23 febbraio 2020: “quella notte non dormii, sentivo bussare alle nostre frontiere quel maledetto virus cinese”

*****

Il Coronavirus ha cambiato la nostra vita – la vita di tutti, nessuno escluso – ma ha fatto di Tiziano Galeazzi, politico, granconsigliere UDC e consigliere comunale (capogruppo) a Lugano – un vero esperto. E un pubblicista appassionato.

In questa lunga intervista egli ripercorre un intero anno di pandemia e la proietta nel futuro. Ascoltiamo il suo racconto e le sue valutazioni, che sono a un tempo teoriche e pratiche, di quella sana praticità dei militari di fronte alla catastrofe.

Un’intervista di Francesco De Maria.

*****

Francesco De Maria Dalla sua celebre interpellanza del 21 febbraio un intero anno è passato. A me pare lunghissimo… direi non meno di 730 giorni! Provi a raccontarcelo nei suoi passaggi fondamentali. Quali gli eventi, le svolte cruciali?

Tiziano Galeazzi Eravamo nel pieno del Carnevale qua in Ticino e, come se fosse ieri, venerdì 21 febbraio 2020 i notiziari italiani, esternavano notizie allarmanti e preoccupanti. Nel pomeriggio ricevetti una telefonata da Piero Marchesi, con il quale mi confrontai sulla drammaticità degli eventi nelle zone lombarde tra Bergamo e Brescia. A quel punto mi decisi a scrivere la prima interpellanza (poi trasformata in interrogazione) al Consiglio di Stato ticinese per chiedere provvedimenti alle dogane. Già allora chiesi se avessimo i mezzi adeguati per controllare la temperatura corporea ai valichi doganali. Così come notizie sui cinesi residenti in Ticino che, terminato il capodanno nella loro madre patria, fossero o meno rientrati in Svizzera.

Il tutto con lo sguardo verso Oriente per la provenienza del virus a noi sconosciuto e sui mezzi sanitari, come i termometri laser, che non avevamo purtroppo. Le dogane sono state nel mio focus per controlli approfonditi, ma ancora oggi, dopo un anno, la politica federale ha fatto orecchie da mercante, al contrario di altri paesi attorno noi.

Lo stesso fine settimana sono rimasto inchiodato alla TV per seguire l’evoluzione della pandemia in Lombardia, Veneto e iniziava a farsi sentire anche in Piemonte. Regioni tutte vicine al nostro Paese. Mentre guardavo i canali italiani, ogni tanto giravo sui nostri per seguire il corteo del Rabadan (mesi dopo fu segnalato da esperti quale potenziale focolaio iniziale in Ticino).

Se penso a quel fine settimana di un anno fa, mi sembra di rivivere l’incubo che ancor oggi stiamo vivendo tutti. Ha del surreale a dir poco ed eravamo tutti ignari a cosa andassimo incontro dopo qualche settimana, mesi e ora a distanza di un anno.

Presi “papiro e calamaio” di nuovo e scrissi la seconda Interpellanza, ancor più dettagliata, suddivisa a tutti di Dipartimenti cantonali. Ho utilizzato in quel momento gli insegnamenti appresi a militare e nei corsi di Stato Maggiore. In sostanza ho valutato la potenziale minaccia e ho fatto una valutazione della situazione, poi ho (in gergo militare) segnalato le famose misure d’urgenza: “Sofortmassnahmen”.

La stessa sera, domenica 23 febbraio, inviai l’atto parlamentare ai servizi del Gran Consiglio. 

Quella notte non dormii. Sentivo bussare alle nostre frontiere quel maledetto virus cinese!

Passarono un paio di giorni e il Governo, in conferenza, confermò il primo caso in Ticino. 

Un paio di mesi più tardi scoprii che i miei due atti parlamentari furono i primi in Svizzera tramite un articolo apparso sulla Luzerner Zeitung. Credevo di sbagliarmi e di essere stato troppo ansioso e allarmista, subendo pure critiche da alcuni giornalisti così come da colleghi politici ma, con il passare del tempo, si capì che avevo visto giusto: un buco nero, triste, drammatico e mortale.

