Questa è l’intervista elettorale di Liliane Tami, candidata alle elezioni comunali di Capriasca. È bella, originale, ricca di contenuti, anticonformista, a tratti provocatoria. Ed è lunga, i soliti striminziti 45 secondi non bastano. Il lettore voglia dedicarle un tempo adeguato, non se ne pentirà.

Liliane è una giovane mamma molto impegnata con i suoi bimbi, ma trova il modo di fare un sacco di cose, perché è organizzata. È colta, laureata in Filosofia, è scrittrice, poetessa e giornalista. Il famoso architetto Rino Tami era un suo pro-zio.

Nella sua casa di Roveredo, ai limiti del bosco, non regna il Politicamente Corretto.

Un’intervista di Francesco De Maria.

Francesco De Maria  Perché ha deciso di presentarsi alle elezioni di Capriasca? Corre sia per il Municipio che per il Consiglio comunale?

Liliane Tami  Ho deciso di candidarmi con la lista dell’UDC sia per il Municipio che per il Consiglio Comunale. Con me per il municipio corrono anche:

  • Elvis Frigerio
  • Daniele Libero Gadina
  • Arnoldo Storni
  • Pierre Pellegrini

Per il consiglio comunale abbiamo, oltre ai nomi già citati: Romana Molteni, Pamela Molteni, Davide Rossinelli e l’attuale vicesindaco, Alessandro Fontana.

Ci tengo a segnalare i loro nomi all’inizio dell’intervista personale in quanto, secondo me, in politica contano sempre più le idee del gruppo che non le persone. Quindi, per il bene della Capriasca, è bene che si voti UDC in generale ancor prima che un soggetto in particolare. Mi auguro che avremo quanti più rappresentati possibili del nostro ideale liberale e conservatore in Municipio!

Io ho deciso di candidarmi per le elezioni della Capriasca perché occuparmi della cosa pubblica è sempre stata la mia vocazione, sia in termini di speculazione filosofica che di gestione concreta. In futuro mi piacerebbe dare il mio contributo – sognare è esentasse –  anche in Gran Consiglio, ma per fare ciò mi serve esperienza sul territorio locale.  Ho trent’anni e ancora tante cose da imparare.  È da quando sono bambina che in me arde il fuoco sacro per la politica, intesa in termini di interesse per la res publica e il bene della collettività.

Come ha scelto il suo partito? Aveva considerato delle alternative?

Ho un animo che, semplificando, potremmo definire “anarcoide di destra”. Da ragazzina mi sono avvicinata alla categoria politica dell’anarchia (estremismo del con-federalismo/ libera città-stato/più patria romantica e meno stato assistenzialista) e del pensiero no-global. Volevo uno stato leggero, più autonomia alle zone periferiche ed amavo concetti come la  decentralizzazione, l’autarchia e il ruralismo. Al contempo studiavo anche l’estrema destra, le cui basi sono il concetto di patria intesa come popolo e l’avversione alla globalizzazione.

L’UDC, che è il partito del popolo svizzero (Volk) è una buona sintesi tra emancipazione “anarchica” (liberale) dallo stato  e valori reazionari come il concetto di comunità popolare legata ad un territorio e alle proprie tradizioni.

Se fosse eletta municipale, di che cosa vorrebbe occuparsi? Pensa di possedere un talento di amministratrice pubblica?

