L’Italia è scioccata e incredula alla notizia che uno dei più famigerati assassini di Cosa Nostra è stato liberato dopo 25 anni di carcere. Il boss 64enne della mafia siciliana Giovanni Brusca, che fece detonare nel 1992 mezza tonnellata di esplosivo sotto l’autostrada nei pressi di Capaci uccidendo il procuratore antimafia Giovanni Falcone, la moglie e 3 agenti della scorta, è libero.

Il suo rilascio avvenuto ieri dal carcere di Rebibbia di Roma, dopo suoi orribili crimini, ha provocato indignazione nell’opinione pubblica, nei politici e soprattutto tra i parenti delle sue vittime.

Brusca, che ha confessato di aver commesso e ordinato più di 150 omicidi, tra cui il più raccapricciante quando ha strangolato e sciolto nell’acido il corpo di un ragazzo di 14 anni, è stato arrestato nel 1996 in una villa in provincia di Agrigento e condannato all’ergastolo. Era il braccio destro del super boss Totò Riina, morto quest’ultimo in carcere nel 2017. “Sono un animale. Ho lavorato tutta la vita per Cosa Nostra uccidendo più di 150 persone. Non riesco nemmeno a ricordare tutti i loro nomi”, questo è quanto ha dichiarato ai pubblici ministeri Giovanni Brusca.

L’uccisione del ragazzo 14enne, al quale è stata negata una decente sepoltura, è stato un atto di rappresaglia nei confronti del padre, Santino Di Matteo, un altro boss mafioso diventato un collaboratore delle autorità. Un omicidio che ha lasciato una profonda lacerazione.

Assassino spietato noto come ‘U verru (“il maiale” in dialetto siciliano), prima del suo arresto era già stato condannato in contumacia per associazione mafiosa e omicidi plurimi. Dopo l’arresto si è pentito e ha cominciato a collaborare con i magistrati italiani diventando testimone di Stato per ridurre la sua pena. Grazie alle sue informazioni chiave, sono stati arrestati diversi boss mafiosi responsabili di attacchi criminali in Sicilia e in Italia negli anni ’80 e ’90, e ha testimoniato in un processo su presunte trattative tra funzionari italiani e mafiosi per fermare gli attentati di quell’epoca.

Lo sgomento è maggiore quando si pensa che ancora oggi non si conosce tutta la verità su molti attentati e su ciò che c’è stato davvero oltre alla mafia. Si è indagato per anni e non si è ottenuto da Brusca tutta la verità su Cosa Nostra. La sua scarcerazione richiama ancora una volta le sofferenze dei familiari delle vittime, che, tutt’ora perplesse sulla genuinità del suo pentimento, fanno fatica a perdonarlo per le sue atrocità.

Maria Falcone, sorella del giudice ucciso, ha dichiarato: “Dal punto di vista umano mi addolora, ma questa è la legge, una legge che mio fratello stesso ha voluto e quindi va rispettata”.

“Questa non è la giustizia che gli italiani meritano”, ha replicato il leader della Lega, Matteo Salvini.

L’opinione è che abbia collaborato con la giustizia soltanto per ottenere i benefici. Ora sarà in libertà vigilata per i prossimi quattro anni.