Gli effetti collaterali rari ma pericolosi dei vaccini rappresentano un difficile dilemma per le autorità sanitarie pubbliche. Imprevisti problemi di sicurezza, emergono regolarmente dopo che un nuovo medicinale passa da test effettuati su decine di migliaia di volontari ad un uso pubblico effettivo su decine di milioni.

Non è stata dunque una grande sorpresa venire a conoscenza di una percentuale ridottissima di persone che ha sviluppato un problema di coagulazione del sangue dopo aver ricevuto il vaccino anti Covid.

Le piastrine che abbiamo nel sangue, sono piccole cellule prive di nucleo (frammenti di citoplasma che vivono al massimo 7-10 giorni), fondamentali in caso di sanguinamento per la normale coagulazione del sangue. Quando un vaso sanguigno viene leso, quest’ultimo si contrae in modo da ridurre la perdita di sangue e le piastrine aderiscono alla parete diventata irregolare creando un “tappo” sull’apertura del vaso sanguigno. Iniziando ad addensarsi, le piastrine liberano delle sostanze che attraggono altre piastrine formando così un coagulo temporaneo.

Il normale valore delle piastrine nell’essere umano varia da 150 mila a 450 mila unità per microlitro di sangue. Valori maggiori, aumentano progressivamente il rischio di trombosi intravascolare, sia venosa che arteriosa, che può essere fatale se blocca il flusso di sangue al cervello o ai polmoni.

Dati aggiornati al mese di aprile 2021, hanno evidenziato un ipotetico legame tra il vaccino e un coagulo sanguigno, combinato con un numero stranamente basso di piastrine. Sembra colpire due individui per milione vaccinati con la monodose Johnson & Johnson e un individuo su oltre 100 mila che ricevono le due dosi di AstraZeneca. I coaguli di sangue osservati si sono formati in pazienti che avevano un basso numero di piastrine nel sangue. Una combinazione normalmente molto insolita. In genere, con un numero molto basso di piastrine si hanno problemi a formare coaguli di sangue e si potrebbe sviluppare un’emorragia continua e  difficile da fermare. Il fenomeno davvero unico, nonostante le poche piastrine, è questa formazione di coaguli in luoghi gravi come il cervello, i polmoni, le gambe o l’addome.

I sintomi che le persone sperimentano subito dopo la vaccinazione, come affaticamento, dolore al braccio o dolori articolari, sono comuni e scompaiono dopo meno di una settimana. I sintomi legati ai coaguli di sangue tendono a manifestarsi una o due settimane dopo la vaccinazione e continuano a peggiorare. Un sintomo ad esempio, è un mal di testa che non passa.

Per quanto i tassi di mortalità possano variare in base all’età, all’ubicazione e ad altri fattori, sono comunque numeri microscopici rispetto a quelli dello stesso Covid-19 che, secondo una stima, uccide due persone su 1000 infetti.

Mentre è fondamentale essere trasparenti con il pubblico e avvisare gli operatori sanitari dei problemi consigliando loro il modo migliore per identificarli, è altrettanto vero che le autorità sanitarie possono seminare dubbi ingiustificati sui vaccini. Inoltre esiste la belonefobia, la paura degli aghi che viene dall’infanzia e che per alcuni comporta reazioni simil-allergiche dolorose e spaventose. L’Organizzazione mondiale della sanità, classifica l’indecisione nei confronti dei vaccini come una delle prime 10 minacce per la salute globale.

La causa dell’interruzione della fornitura mondiale dei vaccini all’inizio di marzo è stata proprio la scoperta dei problemi di coagulazione. Oggi però, le autorità sanitarie pubbliche di tutto il mondo hanno stabilito, dietro studi di ricerca, che i farmaci utilizzati come vaccini per il Covid-19 superano di gran lunga i rischi. La paura dunque è di natura psicologica: un possibile effetto collaterale rarissimo, ma molto spaventoso.  Le persone sono confuse da rischi, probabilità o proporzioni relative, perché spesso non sono presentati nel modo giusto.

In Europa sono state diffuse notizie “mescolate”. Oltre 20 Paesi hanno smesso di distribuire il vaccino AstraZeneca per diversi giorni. La maggior parte dei Paesi ha ripreso a utilizzarlo ma con nuove raccomandazioni, ovvero che il vaccino venga usato solo per gli adulti. In Inghilterra è stata diffusa la notizia che le persone sotto i 30 anni dovrebbero optare per altri vaccini. L’EMA, l’Agenzia europea che valuta i vaccini, non ha approvato alcun limite di età e non ha dichiarato che si dovrebbe evitare AstraZeneca. Negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa di regolamentare i prodotti alimentari e farmaceutici, ha sospeso per 10 giorni il vaccino Johnson & Johnson, già somministrato a 8 milioni di persone. L’Organo di controllo della sanità pubblica degli Stati Uniti (CDC), ha spiegato che aveva bisogno di tempo per indagare sui casi di coaguli di sangue “agendo con grande cautela”.

Una frase quest’ultima, che certamente non si addice ad una corretta comunicazione sanitaria da parte di esperti. Sono state rilasciate solo le informazioni sui danni relativi, pubblicando, in modo scoraggiante, le infografiche con il confronto delle statistiche AstraZeneca per età, per prevalenza di coronavirus in luoghi con elevata incidenza di infezione, indicando che su un milione di dosi somministrate agli adulti di 30 anni impedirebbe 81 ricoveri Covid e potrebbe coinvolgere 1,8 casi di coagulazione, mentre per le persone 80enne, le stime erano di 1’239 ricoveri e 0.4 casi di coagulazione.

Ma cosa capiscono di questi dati persone che non hanno dimistichezza con questo tipo di matematica? È difficile anche secondo i centri universitari specializzati in comunicazione. Sembra di educare le persone a valutare di più i rischi rispetto ai benefici.

Le autorità dovrebbero comunicare meglio, fornendo informazioni chiare e ben formulate. La notizia della coagulazione del sangue iniziata a girare alla fine di febbraio, ha riportato che su 86 casi relazionati con il vaccino AstraZeneca, 18 sono stati fatali (concentrati specialmente in donne di età inferiore ai 60 anni). Ma si tratta di un numero estremamente ridotto rispetto ai 25 milioni di persone che avevano ricevuto quel vaccino fino a quel momento.

Tenendo conto delle differenze geografiche, le persone saranno probabilmente danneggiate maggiormente dalla sospensione della fornitura dei vaccini. La loro efficacia non è stata messa in dubbio da questi rari casi di coagulazione anomala.

Un recente studio del British Medical Journal (pubblicato nel loro sito), raccomanda l’uso di anticoagulanti non eparinici (principio attivo anticoagulante incapace di promuovere la dissoluzione dei coaguli già formati) insieme alle immunoglobuline (anticorpi prodotti dai globuli bianchi) per trattare la coagulazione indotta dal vaccino.

Sondaggi effettuati in America e in Europa, hanno rilevato un’ampia sfiducia nella sicurezza del vaccino nei confronti di quelli che sono stati sospesi, mentre hanno suscitano una significativa fiducia gli altri vaccini autorizzati, come Moderna e Pfizer.