Domenico Tallini, presidente del consiglio regionale della Calabria è stato arrestato oggi nell’ambito di un’inchiesta dei Carabinieri di Catanzaro sulla cosca Grande-Aracri di Cutro, della ’ndrangheta. In tutto sono state arrestate 19 persone, tra cui il 68enne.

L’accusa è quella di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. “Forniva contributo concreto ad associazione e accettava dalla cosca la promessa di procurare voti” si legge nell’ordinanza. Attualmente l’uomo si trova agli arresti domiciliari.

Più in particolare Domenico Tallini avrebbe collaborato con la cosca Grande Aracri nella costituzione di una società di Catanzaro, attiva nella distribuzione dei medicinali alle farmacie e parafarmacie di diverse regioni dell’Italia. Tallini avrebbe offerto un importante sostegno alla mafia nel momento dell’avvio del progetto e in cambio avrebbe ricevuto favori elettorali alle votazioni regionali del 2014. Secondo l’ordinanza Tallini interveniva negli uffici pubblici allo scopo di “agevolare e accelerare l’iter burocratico per il rilascio di necessarie autorizzazioni nella realizzazione del Consorzio FarmaItalia e della società ‘Farmaeko Srl’, che prevedeva la distribuzione di medicinali da banco”.

Contattato da un personaggio di nome Domenico Scozzafava, pare che Tallini si sia “si sia speso notevolmente” per aggirare ogni ostacolo burocratico alla costituzione della suddetta compagnia che, poco tempo dopo, ha impiegato anche il figlio di Tallini, Giuseppe. Secondo l’ordinanza Tallini era perfettamente consapevole di apportare un importante contributo alle attività della cosca e anche del fatto che avrebbe ricevuto un’aiuto da questa in termini elettorali. Proprio Scozzafava infatti pare si sia occupato di garantire il suo successo politico, avvenuto grazie a una serie di voti ricevuti  dal territorio crotonese.

La Commissione parlamentare Antimafia teneva Tallini sotto controllo già da un po’, tanto che lo aveva catalogato come candidato “impresentabile” alle regionali in quanto indagato per corruzione.