Le risposte ai due atti non le ho ancora ricevute (! ndR) ma gli eventi da un anno a questa parte hanno risposto per il Governo ticinese purtroppo.

Quali i più gravi errori commessi? Quali… (par condicio) le azioni giuste ed efficaci dell’autorità?

 Di sicuro siamo stati colti di sorpresa, sebbene vi fossero dei piani di protocollo svizzero e ticinese basati su quanto accadde negli anni precedenti con la SARS e altre malattie simili. E’ pur vero che non erano mai stati usati fino al 2020, ma forse andavano adeguati, anche in base a certe raccomandazioni da parte dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) e forse ogni tanto anche esercitati.

Piani che auspico, dopo questa crisi, vengano adeguati alle nuove circostanze e ovviamente alle nuove tristi esperienze fatte.  Come con Covid19, al mondo vi sono altri virus che ancora non conosciamo ma che sono pronti ad emergere e a fare lo spillover (passaggio dall’animale all’uomo). 

Negativa fu la scarsità di mascherine (mentre il piano pandemico federale prevedeva mascherine per tutta la popolazione pronte all’uso) e per questo all’inizio della pandemia nessuno osava raccomandarle. Si disse che non erano così efficaci. Ebbene, una volta arrivate le forniture, ovviamente furono caldamente raccomandate. 

Come altro punto negativo potremmo considerare la confusione iniziale su chi fosse o meno contagioso. Si è fatto un gran casino attorno agli adolescenti, Loro Sì, loro No, così come sulle generazioni a rischio oppure i luoghi di contagio.

Sull’informazione beh, quella iniziale ticinese, per alcuni versi, è sembrata tragico-comica. Uscite pubbliche di alcuni personaggi in prima fila che fecero discutere e non poco.

Per par condicio, ovviamente alcuni punti positivi sono stati i comportamenti esemplari dei cittadini nel primo confinamento ordinato e sicuramente sulla necessità di seguire le regole sanitarie con serietà e disciplina. 

Pure il Governo ticinese è sembrato, con i nostri Consiglieri di Stato, attento, chiaro e sicuramente ha tenuto la freddezza e la calma necessarie per affrontare questa calamità sconosciuta a tutti. Potevamo solo guardare attorno a noi e capire che non tutti i paesi avessero questa altitudine ad affrontare la pandemia nei riguardi della popolazione. 

Mentre Berna, all’inizio della crisi in Ticino, ha deluso parecchio per aver sottovalutato la situazione e fatto “spallucce” sulla gravità a Sud delle Alpi.  Poi però ha recuperato consensi durante la primavera scorsa. A un anno di distanza, tuttavia, ha perso non solo credibilità ma anche il bonus che aveva guadagnato nella prima fase.

Guardiamo avanti. Lei non è un indovino ma faccia una previsione per la Pasqua, e oltre: l’estate, l’autunno.

Non sono un indovino no, perché se lo fossi avrei già vinto all’euromillions. 🙂 Ma devo ammettere che con un po’ di esperienza, di ricerca dell’informazione, spirito di analisi  e un po’ di naso, sono riuscito comunque a prevedere altri avvenimenti legati a questa pandemia.

Testimonianza ne sono gli scritti qui su Ticinolive.ch tra maggio  2020 : 

Galeazzi a 360° sul maledetto Virus – “No, quell’App io non la scarico!” – Ampia intervista – Ticinolive,

 luglio 2020  Coronavirus. La Fase 1 ha lasciato un segno profondo sulla popolazione – Intervista a Tiziano Galeazzi – Ticinolive 

ottobre 2020  “Eccola arrivata nel pieno della sua forza” – di Tiziano Galeazzi – Ticinolive,  “Attenzione alle feste private del prossimo Halloween!” ammonisce Tiziano Galeazzi – Ticinolive

 e gennaio 2021 Berna, quando il boomerang sta per romperti il naso – di Tiziano Galeazzi – Ticinolive

Rileggendo queste interviste, ho riscoperto che sulla seconda ondata nei mesi freddi di fine 2020, avevo ahimè intuito, già a luglio, gli sviluppi futuri: la problematica psicofisica nelle persone, la pericolosità di assembramenti durante le feste e  infine le varianti (oggi sembra che siano più di 5) che ci avrebbero inchiodati e confinati ancora a lungo. Comunque bastava ascoltare diverse campane per intuire come sarebbe avvenuta la seconda fase e ascoltare anche gli esperti fuori dal coro….