Se diventassi municipale mi piacerebbe occuparmi dell’educazione e della politica giovanile o del dicastero degli eventi, cultura, sport e turismo. Le mie esperienze in politica, ad oggi, sono più legate all’aspetto delle comunicazioni che non alla vera amministrazione: a 18 anni ho partecipato al Consiglio Cantonale dei Giovani, durante il periodo universitario mi occupavo delle comunicazioni e dell’organizzazione di eventi e conferenze per il Movimento Universitario Padano di Pavia e intanto scrivevo articoli per giornali politicamente “orientati”, come il Mattino della Domenica, Il Talebano (di Vincenzo Sofo, italiano, oggi europarlamentare della Lega) o Das Andere, di Giuseppe Baiocchi, presidente dell’associazione Architettura ed Urbanistica Tradizionale. Sempre durante il mio soggiorno all’estero ho lavorato presso la Prefettura di Pavia, nel gabinetto delle comunicazioni e relazioni col pubblico, dove ho potuto vedere da vicino come funziona il mondo dell’amministrazione pubblica. Giudicarmi da sola non è semplice… posso però garantire di possedere grande passione e grande amore per la politica e la pubblica amministrazione, poi per il talento…si vedrà sul campo! Fino ad oggi tutte le sfide che mi sono posta le ho portate a termine con successo.

Quali sono gli aspetti che più abbisognano di miglioramento nel suo comune?

Sicuramente qui in Capriasca, che è un agglomerato di comuni geograficamente impervio e molto esteso e nell’area di Lugano, le priorità, secondo me, sono due:

  • I PAESI DI MONTAGNA NON DEVONO ESSERE DORMITORI per chi lavora a Lugano! Bisogna evitare la desertificazione del tessuto produttivo locale: agevolare agricoltura, servizi e imprese autoctone per mantenere vivo l’interesse sociale ed economico per i nuclei di montagna. Tutte le frazioni del territorio devono avere uguale dignità e attenzioni, e per far ciò bisogna renderle quanto più autosufficienti e autonome possibile. Vorrei che nei comuni più piccoli e remoti della valle le persone fossero incentivate ad aprire bar, negozietti o servizi (es. parrucchieri, estetisti, psicologi, ecc. ), anche a casa propria mediante un cambio di destinazione facilitato. Serve meno burocrazia! A Roveredo, dove io vivo, la coop di paese è chiusa da anni: questo è un grande problema e non incentiva certo le famiglie a trasferirsi qui. Vorrei che i paesini di montagna fossero vivi e non fungessero solo da dormitori o case per anziani: bisogna prevenire l’invecchiamento della popolazione e il depopolamento della valle favorendo chi vuole mettersi in proprio. Per fortuna negli ultimi anni la popolazione in Capriasca è aumentata: bisogna far sì che sia sparsa in modo omogeneo su tutto il territorio e non ammassata solo a Tesserete.
  • URBANISTICA DI QUALITA’. Un’urbanistica rivolta a preservare il ceto medio e incentivare il turismo: la Capriasca deve essere attrattiva per le famiglie con bambini che cercano un luogo piacevole, confortevole, bello e coi servizi di base sparsi nel territorio. Qui, con gli affitti a prezzi buoni le famiglie possono godere di una propria casetta ( mono o bifamiliare) con giardino. Bisogna evitare a tutti i costi di abbassare lo standard urbanistico della Capriasca: grossi casermoni popolari con monolocali, che renderebbero la Capriasca un satellite-dormitorio di Lugano, vanno assolutamente evitati. A Cureglia, che era un comune perlopiù composto da belle villettine monofamiliari, negli ultimi decenni sono sorti sempre più condomini simili ad alveari che, inevitabilmente (sebbene vadano ad aumentare la popolazione quindi ad incrementare le tasse versate) ne hanno abbassato la qualità. I casermoni popolari con monolocali per single….piacciono soprattutto alla sinistra, che ha il suo bacino d’elettori nelle grandi città e nelle periferie piene di palazzoni. Il concetto, ormai un po’ fuori moda, di casa di famiglia è molto importante per preservare la qualità di vita di un territorio.

Lei è una donna colta con gusti intellettuali raffinati. Pensa che questa cultura possa aiutarla in campagna elettorale?

