Il diplomatico italiano Curzio Pacifici, assistente addetto alla difesa e addetto navale presso l’ambasciata italiana di Mosca, è stato definito “persona non grata” e gli è stato intimato di lasciare la Russia entro 24 ore. Così il governo di Mosca ha risposto all’espulsione di due diplomatici russi dall’Italia, decisa in seguito all’arresto dell’ufficiale della Marina italiana Walter Biot, accusato di aver svolto attività di spionaggio per il governo russo. Lo scorso 30 marzo, Biot era stato colto in flagrante mentre consegnava delle informazioni riservate a un ufficiale russo, in cambio di una somma di denaro.
La Farnesina ha reagito con sconcerto alla notizia dell’espulsione: “Abbiamo appreso con profondo rammarico della decisione della Federazione Russa di espellere l’Addetto navale aggiunto dell’Ambasciata d’Italia a Mosca con un preavviso di 24 ore. Consideriamo la decisione infondata e ingiusta perché in ritorsione ad una legittima misura presa dalle Autorità italiane a difesa della propria sicurezza”, ha dichiarato in una nota.
Il ministero degli Esteri russo, a sua volta, non nega il motivo dell’espulsione: “Il 26 aprile, all’ambasciatore italiano Pasquale Terracciano è stata consegnata una nota del ministero che dichiara ‘persona non grata’ l’assistente addetto alla Difesa e l’addetto Navale come rappresaglia per le azioni ostili e ingiustificate delle autorità italiane nei confronti dell’addetto militare della Federazione Russa presso l’ambasciata a Roma”.
Non è un periodo tranquillo per le relazioni internazionali russe. Alcune tensioni si sono verificate anche con Praga, che ha accusato gli agenti segreti russi di essere coinvolti nell’esplosione di un deposito di munizioni risalente a 6 anni fa. L’accusa si è concretizzata nell’espulsione di 19 diplomatici dell’ambasciata russa e di 20 diplomatici dell’ambasciata ceca a Mosca. Uno schema simile si è riproposto con il governo della Polonia e, più recentemente, con l’Ucraina.