Sul futuro, non mi resta che star zitto perché potrei passare per l’uccellaccio del malaugurio o il Gufo dell’aeroporto di Lugano. In ogni modo, sarà un altro anno di up and down cioè di aperture e chiusure e restrizioni. Ho paura che i vaccini oggi in commercio non riescano ad essere non solo sufficienti ma si rivelassero addirittura deboli nei confronti di varianti nuove che entro fine 2021 usciranno ancora.

La Pasqua sarà un mezzo fallimento per tutti e qui mi dispiace per tutto il turismo, la gastronomia, gli hotel e tutto quanto ruota attorno a questo ampio settore economico e finanziario. Questo non vorrà dire che altri settori non soffriranno ancora nei prossimi mesi. Export-Import, finanza e industria medio-piccola.

Non credo che riusciremo a vaccinare tutte le persone che lo vorranno entro l’estate, se Berna non inizia a darsi una mossa anche con vaccini fuori da quelli proposti dai contratti americani o dell’UE. È un affare di miliardi e di accordi. Berna dovrebbe considerare anche vaccini provenienti dalla Russia, da Cuba, da Israele e forse anche dalla Cina (se si pensa poi da dove è partito il Covid19, sigh!) Dovremmo smetterla di seguire le imposizioni dettate dall’UE e dagli USA sul boicotto nei confronti della Russia, ad esempio. Piaccia o non piaccia, siamo carenti di vaccini e la Russia per ben due volte, ha proposto lo Sputnik V a Berna.

Se tanto mi dà tanto, significa che il bene e la salute della popolazione contano meno degli sgarbi politici nei confronti di una nazione specifica! Qui ancora una volta dimostriamo sudditanza alle Istituzioni europee. Ridicolo. 

Nel prossimo autunno saremo di nuovo confrontati con l’inizio dei mesi freddi, mi auguro che arriveremo a una vaccinazione più ampia e libera possibile, senza obblighi ovviamente ma superando il 60% della popolazione, così da creare l’immunità di gregge. 

Auguriamoci che questi vaccini possano coprire anche le varianti o saremo a fine 2021 in fondo alla scala di nuovo. Auspico che i produttori vaccinali continuino gli adeguamenti in piena corsa ma che  non siano nocivi alla popolazione, perché una cosa la dovremo ben dire. Sono vaccini nuovi senza anni di collaudi e nessuno è stato in grado di dire se avranno effetti collaterali nei i prossimi mesi o anni. 

L’UDC federale in questi giorni si sta muovendo con forza. Nei suoi comunicati usa parole dure, raccoglie centinaia di migliaia di firme ma… non è certo che otterrà un risultato concreto.

L’UDC è praticamente l’unico partito in Svizzera che cerca di salvare capra e cavoli. Con questo, intendo di sicuro che il partito a cui appartengo è sensibile sì, alla questione sanitaria e alla tutela della popolazione, ma nel contempo non riteniamo ammissibile che si possa creare un disastro nel tessuto economico e occupazionale. Con queste chiusure, specie oggi con un netto calo di contagi e ospedalizzazioni, stiamo rovinando, oltre all’economia nazionale, anche la psiche delle persone. La Berna federale dovrebbe essere più coraggiosa e riaprire, sempre con le norme igieniche e comportamentali, anche altri settori produttivi. Dal Turismo in generale, alla ristorazione, ai centri fitness-sport e cultura-eventi, laddove a fine anno 2020 hanno dimostrato di non essere stati la causa diretta dell’impennata di contagi. Sembra piuttosto che le lacune arrivassero dai grandi centri di distribuzione, agli ammassamenti di persone e sicuramente anche dai trasporti pubblici. Questo comunque non spetta a me confermarlo. So solo che di questo passo, come scrissi a inizio gennaio di quest’anno, nei prossimi mesi avremo solo macerie, fallimenti, disoccupati, depressioni patologiche, debiti accumulati privati e pubblici, aumento dei suicidi e così il danno, oltre al Covid19, sarà anche un danno permanente all’intera società.

