Il tentativo di golpe del 2016 viene attribuito dalle autorità turche alla rete dei sostenitori guidata dall’imam 79enne Fethullah Gülen, in esilio dal 1999 negli Stati Uniti. Da allora il presidente Erdogan ha scatenato la più vasta repressione nella storia della Turchia tramite una serie di arresti di massa. Circa 300 mila persone sono state arrestate per presunti legami con Gülen, di cui quasi 100 mila sono tutt’ora in carcere in attesa di essere processate, secondo le dichiarazioni del ministro dell’Interno Suleyman Soylu. 150 mila funzionari pubblici sono stati licenziati o sospesi e oltre 20 mila militari sono stati espulsi dall’esercito. Ancora oggi continuano le operazioni di polizia contro vari sospettati.

Durante un attacco durato cinque ore la notte del 15 luglio 2016 nella base aerea militare di Akinci, a nord ovest di Ankara, alcuni soldati si impadronirono, di aerei da guerra, elicotteri e carri armati, lasciando sul campo oltre 250 morti. I mezzi militari dovevano servire per prendere il controllo delle istituzioni e rovesciare il governo. 

Utilizzando la base come centro di comando durante il tentativo di colpo di stato, gli imputati bombardarono edifici governativi, compreso il parlamento, e tentarono di uccidere Erdogan. Ma molti cittadini fedeli al presidente scesero in piazza per bloccare i convogli militari, costringendo i soldati alla resa. Gli ufficiali che cospirarono contro il presidente Erdogan, presero in ostaggio il capo di stato maggiore gen. Hulusi Akar, oggi ministro della Difesa, tenendolo prigioniero per diverse ore nella base, durante la notte del golpeinsieme ad altri comandanti. L’ex comandante dell’aeronautica militare Akin Ozturk, è stato incarcerato a vita lo scorso anno per il suo ruolo nel complotto.

Il processo aperto nell’agosto del 2017 presso la 4° sezione del tribunale penale di Ankara contro migliaia di persone accusate di essere coinvolte determinate a mettere in atto il colpo di stato militare dell’organizzazione terroristica FETÖ, ha portato oggi ad un verdetto di colpevolezza per centinaia di personeSu circa 500 imputati finiti sotto processo, 365 sono stati confermati gli arresti. Nell’atto di accusa, il pubblico ministero ha chiesto per 19 imputati ciascuno79 volte l’ergastolo aggravato, per aver tentato di rovesciare l’ordine costituzionale e di aver ucciso deliberatamente. La pena “aggravata”, richiede pene detentive più dure rispetto ad un normale ergastolo, senza possibilità di ottenere la libertà con la condizionale.

“La rete insidiosa che ha fatto piovere bombe sul parlamento, la presidenza e il nostro popolo, è stata nuovamente condannata davanti alla giustizia e alla nostra nazione”, ha detto Omer Celik, portavoce del partito AK di Erdogan. La repressione era necessaria date le sfide alla sicurezza che la Turchia ha dovuto affrontare per togliere la rete di sostenitori di Gülen profondamente radicata nell’apparato statale.

Gülen, un tempo alleato di Erdogan, è stato processato in contumacia con l’accusa di coordinatore chiave del complotto. Insieme ad altrsei imputati latitantiil suo caso è stato separato dal processo principaleLui nega qualsiasi ruolo nel golpe.