti si siano introdotti nella moschea Mevlana di Berlino all’ora della preghiera all’alba mentre il nostro Paese conta 435 chiese e sinagoghe, che sono sotto la protezione dello stato. Noi non abbiamo mai ostacolato il culto di nessuno, né lo faremo mentre in Germania si fanno queste cose.

Attraverso la dissimulazione e il vittimismo, il “sultano” come ormai è da tutti visto, Erdogan sta davvero salendo gli scalini del trono ottomano. E il rischio, per tutto il mondo laico, è molto alto.