Perché i partiti “borghesi” non sostengono l’UDC? Stanno dalla parte del socialista Berset? Il quale viene biasimato e demonizzato. Quali le sue colpe?

I partiti borghesi a Berna, ovviamente, hanno fatto della questione un tema partitico. Mi chiedo come mai molti imprenditori, commercianti, ristoratori, liberi indipendenti, albergatori e altri settori lavorativi non si incazzino con i loro partiti di riferimento (se vorranno, saranno benvenuti nell’UDC…).😉

Sull’asse Rosso-Verde, con le ultime esternazioni fatte dai verdi ticinesi per bocca della consigliera nazionale Gysin beh, che dire, stendiamo un velo pietoso. Non val la pena sprecare spazi in questa lunga intervista.

il consigliere federale Berset nella prima ondata sembrava avesse in mano la situazione, Oggi scopriamo che fu, in parte, un’apparenza. L’estate scorsa ha sottovalutato pericolosamente la situazione, credendo che fosse tutto finito. Onore a lui che l’ha ammesso anche pubblicamente.

Per me però questo è tutto dire e i risultati si sono visti ai primi freddi invernali.

Lei è deputato e consigliere comunale UDC. Come vede Parmelin e Maurer in seno al Consiglio federale? Sono in grado di sostenere la linea del loro partito?

Dei nostri due consiglieri federali si sa che sono rimasti in minoranza in seno al Governo federale su queste ultime decisioni. Dobbiamo però ricordare che in Svizzera vige la “concordanza” tipica di questo paese. Questa si applica negli Esecutivi ai tre livelli. Federale, Cantonale e Comunale. Sappiamo che è prevista anche nella Costituzione. Questa concordanza viene imposta qualora in un Esecutivo (CF, CdS e municipio) una decisione venga presa a maggioranza: essa dovrà dunque essere sostenuta all’esterno del palazzo anche da chi si era dichiarato contrario. Quindi i nostri due Consiglieri federali hanno difeso verso il paese e la popolazione le decisioni del Governo, sebbene fossero contrari all’interno del collegio.

L’UDC federale attacca duramente il governo. Dunque attacca anche i suoi rappresentanti?

No, come scritto sopra una cosa è un partito e la sua linea e un’altra è la regola della concordanza nel collegio esecutivo. Penso che il CF Parmelin e il CF Maurer abbiamo discusso il tema con il partito in buona sintonia.

L’impressione di molti (e un po’ anche mia) è che il Consiglio federale sia “soggiogato” dal suo stesso team di “superesperti”, le cui competenze sembrano irraggiungibili e indiscutibili. Quale la sua opinione?

Certo, lo si vede anche nella vicina Italia, purtroppo sempre più gli esperti o pseudo esperti prendono spazio pubblicamente e dicono tutto e il contrario di tutto. Per molti di loro penso che in questo anno di pandemia abbiano assaporato la ribalta mediatica, perdendo il focus del loro ruolo e del contributo che è stato chiesto loro inizialmente.  Deriva pericolosa, perché è pur sempre la politica che deve prendere decisioni per il popolo e non i tecnici. Loro sono di supporto e dovrebbero restare nel loro campo d’azione. Così facendo portano confusione tra la popolazione e alcune volte anche angoscia.

I più colpiti continuano ad essere gli esercenti, che protestano ad altissima voce. Ristoranti e bar costituiscono dunque il pericolo massimo? Su quali basi si può fare un’affermazione del genere?

A questa domanda mi sono permesso di rispondere sopra.

Il vaccino sarà la nostra salvezza? La Svizzera – fin qui – ha condotto una campagna efficace (detto anche in confronto con altri paesi)?

Il tema vaccini è un tema complicatissimo e molto tecnico. Non entro nel dettaglio specifico e non mi permetto pronunciarmi e dire se sarà o meno la nostra salvezza (in termini planetari, ovvio). Mi auguro solo che in un futuro potremo scoprire che sì, avranno debellato il Covid19, i suoi mutanti e i suoi fratelli che verranno nei prossimi anni, ma scongiuro che non creino effetti e patologie ulteriori che oggi non conosciamo. La scienza deve fare progressi e oggi le tecnologie sono molto più avanzate che agli inizi del ‘900, quando avevano pochi mezzi contro la Spagnola e altre malattie. L’incognita di questi vaccini odierni è la poca esperienza che abbiamo dalla loro creazione. Meno di un anno.

