di Vittorio Volpi

Vogliamo diventare un po’ più ricchi prima di diventare troppo vecchi.

Circa una dozzina di anni fa l’attuale leader cinese Xi Jinping durante un incontro con un politico italiano (Giulio Tremonti, l’allora Ministro dell’economia italiana) fece una battuta con il sorriso ed era “speriamo di goderci un po’ di ricchezza prima di diventare troppo vecchi”. Tradotto: la società invecchia celermente e quindi la demografia ci giocherà contro.

Xi non scherzava, aveva sott’occhio il caso Giappone ed il suo declino economico, quando finiscono i baby boom o quando la vita è troppo cara per fare figli.

Guardava ai 30 milioni di giapponesi over 65 che pesano sulle spesa sociale, alla mano d’opera che scarseggia, la perdita di dinamismo con l’arrivo dell’affluence. Una società che invecchia.  Tutta una serie di fattori difficili da controllare. Comprensibilmente il recente censimento cinese è argomento delicato e di speculazione. 
Per questo, stante le possibili speculazioni straniere sui risultati del recente censimento (decennale) le autorità cinesi risultano essere lente nel comunicare i risultati, i numeri sarebbero allarmanti.

Per la prima volta ci sarebbe una decrescita della popolazione cinese dal 1949 (anno dell’inaugurazione della Repubblica Popolare Cinese). Il conteggio indicherebbe la discesa sotto l’1.4 miliardi che i dati intermedi avrebbero quantificato per il 2019. Come mai?

La contrazione della popolazione è secondo le previsioni che però stimavano la curva a U a partire dal 2025. Quindi la svolta negativa sarebbe anticipata di 4 anni.

Pronta la reazione ai commenti stranieri da parte del quotidiano Global Times, di fatto un tabloid controllato dal Partito Comunista. Non si tratterebbe di una decrescita della popolazione, ma solo un “blip statistico”, cioè un malinteso statistico e non l’indicazione di un trend. Evidente la preoccupazione dell’alta burocrazia di Pechino di non disseminare informazioni che potrebbero avere un impatto negativo sulla popolazione ed avrebbe quindi una sensibilità politica rilevante: contraddicendo in particolare il messaggio di Xi che “l’Oriente è in ascesa, l’Occidente in declino”.

Peraltro negli Usa l’aspetto demografico è positivo. È risaputo che nei centri di potere si stia considerando un innalzamento dell’età di pensionamento, impopolare ovviamente. Attualmente è a 60 anni per gli uomini e a 50-55 per le donne. A questo si aggiunge l’allungamento dell’aspettativa di vita media salita dai 40 anni (1950) ai 77 di oggi. Un salto molto positivo. 

Da quando l’economia ha virato dall’esportare o morire all’espansione dell’economia interna, la giovane età della popolazione e l’aumento dell’aspettativa di vita erano gli ingredienti base per migliorare la situazione. Eventi come quelli che stanno emergendo, decrescita della popolazione e fare meno figli, impatterebbe sull’economia che per crescere necessita di aumento della forza lavoro e dei consumi interni (meno gente, minor consumi).

Ma vediamo perché si fanno meno figli. La situazione attuale è nata da una decisione politica, post Mao, del 1979. Allora il Partito riteneva che troppe bocche da sfamare rallentassero la crescita perciò si adottò la politica del figlio unico.

Cultura ed altro imponevano che il figlio unico fosse maschio (successione, continuazione del nome, etc.) e quindi in ogni modo, figli maschi.

Tale politica non evidenziava il problema perché compensata da una popolazione giovane e crescita della durata della vita. Gradatamente però i nodi sono venuti al pettine. Tant’è che nel 2016 è stato consentito alle famiglie il secondo figlio, ma senza risultato.

Sappiamo quanto sia complesso anche da noi fare figli, tra l’altro in un paese -modello confuciano- dove la conoscenza, lo studio, sono così importanti, si comprende la cautela nel procreare. Non si vuole mettere al mondo dei figli ai quali non si può dare una vita normale.

La ovvia conseguenza sta nelle statistiche delle nascite riportate nel 2020, diminuite del 5% rispetto all’anno precedente. Si sussurra che ora si vogliano togliere i limiti alle nascite: fate figli quanti ne volete.

Molti  però sostengono che occorrerebbe modificare  il modello società/lavoro perché cambiare la legge è inutile se le famiglie non vogliono/ possono fare figli con il sistema attuale.