“Da leghista il Molino l’avrei sbaraccato anni fa!” dichiara Norman Gobbi in una intervista rilasciata a Ticinonews. Il tono da “vendicatore della notte” o da Nembo Kid non può che suscitare ammirazione, soprattutto in coloro che premono per il ripristino della legalità.

Ma non è tutto, le cose non sono (mai) così semplici. Perché il presidente del Consiglio di Stato (con i suoi colleghi) ha spedito una lettera da Bellinzona a Lugano. Nella quale si suggerisce in sostanza di “tollerare ancora per qualche tempo” la presenza dei molinari al macello. Quanto a lungo? (direte voi). Finché non partiranno i lavori per la ristrutturazione del complesso. Ora, chiunque, anche l’ultimo intontito bietolino, comprende che stiamo parlando di parecchi anni.

Perché il leghista Norman (con i suoi) fa questa mossa, che obiettivamente può essere vista come il lancio di una ciambella di salvataggio in direzione degli autogestiti? Se lo chiede anche Andrea Leoni di LiberaTV in un ben argomentato articolo.

Che la lettera abbia suscitato imbarazzo e irritazione a palazzo Moraglia è altamente probabile. A meno che – ma per pensare questo bisogna esser disposti a peccare, secondo il celebre detto del divo Giulio – i Luganesi non colgano la palla al balzo, approfittando dell’occasione…

Ci si può anche esercitare nel conteggio dei giorni. Secondo Leoni l’ultimatum (si fa per dire) scattò il 19 marzo, e furono assegnati 20 giorni. Allo scadere ne partì un’altro da 10 (ma ci sono i tempi tecnici, tenete presente).

12 + 31 + 5 (poiché l’Imperatore morì il 5 maggio a sant’Elena). Siamo dunque arrivati a 48. Sarà più forte il roccioso municipio leghista, che per la terza volta in pompa magna ha sconfitto il PLR, o l’inelegante drappello autogestito, tuttavia tenace nella difesa del suo “territorio”?

Attenzione! La risposta non è evidente,