Odio la mascherina, la sopporto male, non riesco a respirare e quando la porto mi agito come un gatto al quale è stato imposto un collare. Inoltre le mie inclinazioni libertarie mi rendono insofferente a regole che condizionano e limitano, spesso frutto dell’opera di opprimenti burocrazie statali. Ma i dibattiti di questi giorni e gli interventi dei poteri pubblici mi hanno obbligato a riflettere e mi sono convinto che è doveroso ed utile portarla, e che tra l’altro il rispetto per la libertà ce lo suggerisce.

Al proposito magistrali sono le lezioni di Isaiah Berlin concernenti la libertà negativa, vale a dire esercitata con l’assenza di interferenze. La libertà ha dei limiti superati i quali, ledendo quella degli altri, diventa licenza, sopraffazione. Il portare la mascherina nella situazione odierna è un’espressione di coscienza della nostra libertà e contemporaneamente di doveroso rispetto di quella altrui e perciò di civismo. Mi hanno convinto le considerazioni dei virologi e degli esperti in genere. Gli stessi ritengono che la diffusione della pandemia, che correntemente chiamiamo COVID, venga originata da alcuni soggetti super infettati che danno inizio ad una catena di contagi, con una pericolosa velocità esponenziale della diffusione del morbo.

Il rispetto delle libertà non solo nostre ma pure degli altri, per i quali i nostri comportamenti possono risultare pericolosi, ci suggerisce caldamente di adottare la mascherina quale prevenzione, anche se ovviamente non costituisce la soluzione del problema. Le situazioni di necessità, di crisi sono sempre state un terreno ideale per il potere politico e burocratico per invadere ulteriormente la sfera dei diritti privati. Il controllo democratico cede (talvolta eccessivamente) il passo di fronte alle misure d’urgenza del potere esecutivo. L’uso delle mascherine, difficile da sorvegliare, se spontaneo e di successo è pertanto una dimostrazione da parte della società civile di saper operare e reagire indipendentemente da asfissianti disposizioni e controlli dello Stato. Al termine della pandemia si dovranno riesaminare gli squilibri originati dall’invadenza statale estesa non solo al campo sanitario. L’atteggiamento responsabile di oggi ci permetterà di partire con meno svantaggi.

Ma un comportamento coscienzioso per scelta ha ulteriori benefici riflessi e può essere utile per altri importanti rami della società. Possiamo collaborare ad esempio ad impedire che l’istruzione venga ostruita. La sospensione per periodi prolungati dell’insegnamento ha effetti devastanti per le generazioni colpite. Mentre per gli studi universitari il surrogato (e malgrado il progresso tecnologico sempre di surrogato si tratta) dell’insegnamento a distanza può limitare le conseguenze negative, per le scuole primarie, che sono anche luogo di iniziazione alla socializzazione, il danno è irreparabile.

Con il nostro atteggiamento possiamo collaborare pure ad evitare strozzature nel sistema sanitario dovute alla concentrazione sulle cure destinate alla COVID, che limitano l’utilizzazione delle strutture ospedaliere per chi soffre di altre patologie. Il ritardo di cure e di interventi compromette l’assistenza ai pazienti considerati meno urgenti, con possibili conseguenze negative.

Se ho letto bene i decessi per COVID potrebbero situarsi nell’anno in corso attorno a 2 milioni, quelli per malattie cardiovascolari si aggirano annualmente sui 16 milioni e quelli a carattere oncologico sono pure nell’ordine di molti milioni. Dicono le statistiche che il tasso di mortalità della COVID è basso, meno dell’1%, la differenza con altre patologie e l’urgenza dell’intervento sono determinate dalla velocità della diffusione per contagio ed anche qui il nostro atteggiamento responsabile è sicuramente di ausilio.

Infine, non dimentichiamo che si può anche «morir di fame». L’impatto su alcuni rami dell’economia è estremamente preoccupante e alcuni settori tra i quali viaggi, traffico aereo, turismo, attività nella ristorazione avranno difficoltà a riprendersi. Gli interventi finanziari per le aziende in difficoltà, il finanziamento del lavoro ridotto non possono che essere utili misure d’eccezione e transitorie. Le economie statalizzate sono fallite in modo clamoroso come sappiamo. Si prevede che il livello economico del 2019 sarà raggiunto o superato in molti Paesi solo nel 2025.  Quando saremo in grado di tirare le somme, vedremo anche quali modifiche strutturali potrebbero incidere sul futuro dell’economia.

Per il momento bisogna evitare ulteriori chiusure (i temuti lockdown) delle attività produttive che originerebbero conseguenze finanziarie ed economiche irreparabili e contemporaneamente pesanti depressioni nella società. Adottiamo un atteggiamento responsabile, mascherine e prudenza di atteggiamenti, per affrontare con senso civico un periodo estremamente difficile (i nostri nonni ne hanno sofferto uno peggiore con la «spagnola», ma allora non vi era la TV e i giornali non erano in grado di aggiornare quotidianamente), evitiamo così di peggiorare la situazione e contribuiamo a superare con meno danni il tempo di attesa per un vaccino che arriverà. La mascherina non risolve il problema, ma aiuta ed esprime responsabilità e solidarietà.

Tito Tettamanti

Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata