di Franco Celio

Su uno degli ultimi numeri dell’Agricoltore Ticinese è stato giustamente messo in luce come l’eventuale accettazione delle due iniziative agricole (o meglio, “anti-agricole”) in votazione il prossimo 13 giugno, avrebbe gravi conseguenze anche per l’economia alpestre. Obbligando ad utilizzare solo foraggio prodotto dalla propria azienda (ed impedendo quindi ad es. l’uso di sottoprodotti della farina), vi sarebbero notevoli difficoltà a nutrire gli animali in caso di maltempo. Ciò causerebbe una forte diminuzione del bestiame alpeggiato. Di conseguenza, vi sarebbe una notevole riduzione della biodiversìtà, con gravi danni anche sul turismo. Anche l’iniziativa contro i pesticidi sintetici è da respingere, dal momento che, oltre ad essere di difficile attuazione, provocherebbe enormi costi supplementari.
Va da sé che le due iniziative sono purtroppo molto insidiose, tanto più che vengono spacciate come sensibili alle esigenze della salute pubblica, portate avanti come sono dalla solita congrega rosso-verde, o verde-rossa, che recluta i suoi maggiori adepti nei centri urbani, dove l’agricoltura non sanno neppure che cosa sia (mentre ci si entusiasma stoltamente del lupo, considerato la quintessenza della natura amica dell’uomo, come ha dimostrato la votazione della legge sulla caccia di qualche mese fa).
Ricordiamo che in occasione di un recente dibattito televisivo, un rappresentante del “fronte del sì”, pur facendo finta di contestare l’affermazione, ha detto che gli agricoltori svizzeri sarebbero gli “sporcaccioni” che inquinano l’ambiente, mentre una sua collega ha avuto la faccia tosta ((in dialetto: “la tolla”) di dire che nessuno, della loro parte, vuole le conseguenze citate. Sarà. Ma perché, allora, fanno simili proposte, le cui conseguenze sarebbero inevitabilmente queste?