Sono a mezz’asta le bandiere in Italia, per la tragica morte dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere della di lui scorta, Vittorio Iacovacci. Nell’agguato è morto anche il loro autista Mustapha Milambo.

Anche se, come riferisce il sito Actualite.cd, le Forze Democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr) negano la propria responsabilità nell’uccisione dei due uomini, il governo di Kinshasa accusa i ribelli hutu, sostenendo che i rapitori avrebbero ucciso i due italiani a bruciapelo.

L’agguato è avvenuto mentre il diplomatico e il militare viaggiavano a bordo di un’auto dell’Onu nel Nord Kivu, una regione della Repubblica democratica del Congo. Da anni il Kivu è dilaniato dagli scontri tra le milizie di terroristi che pretendono il controllo del territorio.

L’imboscata, inizialmente a scopo di sequestro, è probabilmente stata attuata dalle “Forze democratiche di liberazione del Ruanda” (Fdlr), sedicenti ribelli di etnia Hutu conosciuti per l’aberrante genocidio in Ruanda del 1994, come dichiarato anche dallo stesso governo di Kinshasa.

L’ambasciatore ucciso nell’attentato in Congo

Mentre l’Italia, nel frattempo, ha chiesto un rapporto dettagliato alle Nazioni Unite, il Ruanda attua la ricostruzione, secondo la quale il convoglio, che era composto da due vetture del Programma alimentare mondiale (Pam-Wfp), viaggiava verso nord, sulla strada tra Goma e Rutshuru. Proprio a Rutshuru, l’ambasciatore italiano avrebbe presenziato a un programma di distribuzione di cibo nelle scuole dell’agenzia dell’Onu.

Alle 10.15 (ora italiana: 9.15), a circa 15 km da Goma, le due auto sono state costrette a fermarsi, nei pressi di Nyiaragongo, nel parco nazionale di Virunga (già teatro di un attentato terroristico nell’aprile scorso). Qui, un commando di sei persone ha aperto il fuoco, uccidendo l’autista. Catturati il diplomatico e il carabiniere della scorta, i ribelli li avrebbero portati nella foresta.

Quando, scattato l’allarme, sul posto è arrivata una pattuglia di ranger dell’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura, assieme ad alcune forze dell’esercito locale, ne è subito seguito un violento conflitto a fuoco.

Le Ecoguardie e le Fardc, conducendo malamente le trattative, hanno inseguito i ribelli, sino a giungere a 500 metri da questi. Allora i rapitori hanno tirato da distanza ravvicinata. Per la mala gestione delle trattative di liberazione da parte del governo congolese, gli aggressori, non catturati, hanno freddato il carabiniere Iacovacci. Poco dopo, anche Attanasio è stato colpito.

Quando le forze dell’ordine congolesi hanno raggiunto i ribelli, i due italiani erano già morti. Attanasio è stato caricato su un pick-up dai soccorritori, e trasferito all’ospedale di Goma, dove non si è potuto far altro che constatare il decesso.

Il governo congolese ha in seguito giustificato la propria malagestione dell’attentato, dichiarando che le autorità provinciali del Nord Kivu non erano a conoscenza della presenza dell’ambasciatore nell’area e che perciò non hanno potuto condurre con successo l’operazione, fallita, invece, miserevolmente.

I ribelli hutu si macchiarono di un altro assalto già nell’aprile scorso, quando, in seguito ad un loro attacco, morirono 17 persone tra cui 12 rangers del parco nazionale Virunga. Le autorità locali ruandesi assicurano ora “massima collaborazione con la magistratura italiana per chiarire dinamiche e responsabilità dell’uccisione”, come riporta la Farnesina in un tweet dopo una telefonata intercorsa tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e la sua omologa Marie Tumba Nzeza.

Nel frattempo, come riferisce un comunicato della presidenza congolese riportato dal sito Cas-Info, il capo di Stato congolese Félix Antoine Tshisekedi, ha inviato a Roma un “suo emissario per portare una lettera personale al presidente del Consiglio italiano” Mario Draghi. Tshisekedi si dice pronto a condannare “questo attacco terrorista”.