Il mio amore per le cose belle ed armoniche è consequenziale all’interesse che nutro per la filosofia, ossia l’amore per la sapienza. Secondo me, il fine ultimo della filosofia è, come dicevano gli antichi, il Sommo bene. Platone ne “La Repubblica” diceva che il buon governo si ottiene quando i filosofi diventano politici o quando i politici diventano filosofi. La Weltanschauung (visione del mondo), in politica, è fondamentale, perché consente di mostrarsi sempre coerenti in tutte le situazioni. Il buon politico è colui che, osservando l’universale, può poi agire in modo preciso e corretto anche nel particolare. A molti politici, sovente, sembra mancare una visione d’insieme delle cose…non basta essere amministratori virtuosi per fare del bene alla comunità, servono le idee in chiaro e coerenti.

Com’è il Sindaco di Capriasca? (Tenga presente che lo conosco personalmente…)

Io, in questa campagna elettorale, parto con un grande svantaggio: sono cresciuta tra Lugano e Cureglia e vivo a Roveredo da poco più di un anno. Di conseguenza conosco poche persone. Ho frequentato le scuole medie di Canobbio, la scuola Rudolf Steiner di Origlio e poi l’Istituto Elvetico: qui in Capriasca non dispongo di quel “capitale sociale” dato dalle relazioni personali che è molto utile alla democrazia locale. Purtroppo non conosco personalmente il sindaco Andrea Pellegrinelli. Adesso desidero ampliare i miei contati, sia con le persone del posto che con chi, mediante l’impegno politico, si prodiga per la prosperità della nostra amata pieve.

Quali sono le idee portanti del suo pensiero politico?

Produzione locale e agricoltura

sovranità nazionale

autarchia

libertà

decentralizzazione

avversione al globalismo

lotta all’invecchiamento demografico

La cosa più importante per la Capriasca, e tutta la Svizzera, è guardare  alle famiglie con figli per evitare l’invecchiamento della popolazione. Se vengono a mancare le famiglie che fanno figli, la Svizzera diventerà un paese di vecchi costretto ad accogliere stranieri per sopperire al calo delle nascite. In Ungheria Orban si è mostrato molto bravo: con la sua politica tesa all’autarchia della nazione e al sostegno delle famiglie indigene è riuscito ad ottenere un paese forte, funzionante e soprattutto fecondo e ricco di bambini. Ricordiamocelo sempre: i bambini sono il futuro delle nostre valli, e della nazione!

Qual è la cosa più bella della politica… e quale la più brutta?

La cosa più bella è il fatto che, quando sarò sul letto di morte, saprò di aver dato il mio piccolo contributo al benessere della collettività e me ne andrò sentendo di aver reso utile la mia vita. Mi piace l’idea di servire e fare del bene per le persone accanto a me. Quella più brutta… è che – per fortuna – c’è tanta concorrenza e non è facile arrivare ad un punto in cui le proprie utopie possano diventare azioni concrete!

Lei è di destra. La Destra è per forza di cose reazionaria?

Io, nel 1798, durante la rivoluzione francese, mi sarei seduta a destra tra i nostalgici della monarchia e i contadini della Vandea reazionari. Oggi, che per destra s’intende una destra liberale (viva la Patria/abbasso lo stato) ritengo che l’essere reazionario sia una conseguenza coerente agli eccessi del 1968. L’esagerato femminismo, le teorie gender, il cosmopolitismo, la globalizzazione, il decostruttivismo, l’esasperazione del commercio internazionale ecc. sono tutti elementi che hanno indebolito le nazioni e scalfito l’anima degli uomini, rendendoli più deboli, autolesionisti e inclini al vizio.

Che cosa pensa della Lega? Fate lista comune?

La Lega dei Ticinesi, del Giuliano Bignasca, mi è sempre piaciuta moltissimo! Adesso mi sembra un pochino in difficoltà, ma è comunque un partito che apprezzo sempre tanto e a cui il Ticino deve molto. Il Mattino della Domenica è un giornale importantissimo per il nostro cantone, perché ha il coraggio di dire quelle verità che gli altri celano. Gli editori contro corrente e senza censure sono preziosi: aiutano a garantire una pluralità delle idee. Ticinolive è un portale molto apprezzabile proprio per questo! L’anno scorso UDC e Lega avrebbero fatto una lista comune, se il covid non avesse bloccato le elezioni. Oggi, invece, corriamo separati.

