“Comparazione tra norme svizzere e norme musulmane” di Sami Aldeeb

Poche persone sanno che il più grande esperto di diritto arabo e musulmano in Svizzera è il dottore in legge Sami Aldeeb, un cittadino svizzero e cristiano di origine palestinese, di 71 anni, che abita nei pressi di Losanna e che parla correttamente anche in italiano. Aldeeb, di lingua madre araba, è molto critico verso lo Stato di Israele, ma lo è altrettanto verso l’islam, che rappresenta una minaccia per ebrei, cristiani e miscredenti, ma anche per i musulmani liberali e non praticanti, considerati degli apostati. All’islam ha dedicato una sessantina di libri tradotti in varie lingue, nei quali ha chiarito con criteri scientifici alcune interpretazioni del Corano e della Sunna (la raccolta dei “detti” di Maometto) basandosi sui pareri espressi nei secoli dagli esegeti musulmani.  Libri che mettono a nudo l’incompatibilità di questa religione con la democrazia, con la nostra società occidentale e con i diritti dell’uomo. Per questa sua coraggiosa e documentata denuncia, il Guastafeste gli aveva attribuito nel 2019 il premio nazionale “Swiss Stop Islamization Award”. 

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Aldeeb è un personaggio eccentrico, molto modesto, disponibile a discutere con tutti, a rilasciare interviste e a tenere conferenze. Ma, malgrado le apparenze di persona mite, è un uomo senza peli sulla lingua e dai giudizi sferzanti.  (…)

In una recente conferenza sul tema “L’islam è compatibile con le società democratiche?” pubblicata su Youtube (ma non più disponibile), aveva accusato la classe politica svizzera di essere totalmente ignorante in materia di islam e di non aver mai dedicato neppure un’ora allo studio del diritto islamico. (…)

Ecco, proprio nell’intento di contribuire a colmare certe lacune in materia di islam e di diritto islamico da parte della classe politica e dei giornalisti, ho dunque deciso di fare omaggio di una copia del citato libro di Sami Aldeeb ai deputati ticinesi in seno al Parlamento nazionale, ai Consiglieri di Stato del Ticino e a una quindicina di giornalisti.

In questo libro di agevole lettura e accessibile a tutti, il suo autore si è soffermato solo sulle norme musulmane che interferiscono con le norme disciplinate dalle leggi svizzere in vari ambiti, come ad esempio il diritto di famiglia e delle successioni, il diritto penale e le punizioni crudeli, la libertà individuale e la schiavitù, la libertà di religione, i rapporti fra scuola e religione, i divieti alimentari, la macellazione rituale e i cimiteri.  In molti di questi capitoli si evidenziano le discriminazioni verso le donne da parte dell’islam, che fra l’altro “legittima lo stupro delle donne miscredenti” (vedi pag. 34 in fondo)  e  autorizza il marito a picchiare la moglie “specialmente se si rifiuta di fare sesso con lui”  (vedi in cima alla pagina 25) : una lettura che dovrebbe far riflettere  quelle femministe rossoverdi che ad esempio si sono alleate con i misogini islamisti nella battaglia contro la recente votazione sul divieto “antiburqa”. (…)

A chi non avesse il tempo di leggere il libro, consiglio di cominciare a  leggere almeno le sei pagine (da 63 a 68) dell’ultimo capitolo, dove si riportano gli (per ora inutili) sforzi dei musulmani liberali per ammodernare la loro religione togliendo o contestualizzando le parti violente del Corano, nonché le risposte attese dagli occidentali, che “devono esigere  (anche dai richiedenti di asilo politico) il rispetto delle loro leggi dai musulmani che abitano dentro le loro frontiere” e che “non dovrebbero dare la nazionalità a coloro che considerano le loro norme religiose come superiori alle norme dello Stato”.

Giorgio Ghiringhelli