Sulla scia del caso del produttore cinematografico Harvey Weinstein, che sconvolse tutta Hollywood, e del movimento femminista #MeToo iniziato negli Stati Uniti proprio dopo le accuse di stupro e abuso del magnate cinematografico, la giornalista francese Sandra Muller, direttrice del giornale “La Lettre de l’Audiovisuel”, nel 2017 chiede la libertà di parola delle donne vittime di molestie e aggressioni sessuali attraverso il lancio dell’hashtag #balancetonporc (esponi il tuo maiale).

Nella sua prima denuncia svelò su Twitter la violenza verbale dell’ex presidente del canale televisivo francese (dedicato alle corse dei cavalli) “Equidia”, Éric Brion. “Hai il seno grande, sei il mio tipo di donna, ti farò venire tutta la notte”, gli avrebbe detto l’uomo durante la loro conversazione in occasione di una serata al Festival di Cannes nel 2012. Nelle colonne di Le Monde la Muller scrisse: “Ho deciso di dare il nome del mio molestatore verbale sulla mia rete per dare l’esempio. Era urgente fermare questo tipo di comportamento”.

Malgrado Éric Brion, all’epoca 46enne, si sia scusato pubblicamente e abbia riconosciuto di aver fatto commenti inappropriati precisando di averlo fatto durante un aperitivo a tarda sera e di averlo fatto una sola volta, nel 2019 ha citato in giudizio la giornalista per diffamazione. “Non ho mai lavorato con Sandra Muller e la scena descritta è avvenuta una sola volta. In questo contesto, come si può parlare di molestia sul lavoro? Non è sproporzionato?”, affermò Brion nel 2018 specificando che preferiva la giustizia piuttosto che il tribunale dei social network. Il post della Muller lo dipingeva, a suo dire, erroneamente come un molestatore e che la cattiva pubblicità aveva rovinato la sua carriera.

50 mila euro di risarcimento danni, 15 mila euro di spese legali e la cancellazione del messaggio dove viene rivelato il suo nome. Questa la richiesta di Brion davanti la sezione civile del tribunale di Parigi.

Nel settembre del 2019, la giornalista viene condannata a pagare 15 mila euro a titolo di risarcimento danni per averlo accusato su Twitter di aver fatto commenti sessualmente osceni durante una festa, senza aver fornito alcuna prova delle sue affermazioni.

La Corte d’appello di Parigi ha ribaltato mercoledì il verdetto di condanna del 2019 per diffamazione, stabilendo che, nonostante Éric Brion abbia “sofferto” per essere stato il primo uomo ad essere denunciato sull’hashtag, la giornalista ha agito in buona fede. Una vittoria storica per le vittime di molestie sessuale e un enorme sollievo per la Muller.

Dopo un inizio lento, il movimento femminista #MeToo sta prendendo piede in Francia, invitando le donne a farsi avanti con le storie di molestie e abusi sessuali, anche se i loro aggressori hanno avuto fino ad oggi poche conseguenze. A differenza invece di quanto è accaduto negli Stati Uniti, dove più di 200 uomini potenti appartenenti ad importanti industrie hanno perso il lavoro a seguito delle storie raccontate sull’hashtag.

L’atteggiamento nei confronti del sesso sta diventando oggetto di crescente attenzione attraverso le memorie che raccontano abusi. Lo confermano diversi scrittori di libri, come per esempio le giornaliste  Megan Twohey e Jodi Kantor  con il loro successo “She Said”.