Tra la costa della Francia e quella dell’Inghilterra, al centro del Canale della Manica, c’è un’isola, che ha dato il nome allo Stato Americano del New Jersey, il Jersey, per l’appunto.

È proprio questa piccola isola, sita a una ventina di chilometri dalla Normandia e dipendenza della Corona britannica, ad essere diventata il teatro degli scontri tra Londra e Parigi, in materia di Brexit.

Dal primo gennaio di quest’anno, infatti, non è più valida l’intesa sottoscritta nel 2004 tra i pescatori bretoni, normanni e inglesi per spartirsi la zona di pesca delle isole del Canale della Manica, in particolare dell’isola di Jersey.

Davanti al porto principale dell’isola, Saint-Helier, decine di pescherecci francesi si sono ammassati per protestare contro nuovo sistema di licenze applicato da Jersey e che limita i loro diritti, stabiliti nell’ambito del faticoso accordo sulla pesca post-Brexit, sistema da loro ritenuti illegale.

Per monitorare le proteste, Parigi ha inviato due motovedette, Londra, invece, due navi da guerra. Pochi mesi dopo la conclusione dell’accordo post-Brexit, dunque, la situazione è improvvisamente peggiorata, e la questione dell’accesso dei pescatori francesi alle acque britanniche nel Canale della Manica, ora scotta.

Londra e Parigi pattugliano militarmente l’isola di Jersey, ormai simbolo delle ostilità tra l’Europa e l’Inghilterra. Il Regno Unito ha poi precisato anche il numero di giorni che possono passare in acqua i pescatori e con quali strumenti.

Dal canto suo, il Regno Unito ha pubblicato una lista di sole 41 imbarcazioni autorizzate a pescare e, quindi, Parigi, minaccia la ministra del mare, Annick Girardin, è pronta a varare “misure ritorsive”, in seguito alle restrizioni britanniche. Se il Regno Unito non cancella le azioni restrittive, Parigi si dice pronta a intraprendere le suddette azioni. Annick Girardin si dice pronta a interrompere il trasporto di elettricità dalla Francia via cavo sottomarino.