Mancano ormai poche ore alla giornata delle elezioni negli USA: domani gli States diranno la loro sulla sfida tra Donald Trump e Joe Biden. Le votazioni americane, che si tengono sempre il martedì successivo al primo lunedì di novembre,  rappresentano un momento quasi solenne e certamente molto seguito, in patria e all’estero. In realtà, normalmente numerosi americani votano con un anticipo di diverse settimane prima della data ufficiale e quest’anno non è stato un’eccezione, anzi, piuttosto un record: ben 91 milioni di americani hanno già espresso la propria opinione.

Come funzionano le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America

Il sistema di voto negli Stati Uniti è spesso visto come macchinoso e complesso dagli altri paesi. Il presidente e il vicepresidente sono eletti attraverso un sistema di voto indiretto, dal Collegio elettorale degli Stati Uniti, composto dai cosiddetti grandi elettori. I grandi elettori sono in tutto 538  e rappresentano ciascuno dei 50 stati americani. Ogni stato ha un numero fisso di grandi elettori assegnati in base alla popolazione, tra gli stati che ne hanno di più figurano la California (55) e il Texas (38). Tutti i grandi elettori, salvo rarissime eccezioni, votano per il candidato che ottiene il maggior numero di voti nel proprio stato in un sistema basato sul concetto di “winner takes it all”, ovvero chi vince prende tutto. Proprio questa è la ragione dietro al fatto che non sempre il candidato più popolare vince effettivamente le elezioni, come era accaduto nel duello Clinton-Trump di 4 anni fa. Per vincere il candidato ha bisogno di ottenere il 50%+1 voti dei grandi elettori, ovvero 270.

Tradizionalmente ci sono stati fortemente orientati al partito repubblicano o quello democratico e pertanto sono quelli più “trascurati” durante la campagna. Molto più interessanti invece sono i cosiddetti “swing states” che potrebbero prendere la parte di uno o dell’altro partito. Tra questi, nelle elezioni del 2020, ci sono il Michigan, Wisconsin, Florida, Iowa e Ohio.

Come sta andando per ora

Oltre 91 milioni di americani hanno già votato, il ché corrisponde al 28% dei voti totali, un vero record per gli Stati Uniti. A due giorni dalle elezioni a primeggiare era Biden, in quattro stati chiave:  Pennsylvania, Florida, Arizona e Wisconsin. Secondo alcuni dati ad aver già votato sono soprattutto gli elettori afroamericani e gli under 30, che oltre a votare sono anche molto attivi nello spingere al voto tutti i propri conoscenti.

Tuttavia ad ora anche Trump sta riconquistando terreno in alcuni stati chiave. Secondo RealClearPolitics, il sito web che fa una media di tutti i sondaggi disponibili, Biden è attualmente in vantaggio di 7.2 punti rispetto al presidente in carica, ovvero 51.1% contro 43.9%. Biden sembra andare forte negli stati come Pennsylvania, Michigan e  Wisconsin che quattro anni fa hanno invece dato la loro preferenza ai repubblicani, mentre Trump sembra aver conquistato Iowa.

Tradizionalmente repubblicani, Texas e Arizona sono in bilico, come a confermare l’eccezionalità di questo 2020. Se Trump dovesse perdere questi due stati chiavi, soprattutto il Texas che ha ben 38 grandi elettori, sarebbe un problema non da poco per l’attuale inquilino della casa bianca.

Stando a quanto riferiscono alcuni collaboratori di Trump, il presidente sarebbe pronto a dichiarare la propria vittoria già martedì notte se dovesse avere l’impressione di essere in vantaggio. Lui ha smentito la notizia e nelle giornate finali della sua campagna elettorale ha cercato di sfruttare soprattutto la pandemia. “Con il lockdown di Biden vivreste in uno Stato-prigione” ha dichiarato in Michigan. Tuttavia la gestione del coronavirus potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Il dottor Anthony Fauci, a capo della task force americana per il Covid-19 ha dichiarato: “Biden sta prendendo il virus sul serio dal punto di vista della salute pubblica, Trump guarda le cose solo da un punto di vista economico”. Per questa affermazione ora rischia il licenziamento nel caso Trump dovesse rimanere alla Casa Bianca.

Non resta dunque che aspettare il verdetto finale, che potrebbe arrivare anche a diversi giorni di distanza dalla notte del 3 novembre. I voti per corrispondenza infatti, eccezionalmente numerosi quest’anno, sono quelli che di norma vengono conteggiati per ultimi.