La visita in Iraq di Papa Francesco giunge in un momento delicato per il Paese, e di alta tensione per tutto il mondo. Il Pontefice si dice entusiasta.

Prima del decollo, il Pontefice ha concesso udienza a 12 rifugiati iracheni accolti dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Cooperativa Auxilium, accompagnati dall’Elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, poi, il Pontefice si è messo in viaggio verso Baghdad. È decollato stamattina alle 7,45, a bordo dell’Airbus A330 dell’Alitalia dall’aeroporto di Fiumicino: resterà in Iraq per quattro giorni, ed il rientro in Italia è previsto per la tarda mattinata di lunedì.

Alle 14.00 ora locale (le 12 in Italia) Papa Bergoglio arriverà a Baghdad. La sua sarà certamente una visita storica, che va però a coronare la tensione di un periodo già altamente a rischio, per la situazione mediorientale nuovamente esplosiva.

Solo ieri, infatti, ben 10 i razzi hanno colpito nell’ovest dell’Iraq la base militare di Ain al-Asad, che ospitava le truppe Usa, provocando la morte di un contractor. La base presa di mira è la stessa che l’Iran colpì a gennaio dell’anno scorso in risposta all’uccisione statunitense di Soleimani, quando decine di soldati Usa rimasero gravemente feriti. Per questo, la serpeggiante e complessa situazione mediorientale, iniziata con l’uccisione di Solemaini da parte degli USA durante l’amministrazione Trump, ma riesplosa con la guerriglia iraniana che dal 15 febbraio scorso ha provocato il ferimento di decine di soldati americani,  e conseguita, quindi, con l’attacco aereo in Siria, il primo dell’era Biden, contro le basi dei ribelli iracheni, che ha provocato la morte di diciassette di questi ultimi, continua a mietere vittime e, ieri, un ulteriore attacco iracheno, in risposta agli Usa, ha scagliato dieci razzi iraniani sulla base militare irachena che ospitava truppe USA.

Ma non è tutto, poiché, in tale complessità, Il ministro degli Esteri iraniano, Mohamad Javad Zarif e il rappresentante degli Esteri iracheno, Fuad Mohammed Hussein appaiono paurosamente solidali, in funzione antiisraeliana e anti statunitense.

In un Paese così simbolico – la terra di Abramo – e così fragile, la visita del Pontefice sembra quindi lenire una situazione tanto rischiosa. “Da tempo – ha affermato Bergoglio – desidero incontrare quel popolo che ha tanto sofferto; incontrare quella Chiesa martire nella terra di Abramo.” Esaudendo il desiderio che fu già di San Giovanni Paolo II, Bergoglio incontrerà quindi il popolo iracheno.

A Baghdad, Francesco incontrerà il premier iracheno, Mustafa Abdellatif Mshatat, conosciuto come Al-Kadhimi nella” sala VIP” dell’aeroporto della capitale. Di qui, sarà trasferito al Palazzo presidenziale per la cerimonia ufficiale di benvenuto e la visita di cortesia al presidente della Repubblica irachena, Barham Ahmed Salih Qassim.

A Baghdad si recherà poi alla cattedrale siro-cattolica di “Nostra Signora della Salvezza”, per incontrare i vescovi, sacerdoti e catechisti.

Lo stesso Papa Francesco ha ricordato mercoledì scorso all’udienza generale che la visita in Iraq è accompagnata da una trepidante attesa da ambedue le parti.