Lei vive nella sua casa in campagna, ai limiti del bosco. È dunque anche un po’ verde?

In questi giorni sto leggendo Walden- ovvero vita nei boschi dell’anarca Henry David Thoreau e posso dire che lo sento essere molto in risonanza con la mia visione del mondo.  Per me la figura del contadino-gentiluomo sta alla base della prosperità culturale ed economica di un paese.

Io ho delle galline libere di pascolare nel bosco (sono animali di selva, non di prato e tanto meno di gabbia) nutrite esclusivamente con cibo biologico. Cerco di limitare il consumo della carne perché sono contraria agli allevamenti intensivi e compro, quasi sempre, prodotti biologici (i pesticidi fanno malissimo) e coltivati in Svizzera. Non compro mai alimenti raffinati, ma solo materie prime. A breve prenderò anche dei conigli, e spero di fare la patente di caccia nei prossimi anni: è molto più etico e nobile cacciare uno o due cinghiali all’anno piuttosto che comprare anche solo una bistecca piena di ormoni, sofferenza e antibiotici o un pezzo di tofu fatto con soia ogm. Per fortuna la Svizzera è contraria agli OGM: fanno malissimo. Bill Gates infatti li promuove dicendo che sono la green revolution del futuro… per non parlare di Biden, che in America ha appena reso un business man legato alla Monsanto ministro dell’agricoltura. I Verdi, con le loro istanze globaliste, non hanno il diritto di definirsi ecologici, e tanto meno logici. Volete essere ecologici? Votate SVP; il partito del popolo svizzero che è nato come partito agrario. L’amore per la propria terra e l’ambientalismo nascono dalla sovranità nazionale e dall’autarchia alimentare della nazione, non da ridicole leggi per tassare la CO2 a danno dei cittadini.

Volete fare una legge davvero verde? Mettete i dazi sugli alimenti stranieri: le fragole che provengono dalla Spagna dovrebbero essere tassate e costare tre volte tanto quelle prodotte nel piano di Magadino. Chi non potrà permettersi fragole straniere a novembre, potrà ripiegare su mele svizzere. Il capitalismo e l’abbondanza a cui siamo stati abituati ci hanno fatto credere che ogni capriccio dev’essere assecondato, ma non è così.

Come ha passato questi mesi di pandemia? Ha avuto paura?

Sì, ho avuto paura e sono sempre più terrorizzata: i danni economici che ne deriveranno saranno atroci. Oggi ero a Lugano e vedere i ristoranti chiusi e tutte le grate dei bar abbassati mi faceva venir da piangere (tutto chiuso tranne le tabaccherie, che nuocciono alla salute. Assurdo). Per fortuna l’UDC ha iniziato a fare una mozione chiamata “pasti-caldi” per consentire ai ristoratori di servire i lavoratori come se fossero mense aziendali.

Mi auguro che in futuro il numero di morti di fame non superi quello dei morti di Covid. Sicuramente delle misure di protezione per limitare la diffusione del virus vanno adottate…ma sarà solo il tempo a dirci se il lockdown totale a scapito dell’economia sia stato un bene o un male. Io ho passato questo periodo di lockdown dovendo fare attenzione alle entrate ed alle uscite perché mio marito è giornalista – una professione che sta scomparendo- e gli hanno tagliato lo stipendio, sebbene lavori al 100%. Non mi lamento: in molti hanno invece perso il lavoro o hanno dovuto chiudere la loro attività. Chiedo un minuto di silenzio per tutte le ditte uccise dal virus.

Lei è “aperturista” o “chiusurista”? Che cosa pensa dei vaccini?

