Venticinque anni fa, la Principessa del Galles Diana Spencer concesse a Martin Bashir un’intervista di sessanta minuti in cui confessò pubblicamente il tradimento da lei subìto ad opera del consorte principe Carlo con l’amante Camilla Parker Bowls, l’adulterio da lei commesso con il capitano dell’esercito James Hewitt, nonché tutti i suoi timori sulle capacità di regnare di Carlo quando sarebbe divenuto re.

Il resto, è storia nota: su suggerimento (o meglio: per ordine) di Sua Maestà Elisabetta II, Carlo e Diana divorziarono e, tre anni dopo, la Principessa morì nello schianto del tunnel dell’Alma a Parigi.

Quell’intervista era stata l’inizio di una rottura finita tragicamente. Nel novembre 2020, però, Earl Spencer, il fratello di Lady Diana aveva accusato Martin Bashir, l’intervistatore della BBc, di aver costretto la principessa del Galles a rilasciare quelle dichiarazioni sfruttando dei documenti bancari e presunte intercettazioni del suo telefono e della sua posta.

 

Martin Bashir intervista Diana Spencer, 1995

Secondo lo Spencer, Bashir avrebbe usato false prove per dimostrare che due anziani cortigiani venivano pagati dai servizi di sicurezza per spiare la principessa, documentazione che avrebbe erroneamente indotto Spencer a presentare Bashir a Diana, azione di cui lo zio di William si dice oggi amaramente pentito.

Secondo Simone Simmons, energetica confidente di Diana, la principessa avrebbe rimpianto subito dopo di essersi confidata pubblicamente con Martin Bashir, perché quell’intervista sarebbe stata la causa del suo primo (e forse unico) grande litigio con l’allor tredicenne principe William.

Sei mesi fa, dunque, zio e nipote, Earl Spencer e William, avevano esortato il direttore generale della Bbc, Tim Davie, ad aprire un’inchiesta sull’intervista presumibilmente estorta di Bashir. L’indagine era stata affidata a  Lord Dyson, uno dei più anziani giudici in pensione del Paese ed ex giudice della Corte Suprema, mentre William aveva auspicato che “l’inchiesta permettesse di stabilire la verità” e ridesse dignità all’immagine della madre.

L’indagine avrebbe dunque dovuto stabilire se Martin Bashir avesse davvero cavalcato i timori della principessa, che temeva di essere spiata dal servizio informativo interno (il MI5), presentandole falsi estratti conto, (che mostravano dei pagamenti di 10’500 sterline ad Alan Waller, l’ex capo della sicurezza di Charles Spencer), e stilando altre 32 bugie e calunnie, sostenendo, tra le altre cose, che le guardie del corpo complottassero contro la principessa, che i suoi amici la tradissero, che Carlo e il suo segretario privato avessero organizzato un oscuro “gioco finale”, che il principe Edoardo fosse malato di Aids e che Tiggy Legge-Bourke, la governante dei piccoli William e Harry, fosse una delle amanti di Carlo. Tutte falsità, secondo il Daily Mail, intenzionate ad accaparrarsi l’intervista-bomba con la principessa del Galles.

Bashir oggi 58 anni, non ha mai risposto a nessuna richiesta di chiarimento: stanco e malato, provato da quattro interventi cardiaci e da complicazioni da Covid-19, contratto nei mesi addietro, aveva sempre mantenuto il riserbo.

Sino ad oggi quando ha dato le dimissioni dalla rete britannica per motivi di salute dopo essere stato in congedo di malattia per diversi mesi.

Il vice direttore delle news Bbc, Jonathan Munro, ha comunicato alla redazione che Bashir «ci ha reso nota la sua decisione il mese scorso, subito prima di essere riammesso in ospedale per un’altra operazione al cuore. Ha deciso di concentrarsi sulla sua salute».

William di Cambridge, considerando la questione come personale, ha sempre fatto pressione sulla Bbc, tenendosi in stretto contatto con l’emittente televisiva, per far sì che l’eredità morale della madre fosse riabilitata.

In quell’intervista, infatti, Diana aveva infranto il codice non scritto della famiglia reale («Never complain, never explain», mai lamentarsi, mai spiegare), raccontando tutta la sua infelicità e la sua depressione. Definita dalla Regina “una cosa spaventosa”, l’intervista fu il principio del divorzio, ufficializzato l’anno successivo.

In questo “cold case”, caso freddo ma non chiuso, William cerca di riabilitare la memoria della madre, comunque considerata dal popolo come l’amatissima principessa, mentre il presunto colpevole, Bashir, che avrebbe “incastrato” la “rosa d’Inghilterra” per rivelare tutte le sue spine al mondo, si è fatto da parte, scegliendo accuratamente, ma con preziosa ed effettiva sincerità, le motivazioni: malattia.