“L’MPS, l’opposizione, è stata premiata dal voto popolare”. Sì, e si capisce anche il perché. La società è strapiena – oggi più che mai – di gente frustrata e incavolata al massimo. Una frazione di essa vede i combattenti dell’MPS come “eroi vendicatori”, e li vota. Nulla di male, è la democrazia.

Il testo seguente contiene accuse vibranti contro un Potere “che vuole imbavagliare l’opposizione”. A noi sembra che il Potere (per quel che vale) cerchi (magari goffamente) di difendersi contro un abuso manifesto di strumenti parlamentari. È ragionevole che 1/30 del Parlamento lo condizioni, sommergendolo con una valanga di interpellanze e interrogazioni e, talvolta, lo affligga e lo sconcerti con variopinte sceneggiate? Questo 1/30 è il padrone del Gran Consiglio?

È importante comprendere il meccanismo strategico che sta alla radice della faccenda. A un partito piccolo non causa alcun danno il rifiuto o il biasimo espresso da una vasta maggioranza di cittadini. Se con il suo “baccano” conquista una frazione di elettorato, lì è vincente.

Passa da 1 a 3. E domani (forse) da 3 a 5.

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Lunedì 22 febbraio, in Gran Consiglio, andrà in scena l’ennesimo goffo tentativo di limitare le possibilità d’intervento dei parlamentari dell’MPS.

Sono mesi che i partiti presenti nelle commissioni (tutti, “destri” e “sinistri”) tentano di limitare i nostri interventi. Dal dimezzamento del tempo a nostra disposizione per intervenire all’adozione sempre più spesso della procedura scritta (che non permette d’intervenire), fino all’anticipo della data per la presentazione degli emendamenti. Senza dimenticare la presenza in aula, esattamente alle nostre spalle, di poliziotti in borghese.

La proposta di modifica della legge sul funzionamento del Gran consiglio che verrà votata lunedì va però molto più in là. Vuole introdurre un meccanismo di censura preventiva da parte dell’ufficio presidenziale sulle interpellanze che potranno venir discusse in aula. Ricordiamo che l’interpellanza è una domanda (che può essere articolata in più punti) che un parlamentare sottopone al Consiglio di stato che è tenuto a rispondere in aula. Grazie a questo strumento l’MPS è riuscito a far venire alla luce tematiche importanti: dai maltrattamenti nelle case per anziani allo scandalo del rimborso di 300 franchi dei telefoni dei Consiglieri di stato, fino alla strage di anziani per COVID a Sementina, per non ricordarne qui solo alcune.

Alle ultime elezioni cantonali del 2019 l’MPS si è presentato con lo slogan “l’opposizione siamo noi”. Da anni facciamo opposizione, soli contro tutti, nelle istituzioni e nella società. Noi pensiamo che chi governa, a livello federale, cantonale e comunale, non lo fa nell’interesse della stragrande maggioranza della popolazione e di conseguenza ci opponiamo e facciamo proposte alternative.

Lo abbiamo fatto a livello federale quando, tutti (ma proprio tutti, anche le consigliere agli Stati che oggi vanno in televisione a dire che no, non si può aumentare l’età AVS delle donne!) volevano aumentare l’età AVS delle donne (Previdenza 2020); lo abbiamo fatto contro lo smantellamento degli ospedali, contro il dumping, contro l’indegno salario minimo cantonale e contro gli aumenti dei salari dei municipali di Bellinzona e di quelli del Consiglio di Stato. E lo faremo lanciando il referendum contro il PSE a Lugano.

Il risultato delle ultime elezioni cantonali è stato chiaro. L’MPS, l’opposizione, è stata premiata dal voto popolare. Siamo passati da 1 a 3 deputati, il nostro parlamentare uscente Matteo Pronzini con oltre 13’000 voti personali è stato uno degli eletti più votati in assoluto. Questo nostro lavoro d’opposizione parlamentare è continuato e si è intensificato con l’elezione di due combattive compagne, Simona Arigoni e Angelica Lepori.

Per noi è chiaro: se 87 parlamentari o giù di li, ed i partiti che li rappresentano, passano il loro tempo a riflettere come limitare i già pochi diritti dell’opposizione significa che stiamo facendo bene il nostro lavoro. A differenza di loro, noi non siamo in Parlamento per scaldare la sedia, ricevere lauti rimborsi, e sfruttare la nostra posizione per far affari ed aprire porte. Hanno paura ed esprimono questa loro paura stupidamente.
Detto molto francamente, possono introdurre tutte le censure che vogliono, possono limitare i nostri spazi d’intervento, e sicuramente uno dei prossimi passi sarà cercare di toglierci l’immunità per quanto scriviamo nei nostri atti; ma noi continueremo ancora più determinati a svolgere il nostro
ruolo d’opposizione.

Veniamo da lontano e andremo lontano; rappresentiamo una corrente politica che sempre, dappertutto e con coerenza ha denunciato l’oppressione, il soffocamento dei diritti democratici, l’oppressione politica e sociale.

Veniamo da una tradizione che ha denunciato il gulag (quando tutti si giravano dall’altra parte facendo finta di non sapere e non vedere); una tradizione che cerca di ridare dignità al termine socialismo e che non può che detestare le caricature offerte dalle dittature a partito unico che ne
portano il nome, come quella nordcoreana o cinese, con la quale voi fate affari d’oro scaricandovi poi la coscienza con qualche frase sul rispetto dei diritti dell’uomo inserita in qualche codicillo di sontuosi accordi commerciali. E che detesta con uguale fermezza la ormai definitiva e consolidata deriva social-liberale che di socialista e democratico ha ben poco.

Apparteniamo a questa solida tradizione, socialista, comunista e libertaria: pensano i rappresentanti della casta che queste piccole bassezze ci possano intimorire? Di una cosa possono però star certi: prima o dopo questa loro società capitalista verrà sopraffatta e si potrà, finalmente, istaurare una
società che non opprima le donne e gli uomini ed abbia rispetto per il clima e la natura.

A quel momento sarà una delle nostre principali preoccupazioni garantire, anche a coloro che hanno una concezione così indegna della democrazia come quella che sta dimostrando i Parlamento cantonale, i più ampi diritti democratici. Perché non vi sono dubbi che la democrazia socialista, quella che noi difendiamo e che nulla ha a che vedere con i regimi a partito unico, è di gran lunga superiore a quel simulacro di democrazia rappresentato dalla tradizione liberal-borghese.

Movimento per il Socialismo