Come detto sopra, sono per un’apertura ponderata, magari discernendo tra fasce d’età e categorie a rischio: di mattina dare il diritto di uscire ed usufruire dei servizi solo agli over 60, pomeriggio e sera apertura esclusiva per i soggetti giovani e meno vulnerabili.

E poi sono a favore dell’Home Schooling, argomento per cui avevo preparato una bozza per un atto parlamentare nel giugno 2020, che però è rimasta inascoltata… Scuole e scuola-bus sono baccanali per il virus, perché allora non accettare di istruire i ragazzi a casa ed esaminarli a fine anno come avviene in Italia, paese che accetta l’educazione parentale?

Sui vaccini cosa pensa?

Io non ho una formazione medica e dal profilo scientifico devo solo tacere. Dal punto di vista filosofico e morale posso solo dire che come ogni cosa essi dovranno sempre restare una libera scelta e che in futuro, in nessun modo, bisognerà discriminare chi ha scelto di non farli. Io, ad esempio, non mi vaccinerò e voglio che questo mio diritto venga rispettato.  Prima che le compagnie aeree inizino a dare biglietti solo a coloro che possiedono il certificato di vaccinazione, bisognerà introdurre una legge che proibisca alle aziende di favorire l’assunzione o l’erogazione di servizi a persone vaccinate.

Il Consiglio federale è severo ma giusto?

Sarà il tempo a dirlo. Una volta, quando le navi affondavano, si cercava di salvare innanzitutto donne e bambini. La strategia del secondo lockdown mi sembra tutelare molto, in termini di salute, le categorie più vulnerabili ma poco, in termini di benessere generale, quelle meno a rischio, produttive e necessarie per garantire famiglie feconde e ricambio generazionale alla società. I danni psicologici, sociali ed economici inflitti alla popolazione in età fertile e da lavoro avranno, secondo me, lunghi strascichi.

Mi auguro che tra tre anni la gente possa ringraziare Alain Berset per il pugno duro piuttosto che, piangendo, guardare i propri figli singhiozzare per la fame e maledire il secondo lock down totale.

La domanda finale è inevitabile e non gliela risparmierò. Che cosa pensa dell’assalto a Capitol Hill?

“Una piccola insurrezione, di tanto in tanto, è una cosa buona ed è necessaria nel mondo politico come i temporali in quello fisico. Previene la degenerazione del governo e alimenta una generale attenzione per la cosa pubblica.” Questa frase, di Thomas Jefferson, insegna che è giusto che il popolo si ribelli ai tiranni anche con la forza, annaffiando l’albero della Libertà col sangue, se necessario. Mi spiace che l’assalto a Capitol Hill sia stato solo simbolico e non si sia mutato in un’insurrezione in grado di riportare Trump al governo e fare arrestare Biden per truffa elettorale (ne sono convinta). Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti d’America, mi piace molto: ho letto con entusiasmo le sue lettere in cui elogia concetti come la sovranità popolare, il con-federalismo, il popolo libero e armato (in grado di difendersi) e la figura del contadino/gentiluomo, perno di ciò che lui avrebbe desiderato per l’America. Egli riteneva che gli USA dovessero formare una grande democrazia rurale e che il commercio internazionale, oltre che favorire la corruzione dei costumi, avrebbe portato l’America a stringere legami con l’Europa, cosa che lui come teorico del protezionismo e dell’autarchia deprecava. Jefferson, amante della Libertà e sostenitore della popolo armato in quanto così capace di ribellarsi a un eventuale despota globalista, oggi starebbe dalla parte di chi, con una mano sul cuore e l’altra sul proprio fucile, si dice disposto a mettersi in gioco per salvare la libertà e l’autonomia politica del proprio paese. Gugliemo Tell, che ha rifiutato di sottomettersi alla prepotenza degli Asburgo, insegna a noi Svizzeri che ribellarsi ai tiranni globalisti è cosa buona, giusta e doverosa.

Esclusiva di Ticinolive