di Cristina T. Chiochia
“Past/Present” alla Galleria Negrini di Lugano
Spesso l’arte contemporanea segna un confine immaginario tra passato e futuro. Ai molti la cosa potrebbe apparire quasi una conseguenza dovuta al modo di essere dell’arte contemporanea stessa: tra esistenza e tempo, attraverso la sua interpretazione.Per questo il fatto che a Lugano venga inaugurata una mostra il 21 maggio 2021 (sino al 10 settembre) proprio su questo tema non stupisce ma di sicuro, incuriosisce.
Arriva “Past/Present” alla Galleria Negrini ed irrompe in modo discreto sul tema offrendo spunti qualitativi e non quantitativi. Volutamente. Opere come quelle delle artiste Liliana Moro o Elisabetta Benassi oppure come Namsal Siedlecki e Melik Ohanian, diventano “specchio” inconsapevole di questi tempi. Tra ripartenza e voglia di essere. La cosa che sicuramente incuriosice è l’idea i un futuro in bilico. Esattamente come la frase scelta per presentare la mostra, di un Gustave Flaubert che evoca il senso di inquietudine dell’esistenza : “Il futuro ci tormenta, il passato ci trattiene. È per questo che il presente ci sfugge”.
Infatti, come recita il comunicato stampa : “Past/ Present, la nuova mostra con cui Michela Negrini prosegue la stagione espositiva della sua galleria a Lugano, riunisce diverse opere che, con i loro riferimenti, chiamano in causa la questione del tempo ed esistenza. La mostra, una collettiva, si estende oltre i confini abituali delle immagini, nella loro dimensione spaziale e temporale, e nasce da una riflessione su questo particolare tempo “congelato” che stiamo vivendo a causa della pandemia Covid19.
Una delle numerose conseguenze della pandemia è il cambiamento della nostra percezione del tempo. Lo spazio della vita quotidina ha subito enormi limitazioni. Il virus, inatteso, ci ha bloccati. Abituati a guardare al futuro, oggi viviamo nell’incertezza. Prigionieri del presente, la vita è diventata sopravvivenza, senza proiezione, se non quella individuale. Dopo anni di progresso, viviamo i limiti del presente e l’impossibilità di immaginare il futuro: grande contraddizione della nostra epoca”.
La vita come “limes” come confine immaginario tra quello che era “meglio” ed un ora che è “peggio”. Chi ha avuto la malattia orrenda che ha segnato la pandemia , chi ha visto la propria vita cambiare, chi invece ne è uscito “immune” e chi , invece ha visto troppe persone perdere la vita, troverà nella mostra una chiave di lettura all’incertezza del vivere. Catapultati in un futuro non più condiviso ma dove tutti si è , inevitabilmente, interconnessi. Una esplorazione schiva, quasi esistenziale quella della mostra della galleria Negrini, eppure non sottomessa al dogma dell’ andrà tutto bene, ma anzi, sintesi di questa prigione attuale che è o è stata, purtroppo la vita di molti, forse di tutti, che ha diviso in fortunati e sfortunati, tra aiutati ed aiutanti, dove non esistono più nè i buoni nè i cattivi.
Il dolore fisico e la disperazione della malattia non come inutile sacco di cui ribellarsi ma una vera contraddizione di questi tempi così confusi. Senza però trovare ancora il tempo per “farne pace”. Gli artisti, provenienti da nazioni diverse ma cosi simili in questo frangente, Italia , Francia e USA, moltiplicano il modo di percepire e percepirsi al fine forse si, di accettare. Ed andare avanti.