Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha in programma di visitare Baku, la capitale dell’Azerbaigian.  La prossima settimana, il 10 dicembre, entrerà alla testa della parata militare dedicata alla vittoria dell’Azerbaigian nella guerra del Karabakh.

Apertamente sostenuto dalla Turchia, l’Azerbaigian è in testa nel terribile conflitto tra l’Azerbaigian stesso e l’Armenia nella regione del Nagorno Karabakh, dove gli Armeni sono stati costretti all’esodo.

Le fonti ufficiali di Baku sostengono che “siano stati uccisi 2.783 soldati azeri”, ma che i veri sconfitti, sono i cristiani Amerni:  una moltitudine di persone ad Ağcabədi, in Azerbaigian, ha festeggiato il ritiro delle truppe armene dal distretto di Lachin, l’ultimo dei tre conquistati da Yerevan: in questo modo l’Armenia ha dovuto sottostare alle condizioni imposte dalla controparte turca, condizioni che hanno sì posto fine a settimane di combattimenti nella regione contesa del Nagorno-Karabakh, costando, però, la fine della libertà degli Armeni.

I soldati azeri hanno issato la bandiera con la mezzaluna islamica, che ricorda quella della Turchia, bandiera del loro Paese, nell’ultimo distretto che l’Armenia è stata costretta ad abbandonare.

Per sostenerli, Ankara ha inviato nella notte un convoglio di camion militari di Baku.

La Russia, invece, aveva sostenuto nella regione del Nagorno-Karabakh l’Armenia, dando agli armeni quasi 2.000 soldati delle forze di pace. Questi – magra consolazione – resteranno per almeno cinque anni, per monitorare l’accordo stipato tra Armenia e Azerbaigian.

Il 27 novembre scorso, Il senato francese aveva votato una risoluzione per mezzo della quale chiedeva al governo di Parigi e alla sua diplomazia di riconoscere la sovranità dell’Armenia sull’Alto Karabakh.

La maggioranza schiacciante dei favorevoli, ha chiaramente fatto capire il sostegno della Francia all’Armenia, contro la Turchia di Erdogan.

Sostegno spiegato molto chiaramente da Bruno Retailleau, senatore conservatore de Les Républicains:

“se questo conflitto va oltre la sua dimensione locale, è a causa dell’impegno della Turchia, la partecipazione massiccia e decisiva della Turchia di Erdogan, nel nome di una politica espansionista neo-ottomana, nel nome di una politica nazional-islamista. Ed è una minaccia qui, come altrove nel mondo, contro la pace, e contro i nostri interessi.”

Per necessità, dopo le terribili accuse non lontane mosse da Erdogan, il presidente Macron e il suo gruppo En Marche avevano dovuto astenersi.

La guerra del Nagorno-Karabakh si sta chiaramente trasformando in una guerra fredda tra la Russia, sostenitrice (come la Francia, e, si spera, l’Europa intera) dell’Armenia e la Turchia, sostenitric,e invece, della controparte islamica dell’Azerbaigian.