Giorgos Karaivaz, noto giornalista specializzato in cronaca nera e volto televisivo dell’emittente privata Star TV, è stato ucciso venerdì pomeriggio a colpi d’arma da fuoco vicino alla sua casa a sud di Atene mentre stava rientrando dal lavoro.

Testimoni hanno riferito di due uomini a bordo di una moto che gli si sono avvicinati mentre il passeggero apriva il fuoco ad una distanza di circa 5 metri proprio quando il giornalista stava scendendo dalla sua auto, usando un’arma calibro 9mm dotata di silenziatore. Nessuno ha udito spari. Karaivaz è morto all’istante accanto alla sua auto colpito da almeno sei proiettili.

Con venti bossoli raccolti sulla scena del delitto, la polizia greca ha descritto l’agguato come una vera e propria esecuzione. Un assassinio inquietante che ha scioccato tutti i colleghi giornalisti e l’intero establishment politico che ha offerto le condoglianze. Tutti concordi nel condannare con fermezza la brutale uccisione avvenuta in pieno giorno esprimendo orrore e nel chiedere agli investigatori di stabilire immediatamente se l’omicidio fosse correlato al suo lavoro giornalistico.

“L’uccisione di Giorgos Karaivaz in Grecia oggi è un tragico promemoria che il giornalismo è una professione pericolosa in Europa. Chiedo alle autorità di indagare con urgenza su questo crimine e di garantire che i responsabili siano garantiti alla giustizia”, ha affermato il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović.

Sposato con un figlio, il 54enne Karaivaz era un volto molto familiare dopo aver lavorato per decenni per diverse testate giornalistiche e trasmissioni televisive greche. Non aveva segnalato alcuna minaccia di morte e non aveva richiesto la protezione della polizia. Non ci sono al momento segnalazioni di un possibile movente, tuttavia la polizia ha detto che l’omicidio era chiaramente pianificato con cura. “Qualcuno ha scelto di zittirlo con i proiettili per impedirgli di scrivere le sue storie contro pratiche mafiose e piani criminali”.

L’assassinio di Giorgos Karaivaz ha somiglianze allarmanti con quello avvenuto quasi undici anni fa in Grecia, con un altro importante giornalista e conduttore televisivo, Socrate Giolias, il quale stava lavorando su un’inchiesta di corruzione. Tre uomini vestiti da guardie giurate, arrivarono la mattina presto del 19 luglio 2010 alla residenza di Giolias convocandolo tramite citofono fuori casa con la scusa che la sua auto fosse stata probabilmente rubata. Fu colpito a morte da distanza ravvicinata con due fucili semiautomatici calibro 9mm. Aveva 37 anni.

Secondo Reporter Senza Frontiere, un’organizzazione internazionale che promuove il diritto alla libertà di informazione, la Grecia era nel 2020 al 65° posto su un totale di 180 nazioni in termini di libertà di stampa. La posizione della Grecia la colloca tra gli stati meno liberi dell’Unione europea, vicino a nazioni come l’Ungheria e la Polonia, che sono famigerate per il modo in cui trattano il giornalismo investigativo.