«In Parlamento è successo qualcosa che dal profilo istituzionale e umano è grave. Per puri e meri giochi di partito è stata massacrata un’ottima deputata. E si è rotta la fiducia tra i partiti, tra l’altro indispensabile in un momento di grave difficoltà per questo cantone»

dal CdT

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Si tratta ovviamente del caso “Ghisolfi/Ermotti-Lepori” in relazione al quale il presidente Dadò ha manifestato viva indignazione.

Era in palio la seconda vice presidenza del Gran Consiglio (in pratica la presidenza 2023-24).

Il PPD, con riguardo alla “questione di genere”, proponeva la deputata Maddalena Ermotti Lepori.

La deputata Nadia Ghisolfi, compagna di partito con maggiore anzianità, donna di carattere deciso, sentendosi scavalcata e forse addirittura discriminata, ha pensato bene di autoproporsi alla carica. Sicuramente poteva contare su un gruppo di sostenitori.

L’esito del voto è stato inequivocabile: Ghisolfi 56 – Ermotti 26.

Dadò si è lanciato – come sempre, impetuosamente – all’attacco, accusando in primis il PLR di slealtà.

Che dire? Certo, il PPD ha subito uno sgarbo, ma:

si può sostenere (ed è la nostra opinione) che il Parlamento abbia il diritto di scegliersi la sua vicepresidente, che non è la vicepresidente del PPD o dell’onorevole Dadò;

ci si può anche domandare se l’on. Ghisolfi sia stata equamente considerata e trattata dal suo partito.

Il PLR ha voluto mandare un segnale? A voler pensar male (stile Andreotti) non si può escludere. Potrebbe essere un segnale di insofferenza verso la conduzione iper-aggressiva del presidente pipidino che in certi casi, soprattutto agli occhi dei liberali, può avere passato il segno.

Che dire infine di un possibile non gradimento della candidata ufficiale? Di nuovo, non si può escludere. L’on. Ermotti (pur democristiana) è posizionata molto a sinistra e una recente, fondamentale, votazione può aver fugato in molti ogni dubbio residuo.

In conclusione (nostra). Questa cosa è stata decisa senza adeguata ponderazione, ed è finita peggio (ma non per tutti).