Lo ha deciso oggi il Consiglio federale, e la decisione è stata comunicata all’Unione europea.

I negoziati – lunghissimi, frustranti, a più riprese interrotti – sono durati sette anni. Di ragioni per questo fallimento se ne possono trovare parecchie ma una è fondamentale e sovrastante: l’accordo, come preteso dall’UE, avrebbe . compromesso in modo irreparabile la nostra indipendenza.

Ora, che cosa ci possiamo attendere? Due cose:

— le laceranti geremiadi di coloro (sempre meno) che volevano l’accordo ad ogni costo

— qualche simpatica rappresaglia da un’indispettita UE.

A un certo punto l’accordo – mediocre o pessimo – pareva inevitabile, ma negli ultimi mesi la posizione degli euroturbo si è vistosamente indebolita. Giungevano dal Palazzo dei ballons d’essai, timidi segnali di una possibile rinuncia.

Il merito principale del successo di questa “resistenza all’assedio” dev’essere attribuito all’UDC, che ha organizzato un’opposizione granitica, mai allentata nel tempo. Alla fine, dopo un estenuante tira-e-molla, anche altre forze politiche hanno cominciato a dubitare e ad esitare.