Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Va da sé che Ticinolive è assolutamente contrario a questa proposta. I ballottaggi si devono fare e si faranno. Si tratta di un atto civico che suscita l’interesse dei cittadini e li avvicina alla democrazia.

Per fare un esempio, il recente ballottaggio a Bellinzona si è rivelato molto interessante.

NOTA. Con la modifica di legge proposta dall’MPS, nel 2016 Michele Bertini sarebbe divenuto sindaco di Lugano, avendo egli ottenuto a livello di preferenze “pure” 17 voti più di Marco Borradori.

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immagine Pixabay

Abolire la pratica democraticamente mortificante del ballottaggio per l’elezione alla carica di sindaco

Mai come in questa tornata elettorale si è assistito ad avvilenti spettacoli di dibattiti tra gli aspiranti sindaci che hanno scelto la via del ballottaggio.

I dibattiti organizzati (con la solita dimensione iperbolica) dai media hanno messo in luce l’assoluta concordanza delle risposte dei candidati e delle candidate confrontati con le questioni politiche di fondo.

Spesso, al limite dell’imbarazzante, i candidati e le candidati, formalmente “contrapposti”, hanno addirittura utilizzato le stesse parole per esprimersi sui temi principali sottoposti alla loro attenzione.

Le politiche di concordanza volute e imposte dalla stessa legge, gli orientamenti politici delle maggiori formazioni presenti nei Municipi, hanno di fatto mortificato qualsiasi dialettica politica all’interno dei Municipi, lasciando spazio alla uniformità di visioni e comportamenti. Impossibile inventarsi divergenze credibili al momento del ballottaggio!

In realtà nei ballottaggi la posta in gioco e altra, mai apertamente confessata. Si tratta di quel vantaggio competitivo in termini elettorali (soprattutto per l’elezione successiva) che la carica di sindaco comporta: in termini di visibilità mediatica (in particolare per i centri maggiori, ma non solo), di presenza agli occhi dei cittadini e delle cittadine, di possibilità di contatto con la popolazione, di iniziativa politica verso i cittadini. Senza dimenticare che il sindaco è, per legge, il responsabile dell’amministrazione.

È questo vantaggio competitivo, inconfessabile e inconfessato, che vi è in gioco attraverso il ballottaggio. Occasione che nulla ha a che vedere con gli orientamenti politici, con le proposte politiche, con le sensibilità politiche.

Nella migliore delle ipotesi questi confronti scivolano sul personale, promuovono (attraverso campagne anche costose) l’immagine di uno o dell’altro; in altre parole tendono a spettacolizzare la politica, a puntare più sulla forma che sulla sostanza, a rendere superficiale il contenuto stesso della lotta politica. E, sostanzialmente, come abbiamo qui sopra detto, tendono a nascondere dietro apparenti divergenze di orientamento politico quella che appare come una semplice conquista di posizione di vantaggio competitivo elettorale per il proprio partito.

In questa prospettiva l’esercizio del ballottaggio ci sembra, nel quadro dell’attuale ordinamento istituzionale, un esercizio che poco o nulla a che vedere con una vera competizione democratica.

L’iniziativa che segue propone di stralciare gli articoli che consentono la pratica dei ballottaggi per la carica di sindaco. Riteniamo che, sempre nell’attuale struttura istituzionale dei comuni, che il voto espresso dai cittadini e dalle cittadine sia più che sufficiente (e abbia tutta la legittimità democratica) per stabilire chi debba assumere la carica di sindaco.

I risultati per l’elezione del Municipio sono più che sufficienti per decidere, sulla base del miglior risultato, quale dovrà essere il Municipale che assumerà anche la carica di sindaco.

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Iniziativa parlamentare elaborata

Modifica della Legge sui diritti politici

Art. 82 (modifica)

1 È considerato eletto alla carica di sindaco colui che, tra gli eletti alla carica di membro del Municipio, ha ottenuto il numero maggiore di voti. Per il calcolo del maggior numero di voti vengono tenuti in considerazioni unicamente i voti preferenziali. Non sono considerati i voti base della propria lista.

2 Nel caso in una sua rinuncia la carica è assunta dal membro del Municipio che ha ottenuto il secondo posto per numero di voti. E così via nel caso di ulteriori rinunce.

Art. 83 (abrogato)

Art. 84 (abrogato)

Per il gruppo MPS-POP-Indipendenti

Matteo Pronzini, Simona Arigoni, Angelica Lepori