Ayman al-Safadi, vice primo ministro della Giordania, ha dichiarato che l’ex principe ereditario 41 enne Hamzah bin Hussein è stato accusato di aver tentato di mobilitare i leader tribali contro il governo giordano per perseguire un complotto a lungo termine per destabilizzare il regno, con il sostegno di entità straniere.

Il principe Hamzah, fratellastro del re Abdallah II, è in stato di arresto ai domiciliari nel suo palazzo ad Amman e sottoposto ad interrogatorio. In un raro scontro pubblico tra i massimi membri della famiglia reale, Hamzah ha negato la cospirazione accusando i leader giordani di corruzione e incompetenza. Altri 20 funzionari di alto livello considerati suoi “associati” sono stati arrestati.

Il vice primo ministro al-Safadi ha detto che le forze dell’intelligence giordane hanno osservato i cospiratori da diverso tempo e condotto ampie indagini che hanno portato ad esprimere le loro preoccupazioni al re. “Questi erano sforzi che minacciavano la sicurezza e la stabilità della Giordania, e questi sforzi sono stati sventati”, ha dichiarato in una conferenza televisiva al-Safadi il giorno dopo gli arresti.

Non sono stati identificati i presunti paesi stranieri coinvolti nel complotto. Tra le persone arrestate ci sono Sharif Hassan, un membro della famiglia reale, e Bassem Awadullah, ex funzionario della corte reale e rappresentante speciale della Giordania presso il governo saudita, i quali si erano impegnati, secondo le autorità giordane, in attività con membri dell’opposizione giordana all’estero per promuovere la ribellione al fine di rovesciare il potere. L’intelligence giordana ha confermato anche il coinvolgimento di un ex agente del Mossad, un certo Roi Shpushnik che attualmente vive in Europa, il quale era in contatto con la moglie di Hamzah, la principessa Basmah, per offrirgli un modo di lasciare la Giordania tramite un jet privato messo a disposizione verso qualsiasi destinazione desiderata.

Il re Abdallah ha annunciato che avrebbe discusso il presunto colpo di stato direttamente con il principe agli arresti domiciliari, per affrontare la questione internamente alla famiglia, prima di sottoporre il caso ai tribunali di sicurezza dello Stato. Non vuole correre rischi, vista la grande popolarità sui social di Hamzah e di sua madre (di origine americana), la regina Nūr al-Husayn, ultima moglie del defunto Re Husayn di Giordania, la quale ha già definito una calunnia l’accusa contro suo figlio. “Prego che la verità e la giustizia prevarranno per tutte le vittime innocenti di questa malvagia calunnia. Dio li benedica e li tenga al sicuro”, ha scritto la regina Nūr in post pubblicato domenica su Twitter.

Hamzah è riuscito a inviare un video alla BBC inglese, in cui afferma che gli è proibito comunicare con le persone o di usare Twitter, dopo che gli era stato detto che aveva partecipato a riunioni in cui era stato criticato il re. Nel video si accusa il governo di incompetenza e intolleranza per il dissenso. “Non sono la persona responsabile del crollo della governance, della corruzione e dell’incompetenza che è stata prevalente nella nostra struttura di governo negli ultimi 20 anni e che sta peggiorando… e non sono responsabile della mancanza di fede che le persone hanno nelle loro istituzioni”, racconta Hamzah nel video.

Un incidente che sta sollevando preoccupazioni sulla stabilità di un paese alleato chiave per l’occidente in una regione turbolenta. Gli Stati Uniti hanno collaborato per anni con la Giordania nelle operazioni antiterrorismo. Nessuno è in grado di parlare o esprimere opinioni su qualsiasi cosa senza correre il rischio di essere vittima di bullismo o minacce, di essere arrestato e molestato, secondo Hamzah.

Per gli attivisti che hanno protestato a lungo contro la corruzione sistematica in Giordania, l’evento di questo fine settimana segna una nuova repressione in vista. Il re Abdallah ha governato il paese dalla morte di suo padre, avvenuta nel 1999, coltivando forti legami con le amministrazioni statunitensi, ma ha combattuto contro il presidente Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sui piani israeliani proposti per annettere la Cisgiordania e aggirare i palestinesi.

Secondo alcuni analisti politici, in Giordania tutti chiedono riforme. La notizia del presunto colpo di stato resa pubblica soltanto attraverso brevi dichiarazioni in mezzo al totale silenzio dei media locali, fa pensare che potrebbe essere una storia di copertura per qualche altra manovra politica.