Come già scritto all’inizio, la Svizzera è in ritardo sulla campagna vaccinale perché è stata incanalata su pochi produttori. Dovrebbe aprire gli orizzonti ad altri vaccini anche non troppo distanti da noi. Qualcuno sa a Berna il perché non abbiamo risposto per ben due volte all’offerta russa. Quel qualcuno dovrebbe uscire allo scoperto e dire il perché, se vi è un motivo prettamente di prodotto e affidabilità, oppure una semplice questione politica e di embargo generalizzato.

Il caso del dottor Ostinelli (che noi abbiamo intervistato) sta facendo rumore. Ostinelli è un ribelle, un agitatore, un diffusore di fake news? O una vittima?  Fino a che punto ha diritto di parola? E fino a che punto può essere bloccato e punito?

Tutti (a parole) condannano la censura. Nel gorgo della Pandemia la censura è lecita? Doverosa?

Non conosco di persona il Dr. Ostinelli e a dir la verità non ho seguito tutto quanto ha detto e scritto sui social. Non l’ho nemmeno come “amico in facebook” per ora.  😊

Non mi sembra però un terrorista e/o agitatore. E’ una persona come tante altre che lavora nel campo medico e ha le sue responsabilità e idee, sicuramente avrà fatto le sue valutazioni scientifiche.

Ora, che piaccia o meno non posso dirlo e non tocca a me, ma quanto al fatto che sia stato messo alla gogna e giudicato quasi come un delinquente per le sue esternazioni, credo si sia andati oltre la libertà di parola e di informazione che la nostra Costituzione garantisce all’Articolo 16.

La censura di parola e d’informazione, così come la limitazione e negazione delle libertà individuali nei secoli passati hanno portato solo dittature, guerre e distruzione. Cerchiamo durante questo secolo di non tornare indietro nei periodi bui, come la Santa inquisizione, distruggendo quanto conquistato per ottenere le libertà e vanificando le morti di coloro che le ottennero per tutti noi.

Sto preparando l’intervista ed è la sera del 17 febbraio. Berset ha parlato (ma le decisioni sono collegiali). Lei si sente soddisfatto? Il nostro governo ha una strategia chiara ed è una guida sicura?

Separiamo la prima fase della pandemia (febbraio-settembre) dalla seconda fase e terza, tra ottobre-oggi e forse domani. Se la prima fase di CovidExit è stata, dopotutto con qualche difetto di esperienza e ci mancherebbe altro, discretamente riuscita, questa seconda fase di certo risulta essere confusionaria, instabile e ovviamente senza una strategia CovidExit 2. Si naviga a vista insomma, senza bussola ma cercando di orientarsi  con le stelle in una notte piena di nubi.

Ci auguriamo tutti che si cambi registro a Berna e così a cascata anche nei Cantoni.

Ultima domanda, parliamo di soldi. Che cosa succederà quando (dopo il lieto fine) si faranno i conti?

Possibile che di questo passo avremo debiti pubblici a tutti i livelli che ci porteremo sulle spalle per i prossimi 20 anni, mentre nelle tasche delle cittadine e dei cittadini scarseggiano i soldi per far fronte alle spese quotidiane. Un dramma nel dramma che va risolto presto. Sconfiggere il virus cinese e le sue varianti ma nel contempo tornare in sicurezza a lavorare e a far girare la macchina economico finanziaria in tutti i settori produttivi. Sostenere chi oggi necessita di una mano ma dargli la possibilità di lavorare e produrre per rialzare tutta l’economia comunale, cantonale e nazionale. Sperare che le altre nazioni facciano altrettanto perché. se non fosse così, avremmo grossi guai con la nostra industria di export e import.

“Dalle macerie si ricostruirà una nuova più forte e prospera Babilonia”

*****

Esclusiva di Ticinolive