La “mission impossible” di ieri non ha in effetti ottenuto nulla a riguardo dei “tre punti”, e oltretutto rimane il sullo sfondo il convitato di pietra, ovvero il ruolo della Corte di Giustizia dell’UE; quello che all’inizio del 2019 era il quarto punto, il più arduo e imbarazzante, e che forse proprio per questo è stato quasi subito rimosso dall’elenco e non più nominato ai media.

Ha solo ottenuto, ed è positivo, di dire chiaramente che questi punti in sospeso saranno un beneaugurato ostacolo alla firma dell’accordo. La Svizzera (dichiarano) non può cedere su essi; l’UE non vuole rinegoziarli o escluderli, in quanto importanti nel suo progetto di sottomettere la legislazione svizzera all’UE.

Posso sperare che l’accordo quadro farà la fine della richiesta di adesione svizzera all’UE, presentata nel 1992, congelata quasi subito e ritirata nel 2016. Paradossalmente credo fu ritirata per cercare di togliere le ambiguità sull’accordo quadro, per tentare di dimostrare che non era una via alternativa per portarci all’adesione. Missione fallita anche in questo caso, potrei dire.

PS. Ieri ho sentito alla RSI che Parmelin avrebbe dichiarato che l’intesa è chiaramente a sfavore della Svizzera. Tutti i miei complimenti, se così fosse; dire la verità sta diventando sempre più un atto rivoluzionario.

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Questo Pensiero del giorno altro non è che un commento al nostro articolo, che abbiamo particolarmente apprezzato.