Luana aveva 22 anni, quando è stata risucchiata da un orditoio tessile, morendo stritolata sul colpo. Tre giorni dopo la festa dei lavoratori del 1° maggio – ricorrenza ormai sradicata dal suo significato originario e strumentalizzata da personaggi pubblici in cerca di popolarità – il terribile fatto accaduto dimostra quanto ancora si muoia sul lavoro, oggi come cinquant’anni fa.

Luana D’Orazio, bella e sventurata tessitrice, martire di un destino crudele, aveva già un bimbo di cinque anni, avuto a diciassette, che amava teneramente; aveva fatto la comparsa nel film Se son rose di Leonardo Pieraccioni (che l’ha ricordata con dolore), e lavorava da quando aveva diciott’anni nell’azienda tessile di Oste di Montemurlo (Prato).

Il 4 maggio, la giovane si trovava davanti all’orditoio, ma, come emerso dalle indagini, sventuratamente, mancava la saracinesca di protezione (che è stata trovata alzata), la quale avrebbe dovuto impedire quanto accaduto.

Proprio per questa mancanza, Luana è stata in qualche modo agganciata dall’orditoio, non si sa ancora se per la felpa o per i capelli, e trascinata dentro.

Nella sala di lavoro con Luana c’era solo un altro operaio, voltato di spalla, che ha detto di non aver sentito urla, ma di essersi immediatamente voltato e di aver trovato una scena a dir poco raccapricciane.

La padrona della fabbrica, che per fatalità si chiama anche lei Luana e ha dato il nome alla fabbrica, quando ha saputo della morte della giovane operaia 22enne, è svenuta.

Ora gli inquirenti vogliono capire perché la saracinesca non fosse al suo posto e contestando l’articolo 437 ipotizzano che fosse volutamente tenuta sollevata. La rimozione, infatti, in altre aziende tessili viene seguita per semplificare le procedure di lavoro.

Ora si indaga non solo sull’omicidio colposo della titolare, ma anche per il reato di “rimozione dolosa”, ex articolo 437 del codice penale, della saracinesca protettiva dell’orditoio in cui Luana è stata trascinata, come contestato dalla procura di Prato, in concorso morale e materiale, ai due indagati, la titolare della ditta e l’addetto alla manutenzione di quel macchinario.

Alla famiglia è giunto il cordoglio di tutta la nazione, la mamma giovinetta è stata commemorata in aula al Senato. Resta un vuoto incolmabile ed un’amarezza immensa per la morte – illogica nel 2021 – sul lavoro di una ragazza così giovane ed inoltre mamma.