Foto Wiki commons (Morio) – https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/deed.en

A pochi mesi di distanza dall’eventuale evento, luglio ed agosto per le paraolimpiadi, è difficile dare una risposta definitiva se le Olimpiadi si terranno o meno.

Troppe sono le variabili in gioco che possono far pendere la decisione finale da una o dall’altra parte. Vediamo i problemi principali in gioco per capire meglio. Va premesso che la politica ha una posizione molto chiara sul da farsi, ma in ballo ci sono anche gli imponderabili, il Covid, la decisione del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) e le Federazioni atletiche internazionali per citarne alcune. Ma il governo è per ora affermativo. Nel messaggio di fine anno il Premier Yoshihide Suga ha affermato che i giochi olimpici si faranno perché ”simboleggiano l’unità del mondo.”

L’ha ribadito anche all’inizio di gennaio allorché ha dovuto imporre una situazione di emergenza, il 7 gennaio, per evitare una scalata del virus visto il crescere nel paese dei casi di contagio. Dalle nostre parti la nuova decisione risulterebbe quasi eccessiva se comparata in cifre, spieghiamo il perché.

Il Giappone ha una popolazione di 126 milioni di abitanti che vuol dire due volte l’Italia o il Regno Unito. Orbene il Giappone registra 386 mila casi con 5’654 decessi contro l’Italia con 2.55 milioni di casi e 88mila decessi, l’Inghilterra 3.8 milioni e 106mila decessi. Persino paragonato alla Svizzera, 12 volte meno popolata del Sol Levante, i dati ci dicono 521 mila casi e 8’647 decessi. Fortunati loro….

Tenendo conto che in Giappone le norme statali sono molto meno severe, per motivi di legge, se fosse quindi per il Covid-19 non ci sarebbero le giustificazioni per un posticipo delle Olimpiadi, applicando ovviamente le regole di protezione “stato dell’arte” e senza pubblico.

Inoltre, ad ulteriore prevenzione, il Presidente Mori del Comitato Organizzatore ha pure sostenuto che i giochi si possono tenere senza spettatori. Allora perché c’è ancora così tanto scetticismo sulla fattibilità di Tokyo Olimpic?

Innanzitutto perché le indagini nazionali dell’agenzia giornalistica Kyodo ha rilevato che solo il 14% degli interpellati ha risposto affermativamente alla domanda “ le Olimpiadi si debbono fare?” il 45% ha risposto con un “rimandare” e ben il 34% con un “cancellare”. Morale: l’opinione pubblica è chiaramente negativa sull’evento. Un posticipo è giudicato impossibile ed in più c’è la “spada di Damocle” dei giochi invernali di Pechino, un tormento dietro l’angolo. Fra i due paesi si potrebbe dire:” l’invidia non è mai morta….”

A favore e schierati sono sia il business che la politica. Le grosse Corporations hanno investito molto per il successo olimpico, rimandarle e le relative incertezze al riguardo fanno salire i costi.

In origine si stimavano 7.3 miliardi di dollari d’investimenti, nel frattempo la cifra è più che raddoppiata ed è una bella pillola da digerire. Nella politica del “si” c’è la potente governatrice di Tokyo, Yuriko Koike che vede grosse opportunità per mostrare cos’è oggi il Giappone, in particolare Tokyo, rispetto al 1964 quando lanciò il “bullet train” detto Shinkansen, tutt’ora una meraviglia.

Tokyo si muoverebbe con bus “fuel cells”, sicurezza e tranquillità. In un momento che registra la fuga da parte del business è importante mostrare Tokyo come un’importante alternativa, senza inquinamento. Proprio nei giorni scorsi il Fondo Elliott (proprietario dell’AcMilan-calcio) ha annunciato il trasferimento a Tokyo e Londra come esito da Hong Kong. Insomma siamo di fronte ad un “braccio di ferro” fra forze diverse. Un’equazione con l’incognita virus difficile da prevedere. Un detto buddista sostiene al riguardo che “un passo davanti a noi è nebbia”. Una nebbia tipo Milano anni ’60 che “si tagliava con il coltello”.

Allo stato delle cose, pari o più “no” che “sì”. Lo vedremo presto, entro marzo una decisione è dovuta.

Vittorio Volpi