Se l’Occidente non si rinnova, andremo verso l’egemonia cinese”. Così si è espresso Nikos Kotzias, ex Ministro degli Affari Esteri greco[1]. L’ex capo diplomatico di Atene ha ragione e il caos a Washington non fa altro che rinforzare le sue parole.

In parole povere: l’Occidente non sta andando bene, anzi. Se si guardano le tendenze a lungo termine ci si rende conto che il suo declino è una realtà. A livello demografico, economico e militare esso rappresenta una fetta sempre più piccola della torta mondiale, ma fin qui c’è poco da fare. Più grave è che anche a livello culturale e di esportazione di valori l’Occidente convince sempre meno, tant’è che secondo Freedom House la democrazia a livello globale è in declino da ormai 14 anni[2]. La pandemia e l’irruzione di manifestanti violenti nel parlamento statunitense non aiutano.

La pandemia ha mostrato che paesi autoritari come la Cina, grazie all’annullamento delle libertà dei cittadini, sono riusciti a controllare il virus meglio di quanto non sia stato fatto in Europa o negli Stati Uniti. L’ovvia risposta è che un numero maggiore di morti e infezioni è il prezzo da pagare per la libertà di una società democratica, ma questo argomento – per quanto vero – è offuscato dalle scene da repubblica delle banane appena svoltesi a Washington e dalle reazioni da stato di polizia alla pandemia di certi paesi europei. Date le circostanze, cosa può fare l’Occidente per far riacquistare ai suoi valori credibilità e attrattività? Kotzias l’ha detto bene: si deve rinnovare.

Rinnovarsi significa evolvere, ma anche aderire finalmente ai valori che si pretende di rappresentare. Le democrazie occidentali sono vecchie di decenni e talvolta di secoli, ma son cambiate poco nel corso della storia. Si è esteso il voto a tutta la popolazione, ma in seguito i cambiamenti son stati minimi e ancora oggi in numerose democrazie i cittadini hanno la stessa (scarsa) influenza sulla politica che ai tempi in cui un terzo della popolazione era analfabeta. Questo discorso non vale per la Svizzera, dove la democrazia diretta ha permesso una crescente inclusione dei cittadini. Se da noi è difficile affermare che il popolo non ha modo di dire la sua, la questione è ben diversa per paesi come gli USA, la Francia o l’Italia, dove troppo spesso ci si ritrova a dover scegliere tra due o tre candidati tra i quali magari non ve n’è neanche uno che convince. Se a questo si somma il fatto che il denaro troppo spesso riesce a dettare la strada della politica (questo problema è ben conosciuto anche da noi) è facile comprendere come mai il mito della democrazia perda forza: esso traballa pure in casa e Trump e i suoi equivalenti europei ne sono i sintomi. Le democrazie occidentali devono evolvere e la democrazia diretta e la trasparenza sono la giusta via.

L’altra grande debolezza dell’Occidente è che il modello economico che è riuscito a imporre quasi al mondo intero si è rivelato traditore: se da un lato ha generato enorme ricchezza, dall’altro l’ha distribuita in modo profondamente ineguale e nel processo ha arrecato danni gravissimi all’ecosistema dal quale le nostre vite dipendono. La favola del consumatore razionale ed egoista e dell’infallibile mercato è una droga che insieme al petrolio ha pompato verso l’alto il grafico del PIL, ma che non può più essere il lume che indica la via alle donne e agli uomini del XXI. secolo. L’Occidente potrebbe riacquistare peso facendosi promotore di un nuovo credo economico che metta veramente al centro l’essere umano e l’ambiente, ma deve affrettarsi. Se anche in questo campo paesi autoritari come la Cina riusciranno a dare risposte più rapide e convincenti, allora la sua sorte sarà segnata.

Leandro de Angelis

[1]https://www.euractiv.com/section/global-europe/news/former-greek-fm-without-western-renewal-were-heading-for-chinese-hegemony/

[2]https://freedomhouse.org/report/freedom-world/2020/leaderless-struggle-democracy